Le eredità quando
sono grandi lasciano il segno e fruttano ancor di più se chi ne usufruisce sa gestire al
meglio il patrimonio ricevuto. Fuor di metafora: Aterballetto è il prezioso lascito predisposto a inizio 2017 da Cristina Bozzolini
– proiettata verso altre imprese gestionali –, oggi diventato più che mai
cospicuo nelle mani del direttore generale Gigi Cristoforetti e della coordinatrice
artistica Sveva Berti.
Una compagnia straordinaria, compatta, coesa
che ha fatto tesoro della lezione “bozzoliniana” per affrontare una nuova crescita
professionale di altissimo profilo culturale e coreografico. Sì, perché lapplauditissimo
Bach Project, in prima assoluta al
Teatro Carignano di Torino per TorinoDanza festival, se da un lato continua a
presentare Aterballetto come una “compagnia di autori”, ovvero un organico capace di riproporre lavori di accreditati
maestri accanto a creazioni di giovani coreografi, dallaltro spinge la
formazione di Reggio Emilia a esplorare il rapporto tra classicità musicale e
contemporaneità coreutica, nonché a proporre almeno un pezzo con musica dal
vivo. E proprio nellottica di questa progettualità si colloca il dittico Bach Project formato da Sarabande del grande Jiří Kylián
su Partita n. 2 in Re Minore Sarabande
di Johann Sebastian Bach e da Domus Aurea del talentuoso Diego
Tortelli sulle Suites Francesi bachiane trascritte da Giorgio Colombo
Taccani ed eseguite dallEnsemble Sentieri Selvaggi.
Un momento dello spettacolo © Teatro Carignano di Torino Kylián, maestro della coreografia
contemporanea, si lascia, per così dire, interpretare da Aterballetto
riconoscendogli le qualità giuste per misurarsi con Sarabande. Una creazione del 1990 appartenente al cosiddetto
periodo “bianco e nero” di Jiří, creata per il Nederlands Dans Theater e
tuttora capace di “parlare” alla danza di danza. Un “dialogo” in cui gli
interlocutori da ideali si fanno reali e viceversa per reificare un concetto di
danza cerebrale, assoluta eppure fisicamente ed emotivamente umana.
Sulla musica di Bach, Kylián si interroga sui grandi
“perché” che fin dalletà della ragione tormentano la mente umana e, nel
tentativo di dare risposte a tali interrogativi, li trasforma in input
coreografici per un balletto a sei. Un sestetto maschile i cui componenti (Saul
Daniele Ardillo, Damiano Artale, Hektor Budlla, Philippe
Kratz, Giulio Pighini, Roberto Tedesco) appaiono in scena quando
enormi sagome addobbate con ricercatissimi costumi settecenteschi, firmati da Joke
Visser, vengono tirate su e
restano sospese in aria. Ominose presenze di una raffinata scenografia ideata
dallo stesso Kylián ovattata dalle luci basse sempre di sua creazione.
Sarabande dura in tutto diciannove minuti. Dopo una
breve sequenza in cui i danzatori creano una partitura con il respiro e lo
strisciare dei passi sul palcoscenico, lattacco della Partita in Re Minore di Bach travolge e stravolge gli interpreti
chiamati a eseguire a un ritmo serratissimo un turbinio di passi nel tentativo
di dare risposte a ineludibili “perché”. Un pezzo dautore che richiede un
notevole talento interpretativo ed esecutivo, ampiamente dimostrato dai sei di
Aterballetto.
Un momento dello spettacolo © Teatro Carignano di Torino
Con Domus
Aurea latmosfera cambia. Diego Tortelli “scrive” la sua coreografia dentro
e fuori a “fogli” squadrati che rappresentano le pareti di una casa. La Domus Aurea di neroniana memoria è richiamata
dallo spazio scenico disegnato dallartista visivo Massimo Uberti e
dalle luci di Carlo Cerri. Luci geometriche che esaltano le performances dei sedici elementi
maschili e femminili di Aterballetto, accompagnati dalle Suites Francesi di Bach eseguite da Mirco Ghirandini al
clarinetto, Paola Fre al flauto, Piercarlo Sacco al violino, Aya
Shimura al violoncello, Andrea Dulbecco al vibrafono e alle percussioni.
Bach è dunque lanima di questo progetto, vero
trait dunion tra il primo e il
secondo pezzo della serata. Se nel primo caso è lindiscussa autorità di Kylián
a tenere banco, nel secondo a sorprendere è la creatività di un artista appena
trentunenne eppure già “rodato” da una carriera di ballerino e coreografo di
tutto rispetto. Tortelli conosce il suo mestiere. Sa cosa significa danzare,
coreografare e coinvolgere gli interpreti nella resa del suo dinamico pensiero
coreutico. Questa Domus Aurea è lo
specchio della nostra vita fatta di incontri, di addii, di storie, di amori, di
dolori. Alla danza si lascia il compito di rappresentare la nostra esistenza,
chiusa tra quattro pareti ma anche libera da esse. Il linguaggio da astratto
diventa materico e i corpi compiono evoluzioni e involuzioni contemporanee fino
a dare vita a tableaux vivants che
animano le pareti di luce di questa casa dorata. Figure umane e proiezioni di
un vissuto sempre incerto ma proprio per questo riconoscibile e leggibile nellafasica
eloquenza della bella danza di Tortelli e di Aterballetto.
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