Horror vacui metropolitano
![Una famiglia](../recensioni/img/cat5/37636_Una_famiglia_big.jpg)
C'è troppa roba nel film del giovane e talentuoso Sebastiano Riso (catanese, teatrante, classe 1983, trasferito a Roma e regista-sceneggiatore di Più buio di mezzanotte selezionato a Cannes nella Semaine de la critique). Troppa roba che offusca il molto di buono dell'idea principale, sostenuta con bella disciplina da Patrick Bruel e bel vigore da Micaela Ramazzotti. Il molto di buono si dipana dalla sequenza principale, in cui un anonimo e abusato percorso della metropolitana di Roma tradisce immediatamente dagli sguardi sordi di lui e dalla inquietudine di lei una differenza dai promettenti sviluppi.
![](img/cat5/37636_Una_famiglia_int01.jpg)
Ci vogliono però inutili digressioni nel degrado urbano ed esistenziale per capire che si tratta di una storia di dipendenza amorosa (ampiamente esibita in innumeri e puntuali scene di sesso) innestata in un turpe mercato gestito da lui e subìto con sempre maggior sofferenza e impotenti tentativi di ribellione da lei. Siamo evidentemente nello sbando dell'incultura di oggi, Roma è il perfetto simbolo di una degradazione periferica dove la legge, prima di tutto quella morale individuale ma anche quella istituzionale, ha lasciato da tempo il posto a un più o meno ingegnoso fai da te. L'arte di arrangiarsi è sempre all'altezza dei tempi. E cosa possono fare questi due sbandati senza radici né mestiere, né consistenza morale? Più redditizio e apparentemente meno rischioso delle tradizionali pratiche di prostituzione e di spaccio si affaccia l'ammodernamento di un'antica consuetudine di cessione dei figli.
![](img/cat5/37636_Una_famiglia_int02.jpg)
Ed è proprio quello che fanno Maria e Vincent, definitivamente sradicati dalle famiglie d'origine ma abbastanza ben inseriti in un sottobosco di relazioni al limite della legalità: a saperli trovare non mancano certo i modi di aggirare la legge, o di sostituirsi ad essa quando la legge non c'è. E qui nascono i primi segni di sovrabbondanza che il film accumula nel corso del suo svolgimento e che rendono fastidiosa la gestione della vicenda quando gli incontri dei protagonisti si ampliano in un catalogo di interlocutori privi di qualunque spessore e messi lì con pura valenza dimostrativa (coppie etero sterili, coppie gay tra cui pure il vecchio attore col tenero discepolo, l'inevitabile medico corrotto che gestisce il traffico embrional-neonatale). Poco più che macchiette, ma assai, assai ingombranti.
![](img/cat5/37636_Una_famiglia_int03.jpg)
Come ingombrantissima e del tutto inutile appare la vicenda adombrata nell'incontro di Vincent con una giovanissima borgatara sbandata pronta a divenire la successiva preda nel momento in cui la prima, avviata su un percorso di redenzione individuale, sarà pronta a rivendicare i suoi diritti di madre sottraendo l'ultimo nato al suo destino di merce pregiata. Peccato perché quando i due protagonisti vengono isolati dal mondo e la macchina da presa li afferra fin nelle viscere la potenza del racconto si fa credibile e perde ogni pretestuosa tendenziosità.
Una famiglia
![La locandina](img/cat5/37636_Una_famiglia_dx.jpg)
La locandina
Cast & credits
Titolo
Una famiglia |
|
Origine
Italia |
|
Anno
2017 |
|
Durata
105 min |
|
Data rappresentazione
4 settembre 2017 |
|
Città rappresentazione
Venezia |
|
Luogo rappresentazione
Sala Grande |
|
Prima rappresentazione
4 settembre 2017 |
|
Evento
74ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2017 |
|
Colore | |
Regia
Sebastiano Riso |
|
Interpreti
Michela Ramazzotti (Maria) Patrick Bruel (Vincenzo) Fortunato Cerlino (il dott. Minerva) |
|
Produttori
Marco Cohen, Fabrizio Donvito, Benedetto Habib |
|
Costumi
Johanna Bronner |
|
Sceneggiatura
Stefano Grasso, Sebastiano Riso |
|
Montaggio
Nicola Bonifati |
|
Fotografia
Piero Basso |
|
Musiche
Michele Braga |