In
tempi di Covid 19 e di cosiddetto lockdown,
quale migliore iniziativa per valorizzare una mostra intelligente e accattivante
come quella milanese dedicata ai palchi della Scala se non di incamminarla
sulla rete rendendola a tutti disponibile in modalità free access? Già allestita nei locali del Museo Teatrale scaligero a
partire dall8 novembre scorso, lesibizione curata da Pier Luigi Pizzi, su ricerca storiografica di Franco Pulcini, conosce ora una seconda vita sotto forma di sito
web valendosi di una veste grafica di grande impatto visivo e di un menu di
navigazione funzionale e ben orchestrato.
Lidea
che sta al fondo del progetto è originale, benché non nuova: lanalisi documentaria
delle vicende dei palchi della Scala per misurare le trasformazioni politiche,
culturali, sociali, di costume della città dal 1778 al 1920. Già un trentennio
fa Remo Giazotto, a sua volta
pioniere di questo genere di microstoria (fin dalle guerre dei palchi veneziane uscite a stampa negli anni Sessanta del
secolo scorso), aveva applicato tale approccio metodologico al teatro milanese,
ricostruendo anche attraverso le vicissitudini notarili e giudiziarie dei palchettisti
le imprese, gli appalti e la vita amministrativa del tempio della lirica ideato
dal Piermarini (Le carte della Scala,
di recente riedite dalleditore LIM). Il concetto stesso di ribaltare il punto
di vista tradizionale sul teatro considerando gli spettatori i veri “attori”, e
i loro palchi i rispettivi palcoscenici, vanta pagine e pagine di letteratura: dalle
testimonianze di Luigi Riccoboni
sullindisciplinato pubblico veneziano ai racconti autobiografici di Giacomo Casanova e Stendhal. Senza contare i capolavori dellarte figurativa, da Renoir a Mary Cassatt.
Santa Maria della Scala, incisione
I
palchi furono da sempre, nel modello della sala allitaliana, una ribalta privilegiata
in cui lélite ambì a rappresentare sé stessa e la propria distribuzione
gerarchica. Luoghi di ritrovo mondano per conversare, giocare, sedurre,
intrecciare liaisons amorose e ordire
intrighi diplomatici, oltre che per ascoltare musica, quei salottini
semi-privati pagati a caro prezzo da aristocratici e uomini facoltosi furono
considerati vere e proprie appendici delle rispettive dimore, arredati di tutto
punto con mobili, stemmi, sedili e soprattutto specchi, usati per la vanità
delle signore come per spiare, non visti, i movimenti degli altri “condomini”.
Attraverso
la Mappa digitale efficacemente disegnata
da Gianluca Biscalchin, il
visitatore-internauta ha le chiavi virtuali di accesso al prospetto schematico con
i centocinquantacinque palchi della Scala, tutti numerati e cliccabili singolarmente.
Ogni palco si apre come una piccola finestra sulla relativa scheda
documentaria, che registra una nota cronologica più o meno estesa e lelenco
alfabetico dei diversi proprietari, linkati a loro volta alle rispettive biografie.
La sistematizzazione dei dati consente di collegare le tante piccole storie con
la Storia, scoprendo ad esempio come, nellatmosfera sospettosa dei moti
risorgimentali, Silvio Pellico, Piero Maroncelli e forse Giovanni Berchet si incontrassero nei
palchi quattordici secondo ordine e cinque primo ordine al riparo dagli sguardi
furtivi delle spie austriache che presidiavano il teatro.
Giulio Fedeli, Teresa Litta DAdda, Giuseppe Parini e Pietro Verri frequentatori dei palchi della Scala
Lapparato
scientifico, compilato da studenti e diplomati del Conservatorio
Giuseppe Verdi di Milano supervisionati da Pinuccia
Carrer, Antonio Schilirò e Massimo Gentili Tedeschi della Biblioteca Braidense, comprende anche dieci dossier (sezione Approfondimenti) dedicati, tra
le altre cose, al gioco dazzardo praticato nel ridotto del teatro, alle donne
proprietarie dei palchi o ai tanti ospiti
illustri che frequentarono gli accoglienti salottini scaligeri: da Pietro Verri a Cesare Beccaria, da Giuseppe
Parini a Ugo Foscolo, da Alessandro Manzoni a Giuseppe Verdi.
Il palco reale del Teatro alla Scala
Vero
punto di forza del progetto, a disposizione di tutti quegli studiosi che vogliano
intraprendere percorsi di indagine autonoma, è laccesso diretto al database
che consente, attraverso apposita maschera di ricerca, di investigare tra
milletrecentoventicinque proprietari di palchi, selezionabili attraverso un
sistema di filtri relativi allo status, al genere, alle connotazioni sociali.
In questo senso la mostra non esaurisce la sua funzione nel breve termine, ma
si propone come permanente strumento di supporto alla ricerca, indispensabile per
quanti vorranno rintracciare, tra le piccole “celle” del grande “alveare” della
Scala, una base documentale per lo studio di quegli aristocratici, principi, artisti,
letterati, benefattori, ecclesiastici, nobildonne che ne fecero la storia.
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