Lingegno.
«Ebbero gli Ateniesi la straordinaria capacità, a partire da un minuscolo
angolo di mondo, di pensare luniverso. Ma è anche un segno della forte
coscienza di sé, del proprio rilievo e del proprio ruolo, che serbarono le
grandi famiglie pur entro la cornice della democrazia ateniese. Il veicolo di
questa loro straordinaria avventura mentale fu il pensiero matematico» (L.
Canfora, Un mestiere pericoloso. La vita quotidiana dei filosofi greci, Palermo,
Sellerio, 2000, p. 72).Il
potere. «La regione è un territorio che non ha un limite preciso, ma sfuma in
un certo margine di incertezza, una specie di “terra di nessuno”, dove è
possibile incontrare altri gruppi o comunità. In tali condizioni, anche una
fila di colline dal rilievo assai netto può essere concepita non tanto come il
confine”, ma come “quel territorio-limite oltre il quale, a una distanza un po
incerta, che varia da stagione a stagione, è possibile incontrare quellaltro
popolo, con il quale – a seconda dei casi – si dovrà combattere oppure
commerciare”» (O. Lattimore, La frontiera, Torino, Einaudi, 1970, p. 408).
«Di solito
è possibile scorgere i segni premonitori di una nuova epoca storica molto prima
che la fase precedente abbia del tutto esaurito il suo corso» (ivi, p. 428). Per
la nostra, che combatte o commercia fin nelluniverso, lo fece Carlo Maria
Cipolla nel 1962: «una delle
principali conseguenze della Rivoluzione industriale è stata la riduzione del
costo e laumento della velocità dei trasporti. Le distanze si sono ridotte ad
un ritmo stupefacente. Giorno per giorno il mondo sembra diventare sempre più
piccolo e società che da millenni si ignoravano praticamente a vicenda si
trovano allimprovviso a contatto – o in conflitto. Nel nostro modo di agire,
sia nel campo politico che in quello economico, sia nel settore della organizzazione
sanitaria che in quello della strategia militare si impone un nuovo punto di
vista. Nel passato luomo ha dovuto abbandonare il punto di vista cittadino o
regionale per acquisirne uno nazionale. Oggi dobbiamo uniformare noi stessi e
la nostra maniera di pensare ad un punto di vista globale. Come scrisse recentemente Bertrand Russell,
“Il mondo è diventato uno, non solo per lastronomo, ma anche per il normale
cittadino”» (Uomini, tecniche, economie, Milano, Feltrinelli,
1990, p. 5).
Oggi ormai «lurgenza
delle sfide globali – COVID-19, cambiamento climatico e sviluppo inclusivo –
richiede unazione globale» (V. Gaspar-G. Gopinath, Coming Together, in «International Monetary Fund blog»,
10 ottobre 2021, on line). Per agire servono lingegno e il potere.
Lingegno
e il potere
(C. Bernardini-D. Minerva, Firenze, Sansoni, 1992) è un rapporto complesso affascinante
inevitabile, attraverso i tempi e i protagonisti, dice il sottotitolo in
copertina dove un insegnante scrive 1+1=2 alla lavagna e dice «Questa è una
uguaglianza» a uno studente, che tra sé pensa «Ci risiamo con la politica». Si sono
capiti, ingegno e potere. «Ciò che è chiamato comprensione spesso non è che uno
stato in cui si diventa familiari con ciò che non si capisce. […] Quei fatti,
anche strani, possono diventare così familiari che non ci si sente più perduti
fra di essi. Quando uno li può usare per fare predizioni, allora può dire: “Io
capisco”; e capire è una delle più grandi consolazioni umane». Così nel 1978, alla
Pepperdine University (Malibu, California) lungherese Edward Teller, esule
in USA dal nazismo e uno dei protagonisti della bomba atomica (ivi, p. 251). Strenuo
promotore delle armi nucleari, per primo ebbe nel 1991 il premio (parodistico) Ig Nobel per la Pace quale «padre della bomba a idrogeno e primo difensore del
sistema antimissile Star Wars, per una vita dedicata a cambiare il senso della
parola “pace” così come la conosciamo». Isidor Isaac Rabi, premio Nobel 1944 per la fisica e
uno dei suoi capi al Progetto Manhattan, lo definì «un pericolo per i valori
che ci sono più cari. Credo davvero che il mondo sarebbe stato migliore senza
Teller» (M. Abrahams, I Premi Ig Nobel, Milano, Garzanti, 2004, p. 89,
on line). Usare fatti anche
strani per predire le Guerre Stellari dellaggressivo neoliberismo globale del
presidente Reagan non è stata, non è, né mai sarà «una delle più grandi
soddisfazioni umane».
Nel secolo
del mondo globale, due guerre totali di sterminio anche atomico in una sola
generazione si sono concluse con dettati di pace agli stati vinti: la
pace fu finalmente riconosciuta valore in sé e non più la pausa tra guerre (Guerre
Stellari incluse) della dottrina «si vis pacem, para bellum dal lat. “se
vuoi la pace, prepara la guerra”. – Sentenza latina anonima in questa forma, ma
presente, in modo poco diverso nella formulazione o nella sostanza, in vari
autori; si cita soprattutto per affermare che uno dei mezzi più efficaci per
assicurare la pace è quello di essere armati e in grado di difendersi, in modo
da scoraggiare eventuali propositi aggressivi degli avversari» (Treccani). Ma
alla forza armata già nel V secolo a.C. Sun-Tzu antepose i fattori di
vittoria etici, politici, ambientali (L. Canfora, La conversione.
Come Giuseppe Flavio fu cristianizzato, Roma, Salerno, 2021, p. 178), che oggi
sono le sfide globali per cui il Fondo Monetario Internazionale richiede unurgente
azione globale.
La Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani proclamata dallAssemblea Generale delle
Nazioni Unite a Parigi il 10 dicembre 1948 ha un articolo 30 a sancire («rendere
sacro, inviolabile»: Treccani) che «nulla nella presente Dichiarazione può essere
interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o
persona di esercitare unattività o di compiere un atto mirante alla
distruzione di alcuno dei diritti e delle libertà in essa enunciati». Ma luso di
fatti anche strani per predire le Guerre Stellari ci diede la terza guerra
mondiale, «fredda» scrisse il «giornalista americano W. Lippmann
(1889-1974) per descrivere unostilità che non sembrava più risolvibile
attraverso una guerra frontale tra le due superpotenze, dato il pericolo per la
sopravvivenza della umanità rappresentato da un eventuale ricorso alle armi
nucleari. Tale lotta per il controllo del mondo conobbe diverse fasi,
caratterizzate anche da gravi tensioni (crisi missilistica di Cuba, 1962) e
guerre “calde”, come quelle in Corea (1950-53) e in Vietnam (conclusa nel 1975)»
(Treccani).
A ingegno
e potere mancò la «facoltà del pensare, cioè lattività psichica mediante la
quale luomo acquista coscienza di sé e della realtà che considera come esterna
a sé stesso; propria delluomo, lo differenzia dagli altri esseri viventi
permettendogli di cogliere valori universali, di costruire nuovi modelli che
trascendono i limiti spazio-temporali della percezione sensibile, di formarsi
una coscienza di quello che esperimenta nella sua interiorità e nella realtà
esterna: lo pensiero è proprio atto de la ragione, perché le
bestie non pensano, che non lhanno (Dante)» (Treccani). Tecnicamente
unito, il nostro mondo è correttamente definito “villaggio” globale, che «in
etnologia rappresenta una forma elementare dellabitato umano stabile e si
differenzia, come tale, dallaccampamento, sede transitoria delle popolazioni
nomadi» (Treccani), oggi le sempre più numerose private di diritti umani,
rivendicati nel 2001 nella Genova del G8 e oggi dai migranti che sfidano la
morte nel Mediterraneo. Non a caso nellUE in transizione sovranazionale, due
fasi della lotta politica globale per attuare la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, negata dal crescente
terrorismo statale/tribale nel mondo «diventato
uno non solo per lastronomo ma anche per il normale cittadino» (Cipolla,
Uomini, tecniche, economie,
cit., p. 5).
Nel mondo
diventato uno, «una delle più grandi consolazioni umane» è capire che lingegno
e il potere devono cooperare per «uniformare
noi stessi e la nostra maniera di pensare ad un punto di vista globale» (ibid), qui e ora per lUE nel necessario passo di unire nella difesa dei
diritti e in democrazia i cittadini del mondo africani ed europei con le loro risorse
di ingegno e potere, i fattori di vittoria etici, politici, ambientali che esprimono
il loro potenziale di sviluppo nel tempo, mentre da Brasilia a Voghera gli sceriffi
del villaggio globale sparano a vista contro tutti e tutto. Sparano anche a Covid-19
che, divenuto pandemico per loro arroganza, si arrende però solo allintelligenza
dellingegno e del potere che insieme costruiscono la salute globale superando
la violenza di stati e tribù impotenti anche nellemergenza climatica, altro
frutto avvelenato globale del loro rifiuto e della loro incapacità tecnica e politica
di pensare e lavorare insieme per il bene comune, a casa e nel mondo.
Mentre
Teller prediceva guerre stellari, al rapporto tra lingegno e il potere
lavorava David Bohm – anchegli fisico nucleare ungherese rifugiato in
USA, ma al contrario di Teller allontanato per ragioni politiche dal Progetto
Manhattan, poi chiamato al Kings College di Londra. «La mia proposta è che le
diffuse e pervasive differenziazioni tra le persone (razza, nazione, famiglia,
professione, ecc. ecc.), che stanno impedendo allumanità di lavorare insieme
per il bene comune, e in realtà persino per la sopravvivenza [sottolineatura
mia, ndr], hanno in origine un
fattore chiave in un tipo di pensiero che tratta le cose come intrinsecamente
divise, disconnesse e “frammentate” in parti ancora più piccole. Ogni parte in
pratica è considerata autonoma e auto-esistente. Quando lessere umano pensa a
questo modo inevitabilmente tende a difendere i bisogni del proprio “Ego”
contro quelli degli altri; o, se si identifica con un gruppo di gente dello
stesso tipo, difenderà questo gruppo nello stesso modo. Non riesce a pensare
davvero lumanità come la realtà fondamentale, le cui domande vengono prima.
Anche quando tenta di riflettere sulle necessità umane, tende a considerare
lumanità come separata dalla natura e così via [la pandemia ce ne dà un vasto catalogo,
ndr]. La mia proposta è che la forma
mentis generale dellessere umano nel pensare la globalità, la sua visione del
mondo, è cruciale per lordine generale della stessa mente umana. Se pensa la
globalità costituita da frammenti indipendenti, la sua mente tenderà a
funzionare così, ma se può includere tutto con coerenza e armonia in un insieme
globale indiviso, ininterrotto e senza frontiere (dato che ogni frontiera è
divisione o rottura) la sua mente tenderà ad agire in modo analogo, e da qui
potrà fluire unazione ordinata nel tutto» (Wholeness and the Implicate
Order, London-New York, Routledge, 2007, pp. XII-XIII).
Abitare
il mondo globale è rispettarlo («lat. respectare, propr. “guardare
indietro”», Treccani) e andare oltre il villaggio globale che come lantenato
locale muore reificandosi nel mercato: «processo di ridurre a cosa, di trattare
alla stregua di cosa materiale istanze intellettuali e psichiche, morali,
storico-culturali» (ibid.). Il «cammino di speranza per lumanità nel mezzo dal
caos climatico» è «abbandonare la crescita del prodotto interno lordo come
orizzonte collettivo e come bussola delle politiche pubbliche» per cooperare nello
scenario «che fa del benessere umano e della riduzione delle ineguaglianze
sociali i due pilastri dello sviluppo, in luogo della crescita economica» (E.
Laurent, Un chemin despoir pour lhumanité au milieu du chaos climatique,
in «Le Monde», 19 agosto 2021, on line).
Sarah
Vanuxem,
dellUniversité Côte dAzur, ci dice che «una rivoluzione è in atto». «La
creazione del principio di solidarietà ecologica segnalerebbe il passaggio da
una visione antropocentrica a una eco-centrica dei diritti, basata sulla articolazione
dei rapporti tra gli esseri viventi, umani e gli altri non umani, e i loro
luoghi di vita, naturali e artificiali». «Sono gli ornitologi e poi gli
ecologi, i climatologi e più in generale gli scienziati che allertando la
comunità internazionale sui pericoli legati allerosione della biodiversità e al
cambiamento climatico, hanno portato a adottare convenzioni internazionali,
essenzialmente dal 1972 in poi, e in seguito a integrare i grandi principi di
prevenzione, precauzione o ancora di “chi inquina paga” nel nostro diritto
dellUnione europea» (Repenser le droit à lâge de lanthropocène,
intervista di N. Truong, in «Le Monde», 8-9 agosto 2021, on line). Le
rivoluzioni dellingegno e del potere agli inizi sono storicamente inavvertite dai
contemporanei, ma nel nostro caso non dai giovani, «osservando come negli
ultimi anni, almeno a partire dal 2018, ci sia stata una mobilitazione
giovanile di massa sul tema dellecologia e della crisi climatica». «Sebbene una
concezione di cosmo armoniosa e il rispetto per tutte le forme viventi accomuni
tutti gli attivisti contro i valori del vecchio antropocentrismo, non si
appoggiano su unideologia, ma sui dati forniti dalla scienza» (A. Sarchi, Generazione Terra!, in «la Lettura», 22 agosto 2021, p. 12). Nel tormentato
cammino verso lunione sovranazionale, lEuropa, madre dellingegno e del
potere moderni e dei troppi loro micidiali fallimenti, è sulla rotta necessaria
per lumanità, globale da sempre nel tempo e da due generazioni anche per tutti
noi contemporanei, nessuno escluso.
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