Uno spettacolo iconico
Violin
Phase si distacca
dalle sue coreografie sorelle: una sola danzatrice invece di due, la natura e
l'aria aperta in luogo di una sala strategicamente illuminata per creare giochi
di ombre. Per il resto Fase è studiata nel dettaglio: i passi, le luci,
lo spazio scenico anch'esso minimal, i costumi e l'aspetto delle
danzatrici a rappresentare una femminilità nordica nelle forme e nel colore
candido degli abiti, nel taglio dei capelli, nelle calzature. Quando lo
spettacolo fece il suo esordio era una novità assoluta: basti pensare alla nudità
di una Isadora Duncan decisa a liberare il corpo femminile da orpelli,
corsetti e scarpe. Circa mezzo secolo dopo una parte del mondo coreutico (tra
cui appunto De Keersmaeker) tese a coprire nuovamente il piede proteggendolo
con calzini e scarpe da ginnastica, ma soprattutto a presentarsi in vesti “indossabili”,
quasi a far coincidere o almeno a far interagire arte (danza) e vita.
Non c'è improvvisazione in Violin Phase. Tutto è rigorosamente scritto così come nella musica minimalista, anche se la prima impressione è quella di ascoltare (e vedere) qualcosa di casuale. Il minimalismo è uno dei risultati del clima avanguardistico di inizio Novecento. In campo musicale gli esponenti della Seconda scuola di Vienna (Arnold Schönberg, Alban Berg e Anton Webern) ebbero il coraggio di mettere in discussione il sistema tonale sul quale ancora oggi si basa gran parte della musica occidentale sia colta sia popular, nonché il merito di avviare un lungo processo di sperimentazione compositiva. Sulla scia di tale atteggiamento rivoluzionario videro la luce nuove correnti tra cui appunto il minimalismo musicale: una versione più fruibile del serialismo weberniano. Tra i principali esponenti La Monte Thornton Young, Philip Glass e lo stesso Reich. La giovane De Keersmaeker, prendendo spunto da quest'ultimo, dà origine a una danza le cui cellule dialogano o imitano la musica del compositore statunitense, mettendo a dura prova non tanto il sistema muscolare ma soprattutto l'equilibrio e la mente dell'interprete.
Il contesto boschivo del parco delle Cascine scelto per la messinscena richiama l'atmosfera originale: una pedana ricoperta da sabbia bianca immersa nel verde. Qui una danzatrice, con movimenti rispondenti a uno schema coreografico ripetitivo e additivo, imprime il suo passaggio sul terreno sabbioso. Il pubblico è disposto tutt'intorno allo spazio scenico, quasi a simulare l'occhio della macchina da presa che, nella video-arte di Fase, attraverso il montaggio mostra la danzatrice da diversi punti di vista. Essendo Violin Phase ben documentato da filmati e da numerosi scritti in cui l'artista spiega la coreografia e la ricerca che ne sta alla base, la messinscena fiorentina propone una performance filologicamente ineccepibile, appagante. Nondimeno la distanza temporale è notevole e la danzatrice non è più coreografa-danzatrice bensì interprete. La replica del pomeriggio del 3 settembre si è avvalsa della presenza di Yuika Hashimoto, capace di rispecchiare a suo modo una femminilità androgina, grintosa e allo stesso tempo delicata come è stata quella della giovane Anne Teresa nel 1982.
Del resto, va detto, Violin Phase non è più “avanguardia”. Per lo spettatore più avvertito non è forse azzardato definirlo “storia”: caposaldo della danza contemporanea del ventesimo secolo. Per il pubblico medio o poco abituato alla fruizione di danza contemporanea potrebbe invece apparire ancora difficile da comprendere e contestualizzare.Violin Phase
Cast & credits
Titolo
Violin Phase |
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Origine
Belgio |
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Anno
1982 |
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Città rappresentazione
Firenze |
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Luogo rappresentazione
Parco delle Cascine |
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Prima rappresentazione
Bruxelles |
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Evento
Fabbrica Europa |
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Soggetto
Thierry De Mey |
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Coreografia
Anne Teresa De Keersmaeker |
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Corpo di ballo
Yuika Hashimoto, Soa Ratsifandrihana |
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Musiche
Steve Reich (Violin Phase, 1967) |
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Note
Violino: Shem Guibbory Coordinamento artistico e planning: Anne Van Aeschot Direzione tecnica: Marlies Jacques Tecnico: Quentin Maes Con il sostegno della Comunità Fiamminga e della Fondazione BNP Paribas |