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La necessità di un amore estivo

di Matteo Citrini*
  Madre
Data di pubblicazione su web 05/09/2019  

Abbandonando gli elementi thriller che avevano contraddistinto il precedente omonimo cortometraggio, Madre di Rodrigo Sorogoyen narra la complessa relazione tra Elena (Marta Nieto), quarantenne spagnola il cui figlio è scomparso dieci anni prima sulla stessa spiaggia dove lei ora vive, e Jean (Jules Porier), un ragazzo francese in cui la donna rivede la figura cresciuta del proprio bambino perduto.

Una storia d’amore insolita, fatta di sfumature, di sovrapposizioni e di ambiguità. La gioia che Elena trae da quell’adolescente che si manifesta come la reincarnazione del figlio è incrinata dalla caducità di un’illusione consapevole che si sa durare solo una flebile estate. Mentre Jean prova per quell’affascinante, triste donna un’attrazione irresistibile, tra i due si crea un “equilibrio” tanto delicato quanto precario, puntualmente messo in crisi dal nugolo di personaggi intorno a loro, incapaci di cogliere la necessità profonda del loro rapporto. Seppur inevitabilmente destinato a finire in breve tempo, quell’incontro rappresenta per entrambi l’occasione di una riconciliazione con sé stessi: per Elena è il superamento di un lutto da cui non è mai riuscita a emergere definitivamente e che gli ha tolto ogni gioia di vivere; per Jean è l’opportunità di trovare il coraggio di uscire dal bozzolo dell’adolescenza per iniziare ad affacciarsi sul mondo degli adulti.


Una scena del film
© Biennale Cinema 2019

Sorogoyen dirige con eleganza e precisione, prestando sempre molta cura nella composizione dell’inquadratura e senza mai abbandonarsi a inutili virtuosismi. In particolare, l’uso dei campi lunghi restituisce un’immagine ricca di presenze invisibili le cui forze operano incessantemente sul film: il bambino scomparso, l’occhio costante della madre che ancora lo cerca, le orme dei bagnanti sulla sabbia. Di grande efficacia è anche lo stacco iniziale che collega la tragica telefonata in cui Elena parla l’ultima volta con il figlio con la ripresa della spiaggia dove il fanciullo è scomparso. Invano lo spettatore cerca, nascosta tra le onde e gli scogli, quella piccola figura solitaria: lentamente appare una terribile scritta, «dieci anni dopo», e in un semplice gesto si frantuma ogni speranza.


Una scena del film
© Biennale Cinema 2019

Da sottolineare anche la prova dei due protagonisti: tra Marta Nieto e Jules Porier sembra esserci una naturale alchimia che rende spontanei le carezze, i baci, gli sguardi con cui comunicano tra loro. Un amore mai triviale, ma mai neppure del tutto casto, e per questo sempre vero e credibile: il bacio finale con cui si congedano è il suggello di questo ineffabile legame che solo un’immagine privata di inutili parole e di sclerotici pregiudizi riesce a restituire.

In concorso per la sezione “Orizzonti”, Madre si contraddistingue per la maturità dimostrata dal regista e dagli attori nell’affrontare un tema tanto sottile esposto al rischio di scadere nel “falso”, nel “costruito”. Invece, grazie anche a un abile lavoro sui rapporti visivi tra personaggio e ambiente e sull’asse del visibile e invisibile, Sorogoyen sorprende lo spettatore per raffinatezza e profondità.


*Dottorando in Storia dello spettacolo presso l’Università di Firenze. 



Madre
cast cast & credits
 


Il regista 
Rodrigo Sorogoyen

 
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