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Viaggi nella mente

di Lorenzo Campus
  The Mountain
Data di pubblicazione su web 03/09/2018  

Con The Mountain il regista indipendente americano Rick Alverson esordisce nel panorama veneziano proponendo un’opera che mette da parte l’elemento narrativo per far risaltare quello riflessivo e psicologico. 

Andy (Tye Sheridan) è un giovane che vive insieme al padre mentre la madre si trova in una clinica per malattie mentali. Dopo la morte del genitore incontra il dottor Wallace Fiennes (Jeff Goldblum), ex medico della madre, il quale lo invita a seguirlo per fargli da fotografo e assistente in un itinerario attraverso vari ospedali psichiatrici nei quali il dottore usa la pratica della lobotomia sui pazienti. Man mano che il viaggio prosegue Andy si immedesima sempre di più nei vari pazienti tra i quali c’è Susan (Hannah Gross), una ragazza che vive con il padre e per la quale proverà un’attrazione. 



Una scena del film
© Biennale Cinema 2018

La storia raccontata da Alverson è condotta attraverso sequenze narrative che si configurano come una carrellata di luoghi e di persone inseriti in un mondo catatonico e a tratti surreale, in uno scenario che riflette lo stato psicologico di ciascun personaggio. 

Il tema centrale è quello della lobotomia, pratica che il dottor Fiennes utilizza per “ristabilire” i pazienti affetti da patologie mentali. La pratica lobotomica, utilizzata nell’America degli anni ’50 da un medico cui Fiennes è ispirato, diviene metafora dell’utopia dell’essere umano lanciato nel progresso che, nella propria convinzione di supremazia, pensa di potere tutto, perfino di poter cambiare e ripristinare ciò che considera diverso e sbagliato all’interno di sé senza pensare agli effetti delle proprie azioni. Un tipo di trattamento, quello della lobotomia, disumano e dannoso, osteggiato dagli stessi medici del tempo. L’utopia è contraddittoria già nel personaggio che la incarna, il dottor Fiennes che, nella presunzione di poter controllare e modificare qualsiasi uomo, non ha in realtà potere nemmeno sulla propria persona e finisce vittima di sé stesso quando ogni sera si trova accasciato a terra devastato dall’alcol e dal sesso. 



Una scena del film
© Biennale Cinema 2018

Al suo fianco il giovane Andy osserva e registra quanto accade nelle foto che scatta in uno stato di immobilità e di totale mancanza di certezze. Il viaggio vissuto dal ragazzo insieme al dottore – che scandisce la narrazione – è un viaggio psicologico oltre che fisico, un iter spirituale alla ricerca di una verità esistenziale condotto attraverso una serie di sequenze dominate dai silenzi, dalle pause, da domande che non hanno risposte. Una storia in cui l’elemento narrativo è debole e subordinato alla riflessione, alla metafora psicologico-esistenziale dell’uomo e all’immagine. L’elemento visivo, dominante, è il punto di forza del film che si snoda attraverso inquadrature che pongono sempre il personaggio al centro, mettendolo di fronte all’occhio dello spettatore e costruendo tanti scenari in cui si possono percepire l’inquietudine e le incertezze dei protagonisti.



The Mountain
cast cast & credits
 



La locandina
 
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