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Sul Furiosus

di Donatella Righini
  Sul Furiosus
Data di pubblicazione su web 18/09/2017  

Negli anni in cui prestava servizio a Ferrara presso la corte estense, Ludovico Ariosto iniziò a lavorare all’Orlando furioso. La prima edizione apparve nel 1516, salutata da un’immediata fortuna. L’autore continuò a rielaborare l’opera fino a una seconda edizione (1521) e un’ultima nel 1532, l’anno precedente la sua morte. Proprio a questa terza edizione si deve l’inizio del successo del poema come fonte testuale per la musica. A partire dal 1532 enorme fu la quantità di musica composta sui versi dell’Orlando furioso, seconda solo a quella realizzata sui testi di Petrarca prima degli anni Ottanta del secolo. Le forme musicali prescelte per rivestire i versi ariosteschi furono arie per ottave, barzellette, frottole, madrigali, mottetti e danze, realizzate dai maggiori compositori maggiori dell’epoca, italiani e fiamminghi: tra questi, Hoste da Reggio, Bartolomeo Tromboncino, Giaches de Wert, Orlando di Lasso, William Byrd, Cipriano de Rore, Philippe Verdelot, Alfonso Ferrabosco, Andrea Gabrieli, Giovanni Pierluigi da Palestrina. Ogni musicista con un suo stile, un suo linguaggio, una sua maniera di interpretare il testo.

Lo studioso statunitense Edward Milton Anderson, nel suo accurato volume Ariosto, Opera, and the 17th Century (Firenze, Olschki, 2017, a cura di Nicola Badolato), precisa che la storia dell’Orlando furioso in musica inizia sul terreno della canzone popolare del Cinquecento. Molti cantastorie, infatti, inseriscono versi dell’Ariosto nelle loro improvvisazioni canore. Ma è nel Seicento che, come scrive sempre lo studioso americano, il teatro musicale basato sull’Orlando furioso assume fondamentale importanza tanto per la quantità di edizioni e rifacimenti, quanto per l’alta qualità dei testi. Dopo l’Alcina di Sebastiano Martini (1609) attorno agli anni Venti di quel secolo pare intensificarsi l’interesse per l’Ariosto: solamente tra il 1620 e il 1635 ben quindici opere per teatro musicale furono composte su soggetti tratti dal Furioso. La fortuna non si arrestò: quattordici opere vennero scritte tra il 1642 e il 1675; altre dieci dal 1682 alla fine del secolo.          

Lo studio di Anderson si limita al Seicento, ma occorre ricordare che per altri due secoli, tra il 1702 e il 1800, ben novantasei opere musicali ebbero come soggetto temi tratti dal Furioso. Fra queste non possiamo non citare Orlando furioso, dramma per musica in tre atti, su libretto di Grazio Braccioli (1682-1752), andato in scena in due successive versioni, nel quadro dell’attività di compositore e impresario d’opera di Antonio Vivaldi: nel 1713 fu rappresentata la prima versione con musica di Giovanni Alberto Ristori e nel 1714 andò in scena una seconda versione con l’aggiunta di musiche composte da Vivaldi stesso, cui solo di recente è stato attribuito un numero di catalogo (RV 819). Nel 1727 il libretto venne ripreso, anonimo e con rimaneggiamenti, sotto il titolo semplificato di Orlando, per una messa in musica completamente nuova sempre da parte di Antonio Vivaldi (RV 728).

Dopo quasi tre secoli, un altro compositore (italiano di origine, ma residente e operativo a New York), Roberto Scarcella Perino, è stato sollecitato a scrivere un’opera, Furiosus: in questo caso la complicata storia dell’Orlando furioso è stata nitidamente adattata in libretto da Flora Gagliardi.

Ne parliamo direttamente con i due artefici, iniziando dalla librettista.

Professoressa Gagliardi, come è nata l’idea di una riduzione librettistica del poema di Ariosto?

L’idea di operare una riduzione dell’Orlando Furioso non si sarebbe mai presentata alla mia mente poiché, in genere, sono piuttosto contraria a versioni “facilitate”: le percepisco come riduttive non solo della storia in sé, ma soprattutto del senso e del significato. In questo caso Roberto Scarcella Perino mi ha un po’ forzato la mano; d’altra parte l’Orlando è un insieme complesso di tante storie intersecate fra loro e nello stesso tempo autonome e compiute in sé. Quindi, in altra e decisamente più modesta dimensione, non ho fatto altro che ripercorrere il modello dell’iter narrativo creato da Ariosto.

Come ha lavorato per ottenere una sintesi chiara e facilmente fruibile della complessa trama?

In questo caso non credo sia peregrino dichiarare che interviene l’intuizione: dopo aver di nuovo studiato Orlando e molti testi autorevoli inerenti al poema, ho lasciato, per non poco tempo, che tante sollecitazioni poetiche e colte sedimentassero e lasciassero traccia di libere suggestioni nella mia mente (e nel mio cuore). Si sono presentati perentori tre grandi filoni tematici: il rapporto con la natura, i mille volti dell’amore e la follia spaesante. La scelta era così compiuta ed è stato relativamente semplice inserire in questa cornice gli episodi più significativi e suggestivi: dall’amore di Angelica e Medoro, a quello di altre coppie come Bradamante e Ruggiero, Fiordiligi e Brandimanrte, ognuna con le proprie declinazioni. Così per il grande tema del confronto fra la ragione, rappresentata da Astolfo, e la follia di cui Orlando è il più valoroso paladino. Per finire con le potenti immagini delle selve, del mare e anche della terra splendida e corrusca dell’isola di Lipadusa, quella che accompagna con il suo profluvio di luci e colori il corteo funebre di Brandimarte. Mi è parso che una mano guidasse la mia e speriamo di non averla tradita

Ha scelto una forma di versificazione precisa o libera?

La versificazione è sempre diversa e ogni volta tagliata sulle figure dei vari personaggi o delle situazioni narrative; c’è sempre un ipermetro nei versi cantati da Astolfo per lasciare a lui la libertà che lo contraddistingue; l’irregolarità di Angelica è specchio della sua vaghezza; l’insistente regolarità di Orlando è sintomo della sua ossessione; ma il canto d’amore di Brandimarte più che al metro guarda alla sinestesia che ogni parola, ogni oggetto suscita nell’animo del nobile paladino. Il linguaggio ha un tono alto (elegante?) ma non aulico perché è attraverso la concretezza della parola che corrono le emozioni.

Quali sono le difficoltà maggiori che ha incontrato nella stesura del libretto?

La difficoltà maggiore è stata senz’altro quella di mantenere uno sviluppo narrativo logico e congruente, operazione non semplice data la smisurata quantità di articolazioni e di percorsi che Ariosto liberamente canta nel suo capolavoro.

Durante la composizione delle musiche da parte del maestro Roberto Scarcella Perino è stata necessaria qualche revisione ritmico-poetica?

Minime, questione di poche parole o di piccole aggiunte che rendessero ancora più chiaro lo svolgimento della storia. Il Maestro e io abbiamo già collaborato in passato, ci unisce un unico sentire fondato su un uso quasi “fisico”: per lui della musica, per me della parola.

***

Maestro Scarcella Perino, come è avvenuto l’incontro con la librettista del Furiosus? Aveva già in mente di lavorare su questo poema?

Tutto è nato in America e precisamente durante un seminario di pedagogia intitolato Italian through Music organizzato dalla University of Pennsylvania di Philadelphia. Un’altra guest speaker, la direttrice artistica dell’International Opera Theater, Karen Salliant, dopo aver ascoltato la mia musica, mi chiese di scrivere per la sua compagnia un’opera ispirata all’Orlando Furioso. Non c’era molto tempo a disposizione e mancava il libretto, ma non potevo dire di no al paladino Orlando, le cui gesta raccontate dai pupi siciliani avevano accompagnato gran parte della mia infanzia. Ho chiesto allora a Flora Gagliardi, con la quale avevamo già scritto con successo A caval donato, un’opera basata su un altro colosso epico: l’Iliade. Quando Flora ha accettato di scrivere il libretto del Furiosus sapevo già che «le dame, i cavalier, l’arme, gli amori» si sarebbero allineati perfettamente all’interno di un chiaro schema drammaturgico.

In questo caso è venuto “prima il testo e poi la musica”: quanto ha influito sulle scelte compositive?

Quando scrivo musica sono molto veloce e a volte impaziente. Mi è capitato più volte di scrivere la musica prima di ricevere il testo, ma quando ho dovuto inserire il testo nella musica già composta non ho mai ottenuto ottimi risultati.

Dopo aver studiato l’Orlando Furioso di Ariosto e visto la struttura dell’opera concepita da Flora, ho volutamente aspettato tutto il libretto senza comporre una singola frase musicale. Furiosus è nato come da tradizione: «prima il testo e poi la musica». Flora non è solo una librettista, ma anche una musicista, per cui ho dovuto solo liberare la musica dalle parole.

Quali sono gli stilemi scelti, le caratterizzazioni di personaggi, luoghi, tempi?

Furiosus comincia e finisce nell’epoca di Ariosto con un inno che ho immaginato rivolto ai duchi d’Este, un riferimento alla Toccata dell’Orfeo di Monteverdi dedicata ai Gonzaga. I personaggi nell’Orlando Furioso viaggiano dalla luna al paradiso, dall’Asia all’Africa, da Parigi a Lampedusa con estrema facilità. La mia musica fa un po’ lo stesso: ogni personaggio ha un suo percorso stilistico che vaga dal bel canto al virtuosismo rossiniano, da ritmi latino-americani a danze rinascimentali, dal canto popolare siciliano a sonorità asiatiche.

Quanta influenza hanno avuto sulle sue scelte musicali i compositori che precedentemente avevano messo in musica il Furioso?

La lista dei compositori che hanno affrontato i canti dell’Orlando Furioso è infinita. Le stanze dell’Orlando Furioso son state musicate sin dai contemporanei fino ai giorni nostri: dal madrigale di Orlando di Lasso (Pensier che ‘l cor m’agghiacci et ardi), alle opere di Vivaldi e Haydn fino alla più recente opera di Marco Betta Notte per me luminosa.

Tre anni fa ho avuto la fortuna di assistere a un concerto dell’opera Alcina interpretata da una splendida Joyce Di Donato al Carnegie Hall. La musica di Händel scritta nel 1735 mi è sembrata particolarmente vicina al mondo incantato di Ariosto e spesso è stata per me un riferimento. Ma devo ammettere che l’opera dei pupi di Mimmo Cuticchio è stata senz’altro l’ispirazione suprema.

La sua opera è stata rappresentata in prima assoluta a Città della Pieve, in collaborazione con International Opera Theatre di Philadelphia, per la regia di Karen Salliant  e la direzione d’orchestra di Concetta Anastasi : prevede recite future?

Prevedo molte recite future. L’opera è stata vissuta con entusiasmo dagli abitanti di Città della Pieve prima, durante e dopo la prima assoluta. La gente è uscita dal teatro fischiettando le melodie dell’opera, parlando della pazzia di Orlando, del colpo di fulmine tra Angelica e Medoro, del funerale di Brandimarte e del matrimonio di Ruggiero e Bradamante. Io e Flora abbiamo affrontato quest’opera con molta serietà, ma anche divertendoci molto e penso che siamo riusciti a trasmettere questa gioia non solo agli interpreti, ma soprattutto al pubblico.

***

Flora Gagliardi, nata a Pisa dove vive, ha svolto a livello nazionale e internazionale le professioni di pianista, maestro collaboratore, musicoterapeuta, counsellor, operatore ed educatore teatrale, formatore in ambito socio educativo. Docente di Lettura della partitura presso i Conservatori di Sassari, Bologna e in ultimo il Cherubini di Firenze dove è stata vicedirettore e poi direttore.

Attualmente, terminato il servizio nella Pubblica Amministrazione, è tornata a occuparsi dei suoi tradizionali interessi artistici: scrittura di libretti di opere per le giovani generazioni e testi per il teatro musicale. Ultimi lavori sono l’opera Furiosus con la musica di Roberto Scarcella Perino per International Opera Theater di Filadelfia e Le immagini di Filostrato per il Dipartimento di Composizione del Conservatorio di Bologna.

Svolge attività di consulente artistico-musicale per il Rettore dell’Università degli studi di Firenze, per il Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio (Firenze), per l’Istituto di studi superiori Sant’Anna di Pisa, per l’Orchestra La Filharmonie di Firenze.

Fa parte del comitato scientifico del Dipartimento per lo sviluppo, sperimentazione e ricerca della Scuola di musica di Fiesole.

Roberto Scarcella Perino, messinese residente a New York, è compositore, senior lecturer e docente di Italian Opera presso la New York University e Scholar in Residence all’American Institute for Verdi Studies.

Dopo aver vinto diversi premi, tra cui il Concorso Internazionale di Analisi Musicale “Nicolas Slonimskij” (Bologna, 1995) e il Concorso Internazionale “Un’opera per l’infanzia” di Perugia (1998), ha insegnato Analisi musicale presso la Fondazione Arturo Toscanini di Parma prima di trasferirsi definitivamente a New York.

Ha scritto musica per film, teatro, coro, orchestra, musica da camera, due concerti per pianoforte e orchestra e la sua musica è stata eseguita in Europa, in America e in Asia.

È l’autore di quattro opere: A caval donato, libretto di Flora Gagliardi (1999, Teatro Verdi di Pisa); Verdi, Merli e Cucù, libretto di Gustavo Marchesi (2001, Teatro Verdi di Busseto); Blackout, libretto di Roberta Faroldi (2003, Tarrytown Music Hall di New York); e Furiosus, sempre su libretto di Flora Gagliardi (2017, Teatro degli Avvaloranti di Città della Pieve).



 
Interviste a Flora Gagliardi e a Roberto Scarcella Perino


Flora Gagliardi, autrice del libretto del Furiosus



Il compositore Roberto Scarcella Perino, autore delle musiche del Furiosus



La locandina del Furiosus in prima assoluta l’agosto scorso al Teatro comunale Accademia degli Avvaloranti di 
Città della Pieve

 
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