Lo spettatore di cinema forse molto ignora del regista e attore francese
Georges Méliès (1861-1938), un
precursore assoluto di quellarte, per la quale perfezionò la macchina da presa,
costruì impianti di produzione e girò centinaia di film, inaugurando i generi
più svariati. La sua inclinazione per lo spettacolo, le doti di fantasia e le
spiccate abilità manuali lo videro giovane frequentatore dei teatri parigini,
dove maturò un precoce apprendistato nellintrattenimento popolare. Nellallargata coproduzione presentata al Teatro Stabile di Genova, appare
protagonista Georges, già da bambino intelligente e ingegnoso costruttore di giocattoli,
scientificamente progettati e artigianalmente costruiti. Poi si assiste alle
sue prove di mago e illusionista presso i locali qualificati, dove superò i
maestri e si appassionò, esaltato dalle prime esperienze dei Lumière, alla riproduzione
dellimmagine in movimento. un momento dello spettacolo © Tristan Jeanne-Valès Lo spettacolo si propone di teatralizzare le meraviglie incontrate e reinventate
da questa singolare personalità, dallimmaginazione sfrenata e poetica. Vengono
così ricreate su una scena povera, semplice e ingenua, dal gusto tardo
ottocentesco, intuizioni ed emozioni tipiche del periodo. Tornano, in immagini
da film e in azioni attoriche, le condizioni materiali di ciò che Méliès
intendeva creare come nuova Arte Totale. Ne risulta unavventura, mezzo narrata,
mezzo dialogata (in francese con sopratitoli in italiano), in una successione
non cronologica depisodi riguardanti un personaggio sospeso fra Storia e
Utopia, sognatore di mondi nuovi. Sul canovaccio di un testo ora delicato, ora elementare (rivolto
soprattutto al jeune public),
recitano cinque giovani attori dallagilità circense e dai ruoli
intercambiabili, più una marionetta azionata dagli stessi, a rappresentare il
piccolo, versatile Georges. Prendendo spunto dal film “rudimentale”, Le voyage dans la lune (1902), si
ripercorre la vita fantasiosa e bizzarra dellartista del Théâtre Houdin, fra
sparizioni, levitazioni, balletti di bayadere
in calzamaglia color carne, su sfondi orientaleggianti. Impressionato dallirruzione
della locomotiva dei Lumière, Méliès realizza le prime animazioni visive. Mette
in scena la meticolosa descrizione, disegnata e mimata, del dinamismo di
ripresa del suo proto-cinematografo. Segue il trionfo del progresso tecnico,
con le meraviglie della Fata Elettricità, che attraversa la platea inondandola
dei suoi raggi. Si assiste allavvento delle imprese Pathé e Gaumont, a
confronto con lindustria di Hollywood. un momento dello spettacolo © Tristan Jeanne-Valès Lungo tante scene, o scenette, si delinea la poetica improntitudine dun
artista un po smarrito, in un mondo terribile e violento sconvolto dalla
Grande Guerra. Accanto ai molti motivi di stupore ed emozione, altre occasioni
storiche, che non vengono approfondite, avrebbero potuto documentare quel
periodo decisivo per i destini del mondo. Se il protagonista non saprà trarre
dal suo lavoro i vantaggi sperati e meritati, di fama e di finanze, sarà soprattutto
a causa della rivoluzione industriale. In effetti, dopo avere rappresentato nel
suo studio di posa pièces teatrali, lex-impresario
finirà con la moglie a gestire un negozio di dolciumi. Limpianto scenico, complesso e
funzionale, è un insieme di schermi, velari e accessori, ospitati in un
teatrino, di volta in volta spazio per i numeri dillusionismo o per le evoluzioni
dal vivo degli attori, in concomitanza o in sovrapposizione
con i filmati. Una sequenza, dedicata alla colorazione manuale della pellicola,
diffonde cromatiche apparizioni di farfalle, quasi ad annunciare la fine precoce
di unillusione. Il
sogno dellimpresa pionieristica di Méliès sembra confluire (o perdersi) nellevoluzione
del cinema americano.
Infine il nostro eroe immaginario, ricaduto
dalla Luna (raggiunta con un proiettile, come suggerito da Jules Verne) sulla Terra, si ritrova a danzare una coreografia in
stile Broadway con musica di George
Gershwin, in omaggio alla nuova civiltà imperatrice.
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