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Tra biopic e satira feroce

di Pietro Ammaturo
  Snotty Boy
Data di pubblicazione su web 22/09/2021  

Anni Sessanta: nel piccolo villaggio austriaco di Siegheilkirchen, impregnato di estremi atteggiamenti cattolici e nazionalistici, la vita scorre nella più totale e apparente normalità. Un ragazzino dalle doti artistiche sopra la media ma con poca volontà di studiare inizia a vendere i suoi disegni erotici di nascosto e scoppia lo scandalo. Intanto suo zio, pittore affermato ma scapestrato, sta per ridipingere la facciata del municipio e il giovane gli fa da aiutante. Quando arriva Mariolina, una piccola venditrice ambulante rom, il ragazzo si innamora e decide di salvarla dalle grinfie degli anti-reazionari del paese.


                                    Una scena del film

In Austria e Germania tutti conoscono l’illustratore e fumettista (anche musicista) Manfred Deix: è una sorta di mito, i giovanissimi lo studiano a scuola. I suoi disegni, tra l’ironico, il grottesco e il politicamente scorretto, dopo primi (e non ancora sopiti) periodi di attacchi e controversie, finalmente hanno ottenuto l’importanza e il riconoscimento che gli spettavano. è lui l’art director di Snotty Boy (letteralmente “moccioso”), film d’animazione presentato quest’anno non solo all’Annecy International Animation Film Festival ma anche al Giffoni Film Festival e ispirato in buona parte alla adolescenza dell’artista austriaco, spentosi, purtroppo, nel 2016 (a film non ancora concluso).


                                     Una scena del film

«Il cinema d’animazione è cinema tout court» precisava Gianni Rondolino nel suo Storia del cinema di animazione (Torino, Utet, 2005, p. 60). Gli stessi studi di settore si stanno sempre più concentrando sull’importanza dell’animazione non solo come prodotto relegato al pubblico di adolescenti, ma a qualcosa di molto più complesso e tentacolare, che cambia la stessa percezione del prodotto e del consumatore, nonché della sua narrazione e rappresentazione (e.g. C. Uva, Il sistema Pixar, Bologna, Il Mulino, 2017) fino a farne un discorso di preciso carattere filosofico (e.g. A. Tagliapietra, Filosofia dei cartoni animati, Torino, Bollati Boringhieri, 2019). Un doppio binario di interpretazione quindi: da un lato il prodotto pensato esclusivamente per i giovani spettatori (con i suoi percorsi legati maggiormente al visivo), dall’altro linee metaforiche e di rappresentazione che obbligatoriamente possono essere comprese solo da un pubblico adulto (con riferimenti erotici molto più che espliciti: in questo film ad esempio nasi a forma di pene, richiami all’amplesso, ecc.).

Il regista Marcus H. Rosenmüller, qui alla sua prima prova con un film d’animazione (nel film d’esordio Grave Decisions, 2016, già raccontava di un ragazzino austriaco con la paura del Purgatorio), in stretta collaborazione con l’animatore (e coregista) Santiago López Jover, decide di dirigere la storia scritta da Martin Ambrosch nel modo più classico possibile: apparente normalità, situazione di disagio, elemento di disturbo, lieto fine. Su questa struttura, in un lavoro durato ben quattordici anni, tra animazioni e postproduzione, si innesta la satira feroce dell’artista austriaco: richiami alla sessualità tipicamente bavarese, con donne in carne, dai seni enormi e dalle forme opulente; uomini assetati non solo di birra e ancora legati a una concezione di uomo=forza e straniero=male; sacerdoti che insegnano la misericordia a suon di punizioni corporali e mani sotto i banchi dei giovani studenti.


                                    Una scena del film

E ancora: i due personaggi che vogliono eliminare la giovane ragazza rom di cui si innamora il protagonista vivono in una dimensione storica e mentale totalmente deviata (ma attualissima) fatta di ricordi legati al nazifascismo, ai lager, all’“eliminazione del problema” e al gergo cameratistico. A loro si contrappone un giovane “rivoluzionario”, che, coraggiosamente, apre un locale dove non solo si fuma liberamente marijuana e si ascolta musica hippie, ma che innesta una sorta di controrivoluzione nella mente del giovane protagonista e così in tutta la vicenda.

E se dietro la questione dell’affresco sul municipio c’è una critica fortissima all’arte classica (stanca, ripetitiva, sempre fatta dalle stesse persone), la potenza di Snotty Boy sta nella sua trasversalità spettatoriale: pensato per i giovani, concepito per gli adulti (e viceversa se si vuole), insomma un film a misura del suo protagonista, serio ma irriverente, coraggioso ma goliardico, proprio come i fantastici disegni di Manfred Deix.




Snotty Boy
cast cast & credits
 

La locandina del film

 
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