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Suonala ancora Larsen

di Giuseppe Mattia
  Zanka Contact
Data di pubblicazione su web 04/09/2020  

La sezione Orizzonti di questa edizione della Mostra si avvale della presenza di Ismaël El Iraki, classe ’83, con il suo lungometraggio d’esordio Zanka Contact. Il regista marocchino, dopo il pluripremiato cortometraggio H’rash (2009), porta in laguna un titolo che, piaccia o no, si distingue per commistione di stili e coraggio nella mise-en-scène.

Il film entra subito nel vivo con l’ingresso sullo schermo della prostituta Nisrine (Khansa Batma), il cui vero nome è Rajae. La ripresa al rallentatore è portatrice “sana” di vivacità visiva, kitsch al punto giusto nella piacevole sfrontatezza sul volto della donna. Dopo una corsa in taxi verso chissà dove, avviene la prima rottura dell’equilibrio che dà il la ai titoli di testa in stile pulp. La storia si riavvolge e le immagini televisive di un concerto rock anticipano l’ingresso del protagonista maschile, imbavagliato e in balia di due uomini cui deve una grossa somma di denaro. La “vittima” è l’ex rockstar eroinomane Larsen (Ahmed Hammoud), nome d’arte ispirato all’omonimo effetto (l’insopportabile fischio stridente degli altoparlanti). Nisrine e Larsen sono due personaggi al limite destinati (letteralmente) a scontrarsi, innescando una serie incontrovertibile di eventi che danno vita a una pellicola un po’ pretenziosa in spericolato equilibrio sui consolidati generi della Hollywood “classica” degli anni Trenta – il western (anche quello italiano), il musical e il gangster – trasformandosi poi in melodramma fino a scimmiottare il road movie.


Una scena del film
© Biennale Cinema 2020

El Iraki, sopravvissuto non senza conseguenze alla parigina notte senza fine del Bataclan (2015), porta in scena, con tinte autobiografiche, due anime perdute che provano a risollevarsi da un disturbo da stress post-traumatico, vittime entrambe di inenarrabili violenze, riportate sullo schermo con le suggestive sequenze allucinatorie che assalgono Larsen, sempre con indosso la sua giacca di pelle di serpente. Più che il Brando di The Fugitive Kind (1960) ricorda il Nicolas Cage di Wild at Heart (1990). I protagonisti, destinati ad amarsi già dal primo incontro, sono entrambi prigionieri del passato ma anche del presente: lui la siringa e lei il bordello. In questa suggestiva Casablanca, il crocevia delle loro vite è la musica, unica possibilità catartica (quasi) per tutti. Entrati in una grottesca escalation di ferocia in cui vengono inseguiti e braccati come selvaggina, tentano di salvarsi a vicenda, tant’è che a Larsen a un certo punto verrà detto: «Ricorda che prima di lei eri morto».

Una scena del film
© Biennale Cinema 2020

Sebbene la mescolanza di stili e di generi conferisca vitalità alla pellicola, verso lo scioglimento si eccede nel sentimentalismo, abbandonando la freschezza narrativa della prima parte. Tuttavia va riconosciuto al regista il merito di aver gestito una sceneggiatura complessa, strizzando l’occhio al cinema tarantiniano e a quello sud-coreano, sempre più emergente nel panorama internazionale. Un altro merito consiste negli elementi di forte denuncia sociale, come quelli contro il sistema giudiziario marocchino, l’omertà del popolo e il sovranismo (si veda la folgore verbale scagliata nei confronti di Donald Trump).

L’idea trasmessa dal regista è che certi traumi non possono essere accantonati, né cancellati. Ci si può solo convivere e provare in qualche modo a rinascere. Buona la prima.



Zanka Contact
cast cast & credits
 



Il regista Ismael El Iraki

 
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