«“Mi
permetto di disturbare la censura con quanto segue”. Suonano così le parole,
scritte il 22 settembre 1922, in apertura alla lettera indirizzata alla sezione
politica per distoglierla dal proposito di censurare alcune parti di un testo
di geometria. Sono trascorsi cinque anni dalla rivoluzione bolscevica e uno
dalla proclamazione della nascita dellUnione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche quando Pavel Florenskij si vede cassate alcune riflessioni sulle
geometrie non euclidee contenute nel testo Gli immaginari in geometria [Milano-Udine, Mimesis, 2021]. […] Florenskij,
che da molti è considerato il Leonardo da Vinci russo, […] matematico, filosofo, teologo consacratosi nel 1909 alla Chiesa
ortodossa, ingegnere elettrotecnico, esperto di linguistica, estetica e
simbolismo matura, dallintreccio delle sue competenze, una visione organica e
unitaria del mondo. Una coerenza dottrinaria che non si incrina allincontro
con la vita. Le scelte di padre Pavel lo portano infatti allarresto del 1933 e
alla fucilazione nel 1937 nei pressi di Leningrado dopo cinque anni trascorsi
nel gulag delle isole Solovki». «Per il teologo russo la matematica non è un
vezzo, ma una “abitudine di pensiero” che “aiuta a vedere rapporti geometrici
in tutta la realtà” e “lega in un unico modo la visione del mondo”, scriverà
dalla prigionia alla figlia Olga» (S. Paliaga, La geometria di Florenskij.
Lettura teologica del mondo, «Avvenire», 28 ottobre 2021, p. 19). Visione
oggi necessaria.
«Nella rete cè tutta linformazione
del mondo. Ecco perché è necessario sapere come gestire questa conoscenza.
Abbiamo data analytics che possono prendere il posto dellintelligenza.
Siamo in un rapporto intimissimo tra persona e macchina. Dobbiamo chiederci
quale mondo può sostenere questa ibridazione» (A. Beltrami, Nellera
dellalgoritmo i media salvino lumano, intervista a Derrick de Kerkhove,
«Avvenire», 30 gennaio 2021, p. 23). Non è il «mondo virtuale reso famoso
in queste settimane da Mark Zuckerberg»,
«Recode lha spiegato bene: “Così come il web è popolato da milioni di siti,
diverse aziende stanno costruendo i propri regni virtuali in cui sperano che le
persone abitino nella loro versione digitale per giocare, lavorare, divertirsi.
Linsieme di questi regni virtuali formerà il metaverso”». «Chi comanda nel
nuovo metaverso? chi emana le leggi che lo regolano e chi le fa rispettare?
quanto sarà tutelata la privacy dei suoi abitanti? Peccato che a queste domande
nessuno voglia rispondere. Ed è facile immaginare perché. Le aziende digitali
si stanno spartendo un mondo che fingono sia di tutti ma che così non sarà» (G.
Rancili, Una briciola di metaverso costa
già milioni di dollari, «Avvenire», 3 dicembre 2021, p. 2). Paradiso per
pochi, Inferno per gli altri.
Lo conferma World Inequality Lab coi
numeri, «“abitudine di pensiero” che “aiuta a vedere rapporti geometrici in
tutta la realtà” e “lega in un unico modo la visione del mondo”», come dice
Florenskij. «Nel mondo il 50% più povero detiene nel 2020 solo il 2% della
proprietà privata (attivi immobiliari, professionali e finanziari al netto dei
debiti), il 10% dei più ricchi il 76%. La palma dellineguaglianza va ad America
Latina e Medio Oriente, seguiti da Russia e Africa sub-sahariana dove il 50%
più povero possiede solo l1% di tutto il possedibile, a fronte del 10% più
ricco vicino all80%. Situazione un po meno estrema in Europa, ma non cè
davvero di che vantarsi: il 50% più povero detiene il 4% del totale, il 10% più
ricco il 58». «Nel mondo alle donne va solo il 35% circa dei redditi da lavoro
(oltre il 65% agli uomini). Nel 1990 31%, nel 2000 33%: i progressi dunque ci
sono, ma estremamente lenti. In Europa era il 38% nel 2020, ben lungi dalla
parità». «Il 50% dei più poveri è un po ovunque su livelli di emissione
relativamente ragionevoli, ad esempio 5 tonnellate pro-capite in Europa. Ma la
media di emissione è 29 tonnellate per il 10% più povero e 89 per l1% più
ricco». «Più che mai, per superare le sfide ambientali e sociali che lo minano
il pianeta deve valutare le molteplici fratture di diseguaglianza che lo fendono»
(T. Piketty, Les nouvelles inégalités
mondiales, «Le Monde», 12-13 dicembre 2021, on line).
«Liniquità distributiva poteva
essere compensata dallintervento riequilibratore dei governi tramite il
sistema fiscale. Ma ahimè anche su questo piano da anni assistiamo a scelte che
tendono a favorire i ricchi. Lo testimoniano la riduzione storica delle
aliquote sugli alti redditi, labbattimento delle tasse di successione, la
mancata introduzione di serie imposte sul patrimonio. Scelte che oltre ad
accrescere le disuguaglianze, rendono gli Stati sempre più deboli e incapaci di
garantire i servizi richiesti da una società moderna. Per di più costringono i
governi a cercare di fare cassa vendendo il patrimonio pubblico, impoverendoli
sempre di più. Nei primi anni 80 i governi occidentali possedevano il 15-30%
della ricchezza complessiva accumulata nei loro paesi, oggi siamo intorno allo
0%» (F. Gesualdi, I miliardari ancora più
ricchi. Ma il tasso di povertà è sceso, «Avvenire», 8 dicembre 2021, p. 3).
Tra Paradiso e Inferno, via di
salvezza è tuttora la nascita del Purgatorio.
La nascita del Purgatorio (di
J. Le Goff, Torino, Einaudi, 1982) per «lessenziale rientra forse nellordine
della logica» (ivi, p. 10). «Struttura logica, matematica, il concetto di intermedio
è collegato a mutazioni profonde delle realtà sociali e mentali del Medioevo.
Non lasciare più soli a fronteggiarsi i potenti e i poveri, i chierici e i
laici, ma ricercare una categoria mediana – classi medie o terzo ordine –
rientra nel medesimo processo e si riferisce a una società mutata. Passare
dagli schemi binari agli schemi ternari significa superare quello stadio
nellorganizzazione dellidea di società di cui Claude Lévi-Strauss ha
sottolineato limportanza» (ivi, pp. 10-11). «Lessenziale – la scelta tra
lInferno e il Paradiso, poiché il Purgatorio era sicura anticamera del
Paradiso – si poteva ancora giocare allultimo minuto. Gli istanti estremi
erano quelli dellultima chance» (ivi, p. 407). «La nostra epoca, in
particolare nelle società cosiddette avanzate, torna a concentrare i propri
interrogativi, le proprie speranze e le proprie angosce ai due poli. Oltre che
quaggiù, lo sguardo, se si fa eccezione per linfinito numero dei veri “indifferenti”,
si volge allorizzonte della morte, dove i vecchi modelli vacillano da tutte le
parti. Come morire? Per i cattolici, gli uomini di tutte le fedi e coloro che
devono semplicemente pensare alla propria morte, la scelta sembra nuovamente
restringersi a paradiso e inferno, proiezione dei sogni di quaggiù e di una
paura che ha trovato una nuova realtà immaginaria. Oggi è lapocalisse
nucleare: unapocalisse la cui terrificante esperienza si è già compiuta sulla terra.
Spero tuttavia che nei sogni delluomo ci sarà sempre posto per la sfumatura,
la giustizia/giustezza, la misura in tutti i sensi della parola, la ragione (o
ragionevole Purgatorio!) e la speranza. Mi auguro che non si arrivi presto a
dire che, veramente, il Purgatorio è durato una sola stagione» (ivi, p. 410).
Lapocalisse – “palesamento” – ora è pandemica
e ambientale fra crescenti conflitti e guerre civili in un mondo in cui tuttora
«le guerre nascono dal rapporto, in un determinato momento e a seconda
dellanimo (e delle risorse) dellautorità che le decide, fra avidità, timore e
altruismo» (J.R. Hale, Guerra e società nellEuropa del Rinascimento, Roma,
Laterza, 1987, p. 13). «È estremamente difficile capire la politica polacca di
oggi, costatano gli osservatori esterni. Hanno ragione». «Una chiave di questo
processo è in diretto rapporto con il termine “sovranità”». «Pochi anni dopo la
Rivoluzione francese la Polonia nel 1795 fu cancellata dalla carta dopo
ottocento anni desistenza. Fino al 1989 in due secoli il sogno di restaurare
uno Stato indipendente ha mobilitato i tentativi delle élite polacche. Il breve
periodo di sovranità tra le due guerre non ha fatto che rafforzare queste
tendenze. Il successo dello Stato dopo il crollo comunista è stato dunque
imbastito su terreno altamente traumatico». «I populisti dEuropa centrale ripetono
continuamente che un giorno il loro atteggiamento verso lUE sarà
maggioritario. Ma non sembrano rendersi conto che questo segnerà la fine
dellUE quale la conosciamo oggi, un ambito e una fonte di stabilità e
solidarietà per paesi come la Polonia, a dispetto del loro sovranismo a fior di
pelle» (J. Kuisz-K. Wigura, Les
traumatisme politiques de la Pologne doivent être pris au sérieux, «Le
Monde», 8 dicembre 2021, on line). A fior di pelle, superficiale: già negli
anni 1920, «il rimedio avrebbe potuto avviarlo teoricamente una cooperazione di
stati europei giacché la civilizzazione, per prosperare, esige spazi sempre più
vasti. Ma pensare a una tale cooperazione era una fantasticheria. La tendenza
al frazionamento trionfante ancora di nuovo, era ormai il character indelebilis
del sistema» di stati sovrani (L. Dehio, Equilibrio o egemonia.
Considerazioni sopra un problema fondamentale della storia politica moderna,
Bologna, il Mulino, 1988, p. 226). Ma dopo il 1945, sessanta-sessantotto
milioni di morti e dodici di Volksdeutsche espulsi dallEuropa centro-orientale,
gli europei si sono decisi a cooperare nel mercato comune e poi in UE, purgatorio
tra inferno sovranista e paradiso neoliberista. «Che gran cosa il Purgatorio!» (Santa
Caterina da Genova, cit. in epigrafe da Le Goff, La nascita del Purgatorio, cit.). «Il Purgatorio supera in
poesia il cielo e linferno, in quanto rappresenta un avvenire del quale
entrambi sono privi» (F.R. de Chateaubriand, ibid.).
Come il Purgatorio, anche lUE per
«lessenziale rientra forse nellordine della logica», non della competizione («dal
lat. tardo competitio-onis, der. di competĕre, sul modello
dellingl. competition. Il competere di persone o gruppi che cercano di
superarsi, di conquistare un primato e sim., con la prep. con dei contendenti
e la prep. per della posta contesa», Treccani). Siamo noi la posta
contesa da Stati sovrani e imprese del Casino Capitalism speculativo,
molto volatile e imprevedibile (S. Strange, Oxford, Basil Blackwell, 1986). Siamo
noi umanità e il mondo che ci ospita, necessari “quanto basta”. Al contrario, «considera
un valore ritenuto più alto ed elusivo di inquinamento o strade: la fiducia tra
persone. Ha quantomeno un valore pratico molto importante. È estremamente efficiente
e ci risparmia molti problemi avere un certo grado di affidamento sulla parola
altrui. Purtroppo non è merce che si può comprare molto facilmente. Se devi
comprarlo, non puoi fidarti. Fiducia e valori analoghi, lealtà o verità, sono
esempi di ciò che leconomista direbbe “esternalità”». «Ne consegue che dal punto
di vista sia dellefficienza sia della giustizia distributiva, ci vuole
qualcosa più del mercato. Altri sono i modi per amministrare lallocazione
delle risorse. Il più importante è il governo a tutti i livelli» (K. Arrow, The
Limits of Organization, New York, Norton, 1974, p. 23). In particolare, il governo-purgatorio
UE.
«Al centro della legittimità UE si
celano stronzate. In altri sistemi politici, un governo esercita un mandato
elettorale. A Bruxelles le leggi vengono dalla Commissione europea che, pur non
eletta direttamente, deve agire nellinteresse europeo» (Charlemagne. Why bullshit rules in Brussels, «The
Economist», 4-10 dicembre 2021, on line). Ormai è tempo di governo democratico
in UE, fulcro dellenorme bacino di sudditi sgovernati nel Regno (non più)
Unito, nellEuropa orientale al sanguinario tramonto imperiale, nel Vicino
Oriente e Africa dove da guerre e dittature fugge in UE limmensa ricchezza di intelligenza
e futuro di persone che respingiamo, a nostri vergogna e danno perché «quando
circolano gli uomini, circolano le idee: è forse lunico aspetto positivo delle
emigrazioni forzate» (M. Montanari, La fame e labbondanza. Storia
dellalimentazione in Europa, Roma-Bari, Laterza, 1997, p. 145).
NellInferno/Paradiso di stati e imprese
sovrani, con lUE il «supplemento di possibilità offerto alla nuova società dal
Purgatorio si integra nel sistema globale» (Le Goff, La nascita del Purgatorio, cit.,
p. 17). «Via via che lUE si solidifica in qualcosa di simile a uno stato
normale, con guardie di frontiera, debiti, valuta e, sempre più, politica
condivisa, sarà uno stato-civiltà piuttosto che uno stato-nazione. LEuropa ha
sempre avuto bisogno di un “altro”, di un estraneo contro cui giudicarsi. Ora
ha il resto del mondo. La maggior parte dei politici del continente si aggrappa
al nazionalismo. Ma sono
contenti delleuropeismo che lha sostituito» (Charlemagne.
How Europes Politicians Started to Think
of Themselves as European, «The Economist», 1-7 gennaio 2021, on line).
Purgatorio di cittadinanza globale
tra Inferno reale di umanità negata nel mondo e Paradiso fittizio promesso nel
metaverso, «lUE dovrà evolvere dalle proibizioni alle proposte» (Charlemagne. The Return of Big Government Sparks Questions for
Europe, «The Economist», 8-14 gennaio 2022, on line), a un governo democratico
dellEuropa unita e in pace dopo secoli di guerre sovrane culminate in due
guerre mondiali di sterminio in soli trentanni.
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