Ringrazio
lamico che mi scrive come «rimanga fondamentale non asservirsi alla
tecnologia, come ascoltare, capire e agire con decenza sia la chiave di volta
del futuro, e la leadership debba distinguersi per la volontà di ascolto… ma
anche in questa prospettiva dobbiamo vedercela con la tecnologia, oggi divenuta
mediatrice indispensabile per relazionarsi con laltro e col mondo…». Cita poi Carlo
Bordoni: «finisce per diventare essa stessa il mondo, luomo chiudendosi in
essa, nellillusione che tutto si completi e si esaurisca nel mezzo
tecnologico, divenuto compagno fedele dellesistenza»; «nel migliore dei casi,
lindividuo tecnologizzato non riesce più a rapportarsi con la realtà se non
attraverso il mezzo, che diventa il suo interprete, il decifratore e persino la
memoria dellesperienza… Ma non solo: il mondo visto attraverso il mezzo è
filtrato e reinterpretato; per così dire, ridotto al linguaggio della macchina,
la cui logica consente di comprenderlo secondo regole proprie non modificabili.
La rappresentazione del mondo segue levoluzione della tecnica, che ne diventa
lunico interprete autorizzato». Per questo «è necessario sgombrare la strada
dal miraggio di unesistenza mediatizzata e re-imparare a conoscere la realtà
in maniera diretta» (C. Bordoni, Società
digitale, in Il primato delle tecnologie. Guida per una nuova
iperumanità, a cura di C. B., Roma, Mimesis, 2020, pp. 217 ss.).
«Carissimo
mio, non cè da stare allegri…», conclude lamico. Ha ragione. Su «Avvenire», Marco Tarquinio risponde
ad alcuni lettori su «diversi punti di vista e quattro gravi distorsioni o
totali bufale a proposito delle vicende che hanno portato alla sconfitta
elettorale del presidente in carica [degli Stati Uniti] contro il candidato
democratico e allincredibile assalto a Capitol Hill. Una conferma di quanto
oneste leadership e uninformazione persino più onesta siano vitali per società
e democrazie» (Trump, Biden, questAmerica spezzata e qualche seria lezione,
utile pure a noi, 17 gennaio 2021, p. 2).
«Lo
stile provocatore del 45° presidente degli Stati Uniti ha
rimodellato il paesaggio mediatico americano, forzando canali e giornali “tradizionali”
a adattarsi e aprendo la via a nuovi attori digitali, capaci di cavalcare la
collera dellelettorato». «Lecosistema si è spostato: le posizioni di destra
sono ora considerate centriste» (E.
Zuckerman cit. da S. Cassini,
Linfo après le choc Trump,
in «Le Monde», 19 gennaio 2021, on line]. «Luminare del liberalismo classico, John
Stuart Mill difendeva il discorso anche spinto alleccesso: “Lopinione che
i commercianti affamano i poveri […] non va contestata se circola solo sui
giornali”, scrisse Mill. Ma queste parole “possono essere punite se dette a una
folla eccitata riunita davanti alla casa di un commerciante”. In tal caso, le parole
rabbiose non sono solo parole. Trump certo sa quanto siano devoti i suoi
seguaci. “Il nostro presidente ci vuole qui”, ha detto uno di loro in
Campidoglio. “Noi aspettiamo e prendiamo ordini dal nostro presidente”» (Johnson.
The Language of Incitement, in «The Economist», 14-22 gennaio 2021, on line).
«E quando
ci si chiede quali situazioni sociali favoriscano in realtà il trionfo di
gruppi ispirati dalla coscienza di una missione semi-escatologica e traboccanti
di lodi e speranze illimitate, è allora che la lunga storia del millenarismo
rivoluzionario medievale può essere di qualche aiuto» (N. Cohn, I fanatici dellApocalisse, Milano, Edizioni di
Comunità, 1976, pp. 384-385). «Il propheta ai suoi seguaci non offriva
semplicemente loccasione di migliorare la propria sorte e di sfuggire a
pressanti angustie; offriva loro anche, e soprattutto, la prospettiva della
partecipazione da protagonisti a una missione ordinata da Dio, eccezionale e prodigiosa.
Era un sogno che ben presto li stregava. E allora si formava un gruppo del
tutto particolare, il prototipo del moderno partito totalitario, spietato e in
costante fermento, ossessionato da chimere apocalittiche e assolutamente
convinto della propria infallibilità. Esso si sentiva infinitamente al di sopra
del resto dellumanità e respingeva ogni pretesa estranea alla sua presunta
missione. E talvolta, benché non sempre, riusciva a imporre il suo volere alla
grande massa dei disorientati, degli inquieti, degli spauriti. Una serie di
promesse millenaristiche e sconfinate, fatte con convinzione assoluta e
profetica a una schiera di uomini sradicati e disperati, in una società le cui
strutture tradizionali sono in via di disintegrazione: ecco, a quanto sembra,
lorigine di quel fanatismo sotterraneo che costituì una minaccia permanente
per la società medievale. Non è fuori posto pensare che quella è pure lorigine
dei giganteschi movimenti fanatici che, nella nostra epoca, hanno scosso il
mondo» (ivi, pp. 389-390). «Nazismo e comunismo, malgrado le evidenti
differenze, hanno entrambi la loro fonte in una tradizione apocalittica molto
antica» (ivi, p. 383).
Come
i nazisti la radio, il cinema e le schede perforate gestite da sistemi
precursori del computer, i neo-nazisti sfruttano le nuove tecnologie, Internet
incluso (E. Black, LIBM e
lOlocausto, Milano, Rizzoli, 2001; The Post-War Anglo-American Far
Right. A Special Relationship of Hate, a cura di P. Jackson e A. Shekhovstov, London, Palgrave Macmillan 2014; M. Caiani-L. Parenti, European and American Extreme Right Groups and
the Internet, Burlington, Taylor & Francis Ltd, 2013). E voci anche
autorevoli obiettano ai GAFA se oscurano Trump quando passa il segno. Bisogna «ripensare
il ruolo dello Stato e della società civile per proteggere economia e cittadini
dagli eccessi del capitalismo. Se vantava i meriti della distruzione creatrice,
leconomista Joseph Schumpeter (1883-1950) era pessimista sul futuro
capitalista: anticipava la scomparsa delle piccole e medie imprese a opera
delle multinazionali, la scomparsa dellimprenditore e il trionfo della
burocrazia e degli interessi acquisiti» (M. Nasi, Le capitalisme en crise didentité, in «Le Monde»,
14 gennaio 2021, on line, recensione a P.
Aghion-C. Antonin-S. Bunel, Le pouvoir de la destruction
créatrice, Paris, Odile Jacob, 2021).
Come
scrisse Ludwig Dehio nel 1948, «nella fugace spanna di tempo, che può
esserci concessa, la storia come una predica, ora di penitenza ed ora di
edificazione, può preparare il cambiamento interno dellindividuo, che solo
promette linstaurazione di unesistenza ragionevole. La storia politica, pensata
fino al fondo e penetrante fino al fondo, rimanda alla cellula primordiale di
tutta la storia, alluomo» (Equilibrio o egemonia. Considerazioni sopra un
problema fondamentale della storia politica moderna, Bologna, il Mulino,
1988, p. 249). Che ancora oggi può votare per Barabba.
Barabba. A Londra, allalba
di Brexit, il commentatore di Channel4 osservò che da Barabba in poi i
referendum mentono. «Nei giorni finali dei colloqui commerciali,
latteggiamento dei britannici verso lUE è mutato in modo significativo dal
2016». «Preferirebbero nessuna Brexit» (Britain is heading for a hard Brexit. Voters now prefer none at all, in «The Economist-Today», 7 dicembre 2020, on line).
«La questione
politica è che la persona è al contempo indipendente e parte di una
collettività, con regole e autorità. Una risposta a questo enigma va
individuata oltre la banalità di più concorrenza e competitività, in cui
soggetti isolati non si assumono alcuna responsabilità e la collettività è
immune alle loro proteste» (W. Davis,
The Limits of Neoliberalism. Authority, Sovereignty and the Logic of Competition, New York, SAGE, 2014, p. 201). «È nellormai
classico saggio di Böhm Privatgesellschaft
und Marktwirtschaft (“ORDO”, XVII, 1966, pp. 75-151) che
troviamo la legittimazione teorica più pienamente sviluppata e originale della “preferenza
costituzionale” per lordine della competizione. Lautore attacca il
pregiudizio dei giuristi secondo il quale nella legge lindividuo è
direttamente a confronto con lo Stato. E dimostra che la Rivoluzione Francese,
lungi dallaver emancipato lindividuo dalla società, di fatto lha
abbandonato alla società». «Chiarisce che cosa intende per “private law society”: “Una società
della legge privata non è in alcun modo una mera vicinanza di individui
sconnessi, ma una moltitudine di esseri umani soggetti a un ordine unitario (‘ineinhaitlichen
Ordnung) e, in verità, un ordine della legge (‘Rechtordnung)”».
«Questo
ordine della legge privata non stabilisce semplicemente regole cui sono
ugualmente soggetti tutti i membri della società quando concludono tra loro un
contratto, acquistano beni e titoli luno dallaltro, cooperano o scambiano
servizi, e così via. Soprattutto, conferisce a tutti coloro che sono sotto la
sua giurisdizione la davvero grande libertà di movimento, la competenza di fare
piani e condurre la loro vita in relazione coi loro simili, uno status entro la
società della legge privata che non è un qualche “dono di natura”, ma un “diritto
sociale civile”: non un “potere naturale”, ma una “autorizzazione sociale”. La
realtà della legge, perciò, non è che gli individui si trovano a confronto
direttamente con lo stato, ma sono legati al loro stato ‘attraverso la
mediazione della società di diritto privato». «Laddove in Rousseau la
volontà generale, come legame di relazione del popolo con se stesso,
costituisce la fondazione della legge pubblica, in Böhm il suo fine è di
stabilire e preservare la legge privata. Il governo è allora il guardiano della
‘volontà generale in quanto è il guardiano delle regole della legge privata» (P. Dardot-C. Laval, The
New Way of the World, London-New York, VERSO, 2014, p. 302, n. 4). «Conseguenza di
questo assoluto primato della legge privata è un graduale svuotamento della
legge pubblica, volto non alla sua disgregazione formale, ma a disinnescarne il
valore operativo. Lo stato è ora obbligato a considerarsi impresa sia allinterno
che con gli altri stati. Allora, lo stato che deve costruire il mercato, deve al
contempo essere costruito in accordo con le norme di mercato» (ivi, p. 302). «Questo significa che etica e politica sono
assolutamente inseparabili» (ivi, p. 320). È lo stato neoliberista.
Lo
stato neoliberista segue il mercato. «Thierry Ménissier vede in questonnipresente
innovazione – spesso “selvaggia”, sempre “ambigua” – una dimensione
“antiprogressista”. È il declino del progresso, e non la sua continuità, che fa
regnare la rottura a ogni costo, divenuta unica e ultima risorsa, imperativo
assoluto» (R.-P. Droit, Ne confondons plus innovation et progrès!,
recensione a T. Ménissier, Innovations.
Une enquête philosophique, Paris, Hermann, 2021, Le Monde Des Livres, 29 gennaio 2021,
online). Ed
ecco contratti di fornitura di vaccini smentiti dal mercato, in cui stati neoliberisti
competono sul prezzo invece di realizzare il diritto alla salute, che pure il
mercato lo crea assicurando un ragionevole futuro a popoli altrimenti a rischio,
decimati, invalidi. «Mai rassegnati allimpotenza», scrive Marco Girardo
(«Avvenire», 28 gennaio 2021,
p. 1) anche se «per i primi dieci miliardari il patrimonio dallinizio della
pandemia è addirittura aumentato di 540 miliardi di dollari» in quel 2020 che «ha
visto le Borse aggiornare tutti i record», cui «presto si aggiungerà “Big
Pharma”», e nel mondo folle esaltate testimoniano lattualità dellanalisi di Norman
Cohn: «promesse millenaristiche e sconfinate, fatte con convinzione
assoluta e profetica a una schiera di uomini sradicati e disperati, in una
società le cui strutture tradizionali sono in via di disintegrazione» (Cohn, I
fanatici dellApocalisse, cit.,
p. 390). La disintegrazione neoliberista degli stati nazionali. Ma in Europa gli
stati costruiscono nellUE il futuro.
«Nella
gara allaccaparramento, governi hanno stipulato con le aziende contratti
blindati dalla segretezza, senza stabilire le clausole di accesso al vaccino in
base a criteri di salute pubblica e senza un sguardo rivolto oltre i propri
confini». «Il finanziamento pubblico, insieme alla tecnologia, è stata la
principale leva della rivoluzione copernicana nella ricerca degli attuali
vaccini». «La prima cosa che la Commissione può fare per riprendere in mano la
leva negoziale è […] rilevare forzosamente il brevetto, a fronte del pagamento
di royalties (art. 31, accordo Trips)». «La seconda azione riguarda il sostegno
europeo alla proposta di sospendere temporaneamente tutti i diritti di
proprietà intellettuale dei vaccini […] Anche questa è una strada perfettamente
legale, prevista dallart. IX, comma 3 e 4 dellaccordo di Marrakesh,
costitutivo dellOrganizzazione mondiale del commercio» (N. Dentico, LEuropa vaccini sé e
il mondo, in «Avvenire», 29 gennaio 2021, pp. 1 e 3).
«La
folla che gridava il crucifige! era esattamente il contrario di quel che
la democrazia critica presuppone: aveva fretta, era atomistica e totalitaria,
non aveva né istituzioni né procedure, era instabile, emotiva e quindi
estremistica e manipolabile… una folla terribilmente simile al “popolo” al
quale la “democrazia” dovrebbe affidare le sue sorti nel futuro prossimo».
«Essa condannava Gesù “democraticamente” e così finiva per rafforzare il dogma
del Sinedrio e il potere di Pilato» (G.
Zagrebelsky, Il “Crucifige” e la democrazia, Torino, Einaudi,
1995, pp. 118-119).
«Bisogna
rompere il silenzio e cessare di subire» (ivi, p. 120) il Sinedrio, Pilato,
Barabba.
|
|