L’amaro e amorale dongiovannismo di Don Juan
![Don Juan](../recensioni/img/cat8/0521_donjuan_big.jpg)
Una collaborazione fra il coreografo
svedese e l'importante compagnia italiana che si rinnova felicemente dopo Rain Dogs del 2013, l'assolo Birdland e Bliss (quest'ultimo
vincitore del Premio Danza&Danza del 2016), in seguito assemblati nel “concerto
di danza” Golden Days. Dunque un
ritorno che, questa volta, mira a “mettere in ballo” la storia di Don Giovanni,
diventato simbolo della gioia di vivere, dell'amore libertino, e persino di una
leggerezza di spirito opposta all'austera gravità che sovrasta Amleto e all'ansia
del divino che attanaglia Faust. Un'impresa non da poco, ma certo affascinante
dal momento che Don Juan è forse il personaggio più teatrale della letteratura
moderna e fra quelli che si prestano meglio a interpretazioni e trasposizioni
operistiche di genere differente.
![](img/cat8/0521_donjuan_int1.jpg)
Una ennesima sfida che Inger affronta con cognizione di causa puntando sulla teatralità di un balletto in un atto grazie alla leggibile drammaturgia di Gregorg Acuña-Pohl e alla musica originale di Marc Álavarez, cui corrispondono le mutevoli scene di Curt Allen Wilmer, le luci chiaroscurali di Fabiana Piccioli e i variopinti costumi di Bregje Van Balen. Un complesso, studiato allestimento, supervisionato da Carlo Cerri, in cui svetta la narrazione coreografica di Inger: una modalità creativa che gli ha fatto vincere nel 2016 il Benois de la Danse per la sua Carmen.
Dancemaker
colto e di fama internazionale, Inger
per questo Don Juan ha tenuto
presente l'archetipo secentesco El
Burlador de Sivilla di Tirso di Molina, la commedia di Molière,
l'opera in musica di Mozart-Da Ponte, il dramma di Brecht e
la pièce di Suzanne Lifar Le Burlador, che rilegge il mito
di Don Giovanni in chiave femminista. Però poi si è avvicinato a questo
personaggio in modo autonomo, non «per difenderlo, ma magari per spiegarlo», arrivando
a ipotizzare l'origine della sua ossessione conquistatrice. Una voracità
insaziabile di fugaci rapporti che il coreografo, junghianamente, fa risalire
al difficile rapporto con la Madre, o meglio al Don Juanismo che altro non è
che il desiderio inconscio di ritrovare in ogni donna la figura materna.
![© Viola Berlanda e Celeste Lombardi](img/cat8/0521_donjuan_int2.jpg)
© Viola Berlanda e Celeste Lombardi
Ma c'è di più, perché in questo Don Juan il dongiovannismo avrebbe la sua motivazione nella nascita traumatica del seduttore. L'inguaribile tombeur de femme sarebbe il frutto di una violenza e questa avrebbe segnato i rapporti tra genitrice e figlio. Lei si sarebbe trasformata in quel Commendatore, in quel Convitato di pietra inesorabile a cui Don Giovanni non può sfuggire. Lui sarebbe rimasto ossessionato dal bisogno di essere accettato e amato dalla Madre e in ogni avventura l'avrebbe ricercata, diventando vittima di sé stesso e del complesso edipico. Un uomo ambivalente, cinico e irriverente, ma anche infantile e debole, a cui fa da contraltare Leporello, ribattezzato Leo, che qui, anziché essere il servo e il complice delle sue malefatte, è il suo alter ego, l'anima pura, buona che lo vorrebbe aiutare ma fallisce nell'intento.
Tutto in questo balletto è drammaturgicamente
lineare e si snoda in una catena parossistica di incontri tra il conquistatore
incallito e le sue vittime, donne, mogli, fanciulle, che concorrono a delineare
sempre di più il carattere di Don Juan e il suo amaro e amorale dongiovannismo.
Con taglio cinematografico scorrono le scene clou: dall'apparizione iniziale
della Madre, violata e puerpera, alla prima egoistica conquista femminile, Elvira,
alla successiva resa di Zerlina, che tradisce il disperato Musetto il giorno
delle nozze, all'autoesaltazione di Don Giovanni nell'irretire Donna Ana,
insoddisfatta del marito Don Ottavio, nell'illudere la giovane Tisbea o nel
violare la candida Inez. Figure femminili che ottengono da lui quello che
vogliono, ovvero il piacere, e al tempo stesso ne sono vittime a eccezione dell'ingombrante
Madre-Commendatore, la cui presenza aleggia quando il figlio uccide un uomo,
quando immagina di possederla mentre stupra l'adolescente o nel tragico finale quando
è sommerso da una pioggia di neve grigiastra.
![© Viola Berlanda e Celeste Lombardi](img/cat8/0521_donjuan_int3.jpg)
© Viola Berlanda e Celeste Lombardi
Un'atmosfera noir accentuata dalle luci ed esaltata, per contrasto, dagli abiti colorati e dagli oggetti di scena semplici ed essenziali: la casetta di legno, la carrozzina, le maschere e soprattutto i grandi pannelli che all'occorrenza diventano materassi, pareti, palchi, piazze, voragini. “Correlativi oggettivi” di una parabola esistenziale a cui la musica si adatta perfettamente sia nella partitura originale per violino, viola, violoncello, chitarra elettrica e percussioni, sia nella sapiente ripresa delle melodie di Gluck. Sostrato e commento sonoro di una “messa in ballo” in cui la danza contemporanea, come mezzo espressivo, e la coreografia moderna, come narrazione, si fondono nel fluire dinamico di duetti e danze corali, riflesso dell'incessante ricerca dell'amore materno.
Per questo sono viscerali e soffocanti i passi a due di Don Giovanni, un intenso e bravissimo Saul Daniele Ardillo, con la dolorosa Madre di Ina Lesnakowski; intriganti e mossi sono invece quelli con le sue conquiste: la fiduciosa Elvira di Estelle Bovay, la dolce Zerlina di Sandra Salietti Aguilera, la disinvolta Dona Ana di Ivana Mastroviti, la volitiva Tisbea di Martina Forioso, la fiduciosa Inez di Arianna Kob. E altrettanto diversificati sono i duetti al maschile: quello del protagonista con il suo doppio Leo, un elegante e nobile Philippe Krazt che si scontra con la fisicità di Ardillo, quello con il rabbioso Musetto di Giulio Pighini o quello con il virile Don Ottavio di Adrien Deléphine.
Dirompenti sono inoltre le scene di gruppo della festa di nozze e di paese in cui i sedici danzatori di Aterballetto (doveroso citare anche Matteo Fiorani, Clément Haenen, Federica Lamonaca, Roberto Tedesco, Hélias Tur-Dorvault, Minouche Van De Ven) fagocitano lo spazio e catturano lo spettatore visivamente ed emotivamente con una danza maschia, muliebre e transgender. Un ballo inarrestabile fatto di gesti e pose en dedans ed en dehors, di passaggi à la seconde, di grovigli di braccia e gambe, di salti, di guizzi fulminei, di cadute e riprese, che spingono al massimo la tecnica contemporanea in un balletto di azione e in azione, interpretato da formidabili ballerini e salutato da applausi calorosi e convinti.
Don Juan
Cast & credits
Titolo
Don Juan |
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Anno
2020 |
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Data rappresentazione
8 maggio 2021 |
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Città rappresentazione
Prato |
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Luogo rappresentazione
Teatro Metastasio |
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Prima rappresentazione
6 ottobre 2020, Teatro Municipale Romolo Valli (Reggio Emilia) |
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Interpreti
Saul Daniele Ardillo (Don Giovanni) Ina Lesnakowski (Madre) Estelle Bovary (Elvira) Sandra Salietti Aguilera (Zerlina) Ivana Mastroviti (Dona Ana) Martina Forioso (Tisbea) Arianna Kob (Ines) Philippe Krazt (Leo) Giulio Pighini (Musetto) Adrien Deléphine (Don Ottavio) |
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Scenografia
Curt Allen Wilmer |
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Costumi
Bregje Van Balen |
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Coreografia
Johan Inger |
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Corpo di ballo
Compagnia di Aterballetto |
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Luci
Fabiana Piccioli |
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Musiche
Marc Álavarez |
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Orchestra
Violino e viola: Verónica Jorge; violoncello: Ainhoa Urivelarrea |
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Note
Drammaturgia: Gregorg Acuña-Pohl Maschere: Bam! Bam! Teatro Roberto Mario Macchi (Verona) Direttore dell'allestimento: Carlo Cerri |