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I carnefici della porta accanto

di Giuseppe Gario
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Data di pubblicazione su web 04/05/2021  

«Un paradosso: il timore causato dalla pandemia sembra in relazione inversa alla sua letalità. Ma si sa che un rischio più è piccolo, più può far paura perché pare ingiusto a chi ne è colpito mentre quasi tutti gli altri ne escono indenni. È un motivo del principio di precauzione» (H. Le Bras, La crainte engendrée par le virus semble inversement proportionnelle à sa létalité, in «Le Monde», 10 febbraio 2021, on line). «In filosofia, la collera è in genere intesa come emozione dolorosa che si manifesta quando riteniamo sia stato fatto torto grave a qualcuno o qualcosa che ci è caro». «La collera non conduce di necessità alla voglia di rivincita. Un genitore può arrabbiarsi con un bimbo, ma non si vendica. Si chiama “collera temporanea”, volta al futuro perché non si ripeta ciò che ci rende indegni. Anche Martin Luther King faceva questa distinzione. Rifiutava la collera e cercava retribuzione». «Il 6 gennaio, la collera esplosa a Washington è rimasta allo stato bruto, la folla voleva vendicarsi e distruggere». «Nel nostro paese, la collera è sempre stata per gli uomini un modo di provare la loro virilità» (M.C. Nussbaum, Aux Etats-Unis, la colère a toujours été pour les hommes un moyen de prouver leur virilité, in «Le Monde», 17-18 gennaio 2021, on line).

«Sai che solo Donald Trump si frappone fra te e un mondo dannato e devastato. Vedi l’epidemia e le pestilenze che investono il pianeta e capisci che fanno parte del piano. Sai che uno scontro tra il bene e il male non può essere evitato e desideri ardentemente il Grande Risveglio che sta arrivando». «Tu sai tutto questo perché credi in Q» (F. Cardinali, Il gioco di Q, in «MIND», aprile 2021, p. 40). «Trama di base semplice e tutto sommato credibile: quella dei poteri forti (che indubbiamente esistono) impegnati a condizionare malignamente la nostra vita per i loro sordidi interessi (questo rappresenta il punto aperto della narrazione, dove si può infilare di tutto, dal pedosatanismo allo adrenocromo, fino ai vaccini anti Covid-19 con all’interno le microtecnologie che interagiscono con le frequenze del 5G). Il tutto, elemento non secondario, accompagnato dalla promessa di una soluzione finale che vedrà la vittoria del bene contro il male» (ivi, p. 45). Ma, «oltre tutto, c’è la realtà degli Stati Uniti». «Ricordare di tenere sempre, come sotto traccia dei fatti, il contesto specifico nel quale si svolgono» (ivi, p. 47). «Non potrebbe essere che Trump, al momento bloccato su molti social, voglia (o debba per sperare in una nuova elezione) poter continuare a contare – forse ancor più di prima – sul sostegno di QAnon?» (ivi, p. 49).

Nel mondo reale, basta soltanto una priorità: «la difesa della vita e della salute, il riconoscimento della dignità di ogni persona, prima di qualsiasi altra legittima preoccupazione politica, sociale ed economica» (F. Ricciardi, Basta soltanto una priorità, in «Avvenire», 10 marzo 2021, p. 2).

Senza questa sola fondamentale priorità, siamo tutti vicini di casa pericolosi.


I carnefici della porta accanto è l’edizione italiana (Milano, Mondadori, 2002) di Neighbors di Jan T. Gross sul massacro degli ebrei polacchi di Jedwabne nel 1942 (in epigrafe, nel 1862 Abraham Lincoln ci ricorda che la storia la facciamo noi: «concittadini, non possiamo sottrarci alla storia»). «Il nazismo, ripetiamolo con il tedesco Eric Voegelin, filosofo della politica, è un regime che fa leva sugli istinti malvagi degli esseri umani, non solo perché insedia “gentaglia” in posizioni di potere, ma anche perché “l’uomo comune è un uomo ragionevole finché la società nel suo complesso si mantiene in ordine, ma quando da qualche parte si propaga il disordine e la società comincia a cedere, diventa un selvaggio che non sa più quello che fa”» (ivi, p. 134). Michał Głowiński, allora un ragazzino, fu lasciato dalla zia in un caffè per quindici minuti e assediato da alcune donne presenti: «Oggi, a distanza di anni, ho maturato la convinzione che quelle donne non fossero mosse dall’odio o dal livore. Erano solo spaventate dal problema che si erano trovate tra le mani ed erano pronte a fare di tutto, con tutti i mezzi e a qualunque costo, pur di cavarsi d’impaccio al più presto possibile». «Donne normali, a modo loro persino intraprendenti e rispettabili, gente che lavorava e senza dubbio faticava non poco per sostentare la propria famiglia nelle difficili circostanze dell’occupazione» (ivi, p. 174, nota 2).

Oggi occupante è la pandemia, in tutto il mondo. Ringrazio l’amico che scrive, a proposito dei paesi poveri: «è facile capire che se non si spegne subito questo enorme focolaio, le vaccinazioni degli Stati più ricchi sono inefficaci. Per superare la pandemia di Covid-19, bisogna evitare il ripetersi della tragedia causata dall’epidemia di Hiv/Aids 20 anni fa, quando le terapie antiretrovirali sono arrivate nei paesi a risorse limitate soltanto 10 anni più tardi, mentre nei paesi ricchi si riduceva sensibilmente il numero dei decessi, ma restando viva l’infettività virale. Sono convinto e spero che il superamento dei monopoli su tutti i prodotti farmaceutici necessari a fronteggiare la pandemia di Covid-19 consentirà una collaborazione globale utile ad incrementare la produzione, la fornitura gratis dei vaccini e l’accesso per tutti i paesi del mondo». Non farlo è pura stupidità globale. «Ci sono tuttavia persone che, con le loro inverosimili azioni, non solo causano danni ad altre persone, ma anche a se stesse. Queste sono un genere di super-stupidi» (C.M. Cipolla, Allegro ma non troppo, Bologna, il Mulino, 1988, p. 64). Va impedito il suicidio di un mondo in cui «la parte che può scegliere in un ventaglio più ampio di comportamenti introduce fattori di incertezza nella situazione dell’altra, senza che quest’ultima, condannata a opzioni ridotte quasi al nulla, sia in grado di ricambiare». «Il vertice della nuova gerarchia è in una condizione di extra-territorialità: i livelli inferiori sono in diverso grado vincolati allo spazio» (Z. Bauman, Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Bari, Laterza, 1999, pp. 115-116).

Ma in UE, «l’84% pensa che la libertà di movimento dei cittadini porti complessivamente con sé vantaggi per l’economia del proprio Paese, con il 48% che è ‘assolutamente d’accordo’» (J. Giraudo, Rapporto 2020 di Eurobarometro sulla cittadinanza dell’Unione Europea, in «Apiceuropa.eu», 12 settembre 2020, on line). Invece sui migranti «la UE, dal canto suo, ha impresso un’accelerazione al suo impegno, come si usa dire, “securitario”» e se «le spese per l’accoglienza salvano vite e operano per l’inclusione sociale, le spese per bloccare i migranti seminano morte e sofferenza» (M. Ambrosini, Respingere e basta costa, in «Avvenire», 17 aprile 2021, p. 1). Abbandonati in Mediterraneo per giorni, sono annegati in centotrenta il 22 aprile, nell’infame gioco di stati che fanno dell’UE scudo a rendite economiche e politiche «pronte a fare di tutto, con tutti i mezzi e a qualunque costo, pur di cavarsi d’impaccio al più presto possibile». Questa tattica costa anche la vita ai troppi europei vittime della pandemia. «Boris Johnson ha smentito di aver pronunciato la frase scandalo – meglio “i cadaveri accatastati” che un altro lockdown – che gli era stata attribuita dal Daily Mail». «La frase è stata però confermata dalla BBC» (Frase choc. Ma Johnson smentisce, in «Avvenire», 27 aprile 2021, p. 10).

La Super Champions League dei padroni globali delle squadre-star del calcio europeo lascerebbe le altre a terra, ma il blurring (tecnica di maquillage delle imperfezioni cutanee) è già pratica gestionale che «accetta le piccole pause nel lavoro per affari personali»: «ci fidiamo! Finisci dopo in auto, o a casa. O poi… . Ecco il punto dolente: senza orario tutto è possibile». «Evidentemente il telelavoro non aiuta: impossibile evitare la teleconferenza alle 19.00, ci sono tutti… Bisognerà fissare dei limiti, rivendicare il “diritto a de-connettersi”, a meno di far parte dei “workaholics”, malati del lavoro» (J. Thomas, Le “blurring” ou la journées san fin, in «Le Monde», 15 aprile 2021, on line). In pandemia l’asimmetria globale di potere si sta impadronendo anche del nostro tempo.

Ma come sotto traccia di questi fatti, dobbiamo tenere il contesto specifico in cui si svolgono. «Nel 1960 la popolazione nell’UE-27 rappresentava circa il 12% della popolazione mondiale. Tale valore è sceso oggi a circa il 6% e si prevede scenda al di sotto del 4% entro il 2070. L’altro sviluppo degno di nota è l’aumento della quota dell’Africa rispetto alla popolazione mondiale: si prevede un aumento dal 9% al 32% mentre la quota della popolazione in Asia diminuirebbe leggermente» (Commissione Europea, Relazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni sull’impatto dei cambiamenti demografici, Bruxelles, 17 giugno 2020, p. 33). «Anche la quota dell’UE nel PIL mondiale è in calo. Nel 2004 l’Europa rappresentava il 18,3% del PIL mondiale, registrando una contrazione del 14,3% nel 2018». Perciò «la nuova strategia globale per l’Africa è particolarmente importante in considerazione delle sfide demografiche complementari che i nostri continenti si troveranno a affrontare. Sarà ancora più importante difendere l’ordine mondiale fondato su norme e le sue istituzioni» (ivi, p. 35). «Se vogliamo riprendere a crescere, avremo bisogno d’immigrati. Se arriveranno, vorrà dire che avremo ripreso a crescere» (M. Ambrosini, Immigrazione uguale crescita, in «Avvenire», 10 aprile 2021, p. 1).

Il futuro è nel «criterio della solidarietà come punto di progettazione ex ante, come fattore costitutivo della costruzione della società e dell’economia» (ringrazio l’amico che mi segnala D. Marini, Lessico del nuovo mondo, una lettura dei mutamenti sociali ed economici, Venezia, Marsilio 2021, p. 56). Sovranismo e Covid-19, in sequenza, sono pandemie sorelle: «populisti e sovranisti trattano il popolo non come soggetto, ma come massa manipolabile in vari modi, in contrasto con l’idea di popolo che attraverso conflitti di ogni genere si è affermata in Occidente e che si trova ad affrontare nuove sfide. Perché ci sia un popolo ci vuole una storia condivisa, trasmessa in molti modi, e ci vuole la volontà di vivere insieme» (P. Grassi, Contro i nuovi totalitarismi ridefinire l’idea di popolo, in «Avvenire», 17 aprile 2021, p. 3). «Sovranismo è una posizione di politica estera, il tentativo di rifiuto o di riduzione della dimensione sovranazionale delle istituzioni. È l’antieuropeismo, nella convinzione o illusione o finzione che un rafforzamento della sovranità nazionale e una riduzione dell’influenza dell’istituzione sovranazionale possa comportare un vantaggio. L’emergenza sanitaria che viviamo ha dato probabilmente un colpo durissimo al sovranismo. In ogni caso il sovranismo è un problema contingente, non tocca il fondamento della dimensione politica. La sovranità è un fondamento politico. Anche se è un’ombra». Vivere bene tutti insieme.

«La mediocrità presente è destinata a essere superata in un futuro che non sarà necessariamente migliore, perché non c’è niente che fa intravedere una simile prospettiva a breve. Il futuro però ha un grande vantaggio: che non ha limiti. La democrazia è aperta all’infinito del possibile. L’unica effettiva ragione di superiorità sulle altre forme di governo. E scusate se è poco» (G. Matarazzo, Alfieri: “La sovranità? È la maschera del potere”, in «Avvenire», 23 marzo 2021, p. 22). «Ogni centro di potere è sottoposto al controllo di altri organi o da questi bilanciato. Il popolo, inteso come insieme di votanti, è solo uno degli organi che esercitano il potere politico. Questa è la ricchezza della democrazia» (S. Cassese, Democrazia aperta e false soluzioni, in «24 Ore. Domenica», 18 aprile 2021, p. II).

«La pandemia è piena di lezioni. Attenta ai suoi valori, solidarietà inclusa, l’UE ha messo in atto un meccanismo di ordinativi e distribuzione di vaccini per i ventisette stati membri. Assoluta novità. Non ha funzionato. L’Europa non era attrezzata per farlo. Ma la missione era quella giusta. «E pur si muove!», esclamò l’italiano Galileo, quasi quattro secoli fa, di fronte ai suoi contestatori, convinti che la terra, al centro dell’universo, fosse immobile. È questa la storia europea» (S. Kauffman, Non, l’Europe n’est pas nulle!, in «Le Monde», 28 aprile 2021, on line). «Dopo i dieci anni di Delors è emersa una UE radicalmente diversa. I fatti, più che la leadership, sono sempre stati importanti nel gestire l’UE. Delors si giovò della volontà dei leader nazionali di cedere potere alla nascente centralità. E le circostanze, piuttosto che l’abilità politica, hanno dato più potere anche alla Commissione von der Leyen. I leader nazionali sono di nuovo felici di cedere potere a Bruxelles, se significa prosperità e salute». «Accade di nuovo ora sotto voce». «Meglio, sembra, dirlo apertamente» (Charlemagne. The European Commission is becoming more powerful, quietly, in «The Economist», 1° maggio 2021, on line).

Dirlo ad alta voce, come Galileo, che lo stupido egoismo pandemico non è al centro del mondo.







 
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