Il titolo della celebre opera di Christopher Marlowe fu ripreso da Aldo Trionfo e Lorenzo Salveti per il loro testo Faust-Marlowe Burlesque, rappresentato nel 1976 e interpretato da Carmelo Bene e Franco Branciaroli. Il soggetto viene riproposto dal Teatro della Tosse quale omaggio allartista (nel centenario dalla nascita) che ne fu co-fondatore. Non però una ripresa o ricostruzione, ma commissione di unopera nuova e autonoma a un giovane autore e regista meritoriamente riconosciuto. Giovanni Ortoleva rappresenta un lavoro originale, ispirato a quelli di Marlowe e di Trionfo.
Le origini riconoscibili e confrontabili partono da The Tragical History of Doctor Faustus, del drammaturgo inglese (1589), ispirato a sua volta da un racconto tedesco, Historia von Johann Fausten (1587) come appare scritto sul teatrino eretto nella sala Agorà della Tosse. Ortoleva sfida anche la forma poematica, svolgendo la vicenda in versi e in rima, con abile analogia di stile rispetto alloriginale, nel quale il maestro del blank verse giocava sulle forme e le funzioni linguistiche. Il nuovo autore si compiace di un linguaggio arguto e tagliente, puntato satiricamente verso obiettivi sensibili odierni. Per la rappresentazione sceglie il genere dei burattini, in una scena consistente in un semplice arcoscenico di legno, un sipario e una pedana come ribalta. Gli attori assumono la gestualità meccanica convenzionale del burattino (o pupazzo, non della marionetta manipolata) per esprimere la leggendaria figura del filosofo e negromante che invoca le forze del Maligno per diventare luomo più potente del mondo. Con il patto mediato da Mefistofele, Faust ottiene la guida del servo diabolico con il quale farà il giro del mondo, avido di ogni esperienza e di ogni capriccio che voglia soddisfare. Esaurito il cammino e i ventiquattro anni concessi, il protagonista è solo, insoddisfatto e disperato. La preghiera al Dio ripudiato è senza risposta. Il finale tragico, senza effetti eclatanti, vede leroe sprofondare nel buio e nel silenzio.
Un momento dello spettacolo © Giulia Lenzi
Due parti compongono lo spettacolo: quella della ricerca di scienza e verità assolute, sempre irraggiungibili con le arti e lo studio, e quella del ricorso al Diavolo per ottenere i poteri superiori. Costituisce novità che il ruolo di Faust sia tenuto da unattrice, per quanto sia recente lesempio di Massimo Di Michele e Federica Rosellini, creato nel 2014-2015 sul testo di Trionfo. Nella sequenza introduttiva gli interpreti adottano la recitazione da pupi animati. Parola e gesto enfatizzati comportano una convenzione anti-realistica palese, adatta al sogno e alla fantasia, che si applica quando lo studioso decide di liberarsi degli strumenti un tempo amati in preda allambizione di conoscere e dessere immortale. Poi, durante il viaggio, passati dal teatrino alla pedana, gli attori abbandonano la convenzione e riacquistano gesto ed eloquio realistici. Così descrivono gli oggetti e i soggetti incontrati nel periplo universale, immaginato e ambientato ai nostri giorni, in luoghi e con eventi tipici di unosservazione da viaggiatori privilegiati. Lautore sostituisce panorami e situazioni antiche con analoghi odierni, polemicamente connotati e riconoscibili. Una folla di citazioni affastellate, nel giro del mondo onirico e oltre il tempo, quali naufragi e delitti efferati, dichiarazioni di capi di stato e notizie di catastrofi ambientali, punteggiati da slogans eterogenei. Girotondo frenetico e farneticante dellinsaziabile Dottore, ormai impotente perché votato alla dannazione, prima dellestrema implorazione di soccorso. La coppia visita infatti i cinque continenti, come in flash-back, scoprendone le miserie umane nascoste, piuttosto che le bellezze naturali, a rischio ahimè di deturpazione.
Il missaggio di musiche e sonorità è contenuto a brevi episodi, rispetto alla varietà eclettica ed esuberante di quello di Trionfo, che funzionava in esaltazione parodistica degli snodi emotivi. Qui appena il tuono rombante in lontananza, i vibrati solenni e inquietanti dellorgano e il clavicembalo a ritmare i sentimenti personali più turbati.
Francesca Mazza compone il ruolo faustiano con doti vocali e mimiche notevoli. Senza trucco o travestimenti, trae dal profondo una sensibilità capace di rendere lunicità della condizione umana. Lo impara dal cammino attorno e dentro il mondo e dimostra la trasformazione interiore della quale è testimone e attore. Al pregiudizio legato a una onnipotenza comprensiva dellimmortalità, subentra la coscienza di un destino limitato, di vizi e di errori a sé solo imputabili. Le variazioni di registro inseguono il fondamentale contrasto fra la lingua aulica suggerita dai calchi del mito e la spontaneità della condizione presente, per raccogliere uneco remota e misteriosa. Sono momenti di svolta e di crisi, lo smarrimento iniziale, limbocco della via iniziatica e il cammino esaltato e illusorio, fino al bilancio fallimentare, esclusa quindi la salvezza in extremis, mancando lincontro con Margherita assente. Edoardo Sorgente è duttile nei ruoli di interlocutore provocatorio e di “spalla”. Mefistofele in costume rossonero, nelle prime spaventevoli apparizioni, diventa disinvolto accompagnatore, elegante e professionale. La sua persuasiva facondia si esibisce anche nelle brevi parti dellamico Wagner e del narratore, producendo puntualmente la comicità che suscita il riso. Da demone tradizionale a mentore oggettivo e distaccato nel viaggio e testimone spietato al compimento della tragedia.
Proponeva lautore e regista nelle Note: «In un grande teatro per burattini faremo incontrare Marlowe con il nostro tempo, cercando di scoprire dove ci toccano oggi le sue visioni». Di “grande teatro” forse non si tratta, ma di semiserio, gustoso cabaret, intelligentemente dosato, con efficace coinvolgimento degli spettatori attenti e plaudenti.
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