Sotto
lapparenza di “storia sul ritorno del figliol prodigo”, Revenir cela una piccola ma affascinante indagine sullelaborazione
di un lutto e sulle complesse dinamiche che si instaurano tra coloro che lo
condividono.
A partire dal
protagonista Thomas (Niels Schneider),
scappato in gioventù dal proprio paese natale, sperduto nella campagna francese
cui ora ritorna richiamato dalla madre morente. In questi giorni di veglia
scopre il vuoto familiare e relazionale che lo aveva spinto a fuggire. Così pure per il
padre, incapace di accettarne la lontananza ad anni di distanza e che assiste inebetito
alla morte dellamata moglie. E lo si coglie, infine, anche nel personaggio di Mona
(Adèle Exarchopoulos), vedova del
fratello di Thomas e madre single dellesuberante
Alex, angosciata dalle responsabilità e timorosa per il futuro.
Una scena del film © Biennale Cinema 2019
Ognuno
di questi personaggi cerca il proprio modo di riempire quel vuoto che si crea
dopo la scomparsa o labbandono di una persona cara. Ciascuno lo trova nei
luoghi più insperati: nel fango e nella terra dove Thomas e Mona si uniscono con
passione e disperazione o nel temuto bosco in cui il fratello di Thomas perse
la vita, ma in cui adesso Thomas ha loccasione per ricongiungersi con il padre.
Parabole di allontanamento e riavvicinamento tra i personaggi che sembrano
suggerire la necessità fisiologica di una famiglia, senza però mai eccedere in
moralismi: la macchina da presa si muove sempre vicino ai personaggi con fredda distanza, senza mai
assoggettarsi a essi né giudicarli.
Una scena del film © Biennale Cinema 2019
Da lodare è proprio la scelta da parte della regista Jessica Palud di evitare qualsiasi perbenismo e rifuggire da inutili psicologismi, dando così adito a scene ricche di silenzi sospesi densi di significato. In particolare, la prova recitativa del padre, Patrick dAssumçao, conferisce spessore a un personaggio che sarebbe facilmente potuto apparire blando, piatto. Al contempo però lascia qualche perplessità un certo eccesso di simbolismo (il fango, il bosco, la sorgente) che stride con limpostazione generalmente “realista” del film: a fronte di dialoghi schietti e scevri di banalità, i fatti si susseguono in un ordine quasi scontato e convergono in un finale forse eccessivamente pulito proprio in virtù della complessità dei sentimenti precedentemente mostrati.
Con Revenir la regista Palud
si dimostra unabile direttrice di attori e unattenta osservatrice
dellanimo umano, a dispetto però di una sceneggiatura a tratti forse troppo
simmetrica, lineare.
* Dottorando in Storia dello spettacolo presso lUniversità di Firenze. Impaginazione di Antonia Liberto, dottoranda in Storia dello spettacolo presso lUniversità di Firenze.
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