Marco
Sciaccaluga,
regista classe ʼ53, formatosi al Teatro Stabile di Genova, legge Schiller e lo affronta senza fronzoli.
Per niente convenzionale è il modo con cui si approccia alla sua nuova fatica
teatrale: lallestimento di quellIntrigo
e amore, capolavoro del Settecento tedesco, così lontano dai merletti delle
vezzose pièce francesi del tempo.
Sciaccaluga è consapevole delle caratteristiche politiche e riflessive del
testo, forse anche alla luce delle teorizzazioni di Barthes e Benjamin, entrambi
profondamente affascinati dal dramma barocco tedesco. Il regista restituisce al
pubblico italiano una lettura avvincente dellopera – date le caratteristiche
fortemente emozionali di Amore –, e al contempo indignata – con riferimento al
contesto socio-politico dellIntrigo.
Il palcoscenico aperto svela al pubblico fin dal suo
arrivo la scena antinaturalistica e contemporanea, la sala prove di unorchestra
sulla quale incombe l“americana” abbassata. “Lavori in corso”. Gli attori in
costume settecentesco fanno il loro ingresso occupando le sedute dei musicisti.
Non sono ancora personaggi, sono “funzioni” in senso ostentatamente
epico-brechtiano. Commentano e scandiscono lazione per tutta la durata (quasi
tre ore) della lunga tragedia della gelosia.
Un momento dello spettacolo © Bepi Caroli
Come noto, Schiller racconta la travagliata storia
damore tra il maggiore Ferdinand Von Walter (Simone Toni) e la bella borghese Luise (Alice Arcuri, personaggio che ispirerà la Luisa Miller di Verdi).
Lui è il figlio del presidente Von Walter (Stefano
Santospago), nobiluomo corrotto e arrivista che con intrighi politici e
delitti si è fatto spazio alla corte di un principe tedesco; lei è la figlia di
Miller (Enrico Campanati), maestro
di musica saggio e onesto (a suo discapito). La scenografia propone la sala
prove, casa del musicista. Tale scena unica, con essenziali spostamenti di
sedute e postazioni, è funzionale a tutti i cambi di ambientazione. Troneggia
al centro del palco un pianoforte, suonato per lo più dallorchestratore
dellintrigo, il segretario Wurm (“verme”): un bravissimo Andrea
Nicolini, grottesco e straniato marionettista che manovra i fili della pièce intrecciando le dinamiche del potere.
Uomo corrotto che sa, e sapendo può ricattare, ambisce alla mano di Luise. Non
ricambiato fa di tutto per minare la felicità dei due giovani. La differenza
sociale tra i due amanti gli semplifica le manovre. La gelosia farà il resto.
Un momento dello spettacolo © Bepi Caroli Completano il cast Mariangeles Torres, la favorita del principe antagonista di Luise; Orietta Notari nei panni della madre della giovane Frau Millerin, donna melliflua che non disdegna la scalata sociale (salvo rimanere povera e pazza); e Roberto Alinghieri, un maresciallo Von Kalb dagli “atteggiamenti” omosessuali, suo malgrado eletto a Iago della situazione. Wurm-Nicolini (che è anche il curatore delle musiche), con faccia funerea di biacca, fronte altissima accentuata dalla stempiatura e dalla parrucca settecentesca orribilmente acconciata, annuncia “epicamente” ogni scena e ogni atto. Tale espediente è efficace solo là dove lattore – raramente a dire il vero – non calca il peso della didascalia. Altrimenti stanca, nelleconomia di un testo che, a tratti ripetitivo e scontato, avrebbe necessitato di qualche sforbiciata ulteriore (tuttavia la ripetizione è un ingrediente dello straniamento).
Un momento dello spettacolo © Bepi Caroli
Eterogenei ed efficaci gli attori diretti da
Sciaccaluga, in particolare i “cattivi”. Il Presidente-Santospago,
Wurm-Nicolini e Lady Milford-Torres (personaggio politicamente positivo)
riescono a tenere alta lattenzione del pubblico inserendo, tra le maglie del
dramma della gelosia di Ferdinand, la riflessione politica pessimistica
schilleriana fatta di corruzione, disegni criminali, arrivismo. Lunico risvolto
positivo si consuma tra le lenzuola. Si pensi a Lady Milford cortigiana capace
di arginare le nefandezze del Principe approfittando dei momenti in cui anche
il primo tra gli uomini è nudo (simile, appunto, a un verme).
Degna di nota, infine, la rappresentazione della
follia: irruenta e caricata a molla nel caso di Ferdinand-Toni, più sottile e
abilmente resa quella della del musico. Follia come conseguenza
di disperazioni opposte: gelosia insensata nel primo caso, frustrazione sociale
nel secondo.
Attraverso Schiller, Sciaccaluga ci regala
unimpietosa riflessione sullanimo umano e sulla società: opporsi allo status quo è unillusione; gli atti di
rottura, perseguiti dallingenuità di giovani innamorati, sono inconcludenti e
resi grotteschi, quasi banalizzati, dai giochi di potere che, nel Settecento
come oggi, contano più di qualsiasi emozione. Vera protagonista è la corruzione. http://newphentermine.net/
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