Nel
Chiostro Grande di Santa Maria Novella (Firenze) va
in scena Segnale dallarme. La mia battaglia VR, uno spettacolo di
realtà virtuale diretto da Elio Germano e Omar Rashid, tratto dallomonima
pièce teatrale scritta dallattore italiano insieme a Chiara Lagani
e girato in 3D da Rashid. Lo
spettacolo è metafora di una battaglia universale e irrisolta che coinvolge il
passato, ha ripercussioni sulla storia contemporanea e addirittura sembra
influenzare il futuro. Se vincere la battaglia è impossibile, si può
sopravvivere acquisendo consapevolezza. Parlare della drammaturgia significherebbe
svelare troppo: la messinscena è studiata nel dettaglio al fine di sconvolgere,
provocare o plagiare colui che guarda, conducendolo con la mente laddove non crederebbe
mai di poter arrivare. Il pubblico è così stimolato alla riflessione, alla
partecipazione, addirittura alla reazione.
Ludienza
sembra fidarsi di Germano: paga volentieri il biglietto per vederlo a teatro, è
disposta ad ascoltare quello che ha da dire, ad annuire con approvazione mentre
egli passeggia tra le poltrone. Ma siamo lontani da un Leopardi, da un Ligabue,
dal malato mentale o dal padre di famiglia di una periferica realtà romana, per
citare alcune note pellicole che hanno visto lattore romano protagonista sul
grande schermo (rispettivamente Il giovane favoloso di Mario Martone, 2014, Volevo
Nascondermi di Giorgio Diritti, 2020, Come Dio
comanda di Gabriele Salvatores, 2008, Favolacce dei
fratelli DInnocenzo, 2020).
Si parla bensì di un uomo in carne e ossa, pronto a dire la sua in tema di
politica, economia, immigrazione e patriottismo, a criticare fortemente ciò che
non va nella società odierna e a proporre giudizi e soluzioni più o meno
ragionevoli. Tra gli argomenti trattati le nuove tecnologie e i social, nuovi contesti di propaganda politica: lelettore medio, vittima
della progressiva deprivazione culturale, voterà in base a obsolete prese di
posizione (sinistra o destra) o in base ai like.
 Un momento dello spettacolo
Da non dimenticare la modalità di fruizione: la realtà
virtuale è una scelta apparentemente
discutibile poiché in contrapposizione con il concetto di spettacolo dal vivo. Dopo
aver indossato cuffie e visore, il singolo viene trasportato in uno spazio altro:
non si trova più nel chiostro ma in un teatro al chiuso; le persone accanto a
lui sono diverse da quelle che vedeva pochi istanti prima. Nella propria mente
confonde lodore dellerba con quello del legno del teatro eppure sa di non
essere lì, sa che in quel contesto non ha “voce”, sa di essere invisibile. Al
contrario di quanto accade in rete, dove si è schiavi di immagini e vittime di fake
news, il fruitore diventa consapevole dellartificio e si spaventa.
Nellimpossibilità di trovare complicità con il mondo esterno, dal quale è
stato isolato, rimane solo con sé stesso a riflettere sui propri pensieri,
giudizi e rancori.
L'incontro con Elio Germano, Chiara Lagani e Omar Rashid
Alla
visione in 3D segue un incontro dal vivo con i tre artisti: esperienza
necessaria per condividere un comune senso di colpa, di inettitudine. Si
rivelano lidea iniziale, i meccanismi drammaturgici e di regia, i motivi della
scelta della realtà virtuale. Tutto torna a essere chiaro dopo un finale di
spettacolo che già svelava, rassicurando o turbando, gli arcani dellintera
messinscena. «Non mi ha mai soddisfatto il modo in cui fino a ora è stato
raccontato»: così Germano, che reinterpreta il testo Mein Kampf, attualizzando e spogliando il
nazismo della veste di mero orrorifico emblema. Non si danno risposte ma si
invita a porsi domande, ad assumere un atteggiamento critico e mai passivo.
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