Com’è profondo il mare
Al fianco del semplice intreccio che ruota intorno a quella che nella finzione è la numerosa famiglia di Cuarón (nonna, madre, padre e tre fratelli), comprensiva di tutto l'apparato domestico (il vero protagonista), si sente l'odore degli anni Settanta con i problemi sociali e politici ricostruiti in modo da non restringerli al ruolo di mera cornice bensì da innalzarli a cuore pulsante dietro qualsiasi gesto. Non a caso una delle sequenze più belle è la cruenta soppressione di un corteo studentesco, visibile dall'alto attraverso la finestra di un edificio.
Come se non bastasse, trasuda politica tutto il percorso “di formazione” di Cloe (Yalitza Aparicio), soprattutto da quando rimane incinta di colui che pensava potesse essere il suo compagno di vita: una maternità a tappe che rimanda alla riflessione sul ruolo della donna negli ambiti lavorativo, civile e famigliare. «Qualsiasi cosa ti dicano, noi siamo sole» le viene detto dalla signora di casa in balia dell'alcol e della delusione. Mentre Cloe aspetta con tanta incertezza il realizzarsi dell'eredità (che si tramuterà in un lancinante senso di colpa), la famiglia che la ospita deve affrontare la separazione dei genitori e capire l'importanza del ruolo materno in una condizione di solitudine; su binari paralleli, questi viaggi intimi e complementari ne vanno a costruire un altro di più ampio respiro in cui ci si chiede quali siano gli elementi che definiscono un nucleo famigliare, al di là della tradizione e delle aspettative socialmente riconosciute.
Scavando nel sostrato cinefilo tipico della produzione di Cuarón, la Roma del titolo potrebbe essere un simbolo: non tanto di qualcosa oltre i confini del Messico cui aspirare quanto dell'esistenza in ogni parte del globo di un luogo mitologico sempre al centro dell'esistenza umana, come la stessa Città Eterna frutto delle ossessioni dei tanti registi italiani presi quale fonte d'ispirazione (Pasolini, Fellini, i fratelli Taviani). Vedendo quanto la vita a Città del Messico si realizzi in pochi spazi di raduno (che sia un cortile, un cinema “paradiso” o una galleria piena di macchine che sembra uscire da 8 e mezzo) non può che venire in mente la concezione universale della Capitale felliniana, in cui si metteva in scena l'intero genere umano nella sua storia-Storia e nelle sue ironiche, circensi contraddizioni.
Infine, attraverso una precisa e incantevole struttura ciclica, ritorna l'immagine di una spiaggia paradisiaca dove si compie ancora una volta la rinascita dell'essere umano capace ormai di accettare la bellezza dell'essere “qui e ora” e di avere un ruolo da svolgere per l'altrui felicità. Il mare è nuovamente il fulcro di senso di un racconto che, nonostante numerose insidie e sofferenze, non si lascia mai andare a un profondo sconforto. Come lo spettatore che rimane totalmente incantato e commosso da così tanto amore le infinite declinazioni del cinema e della vita.
Roma
Cast & credits
Titolo
Roma |
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Origine
Messico |
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Anno
2018 |
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Durata
135 min. |
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Città rappresentazione
Venezia |
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Prima rappresentazione
30 agosto 2018 |
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Evento
75ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2018 |
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Bianco e nero | |
Regia
Alfonso Cuarón |
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Interpreti
Yalitza Aparicio Marina de Tavira Nancy Garcia Jorge Antonio Veronica Garcia Marco Graf Daniela Demesa Carlos Peralta Diego Cortina Autrey |
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Produttori
Gabriela Rodríguez, Alfonso Cuarón, Nicolás Celis |
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Produzione
Esperanto Filmoj, Participant Media |
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Distribuzione
Netflix |
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Scenografia
Eugenio Caballero |
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Costumi
Anna Terrazas |
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Sceneggiatura
Alfonso Cuarón |
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Montaggio
Alfonso Cuarón, Adam Gough |
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Fotografia
Alfonso Cuarón |
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Effetti speciali
Alejandro Vázquez |
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Suono
Sergio Díaz, Skip Lievsay, Craig Henighan, José Antonio García |