Un vigoroso affresco storico
Negli anni bui di una Francia umiliata dai disastri della guerra franco-prussiana e dalla perdita delle regioni dell'Alsazia e della Lorena, il giovane ufficiale dell'esercito francese, alsaziano di origine ebraica, Alfred Dreyfus divenne il capro espiatorio della rabbia dei vertici militari colpevoli della sconfitta. Con la connivenza di un governo parimenti bisognoso di giustificazioni. L'accusa di spionaggio a favore del nemico venne confortata da una ben orchestrata solidarietà istituzionale che contribuì a fomentare lo strisciante antisemitismo. L'ufficiale fu condannato.
Polanski attacca in medias res, con la folgorante cerimonia della degradazione che vede l'uomo, immiserito dall'umiliazione, privato di tutti i simboli della dignità militare e poi inviato ai confini del mondo. Quello che interessa Polanski, e che istruisce a meraviglia, è il processo al processo. Il film si snoda con la forza del legal thriller, affidato alle indagini di Georges Picquart, capo dello spionaggio militare, che ripercorre con determinazione implacabile tutte le tappe della congiura. Con l'aiuto di un giornalismo libero e coraggioso. Quello che permise a Émile Zola di lanciare dalle pagine dell'«Aurore» il celebre “J'accuse” che, chiamando sul banco degli imputati l'intera classe politico-militare, contribuì ai successivi rivolgimenti politico-sociali. Sia Zola che Picquart pagarono di persona ma alla fine l'ufficiale venne riabilitato e Picquart venne addirittura chiamato al ruolo di ministro della guerra nel 1906 nel governo Clemenceau.
L'estensione cronologica della vicenda è molto ampia ma il regista riesce a dipanarla con grande chiarezza e a concentrare nella sceneggiatura, di cui è autore assieme a Robert Harris, la lucidità dell'insieme e la precisione del dettaglio. Senza perdere la presa dipana il suo personale atto di accusa (velato di un lieve tratto autobiografico?) e tiene inchiodato lo spettatore attraverso labirintici ma nitidissimi percorsi. E alla fine riesce, attraverso un protagonista assoluto (l'eccellente Jean Dujardin che mette in ombra il deuteragonista Louis Garrel) a costruire un film corale. Ma non perché presenti alla sbarra molti imputati o perché di tanto in tanto faccia comparire la massa dei cittadini quanto perché riesce a dare, attraverso il rigoroso accertamento della verità e delle responsabilità individuali, il senso della responsabilità collettiva. E a sottolineare con grande forza quali distorsioni possono nascondersi sotto la motivazione degli interessi nazionali.
Cast & credits
Titolo
J'accuse |
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Sotto titolo
L'ufficiale e la spia |
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Origine
Francia, Italia |
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Anno
2019 |
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Durata
132 min. |
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Città rappresentazione
Venezia |
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Luogo rappresentazione
Sala Grande, PalaBiennale |
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Prima rappresentazione
30 agosto 2019 |
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Evento
76ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2019 |
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Colore | |
Titolo testo d'origine
L’Ufficiale e la Spia |
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Autori testo d'origine
Robert Harris |
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Regia
Roman Polanski |
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Interpreti
Jean Dujardin Louis Garrel Emmanuelle Seigner Grégory Gadebois |
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Produzione
Legende Films RP Productions Eliseo Cinema Rai Cinema Gaumont France 2 Cinéma France 3 Cinéma Kinoprime Foundation Kenosis Horus Movies |
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Distribuzione
Playtime / 01 Distribution (ITA) |
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Scenografia
Jean Rabasse |
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Costumi
Pascaline Chavanne |
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Sceneggiatura
Robert Harris, Roman Polanski |
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Montaggio
Hervé Deluze |
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Fotografia
Pawel Edelman |
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Effetti speciali
CGEV |
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Suono
Lucien Balibar |
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Musiche
Alexandre Desplat |
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Lingue disponibili
francese, inglese |