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Short Stories

di Gabriella Gori
  Short Stories
Data di pubblicazione su web 20/04/2017  

Tre donne per una danza intensa, vibratile, rarefatta, che lascia il segno, appaga e fa riflettere. Questo il feedback di Short Stories, in scena al Teatro Verdi di Pisa con Carolyn Carlson, Sara Simeoni e Sara Orselli

Assemblato ad arte, Short Stories è un trittico di pura danza contemporanea firmato dalla stessa Carlson che nel primo pezzo, Immersion, si esibisce in una magistrale “danza acquatica”, e nei due successivi, Wind Woman e Mandala, affida il suo inconfondibile modo di “fare poesia di danza” a Sara Simeoni, alle prese con il vento, e a Sara Orselli, impegnata con l’energia dell’universo. 

Tre elzeviri poetici ideati tra il 2010 e 2011 in perfetta sintonia con la lezione coreutica e coreografica di un’artista che è stata e continua a essere un punto di riferimento della danza contemporanea. Una danza che da sempre accoglie le più svariate declinazioni del gesto e del movimento ma non prescinde mai dalla qualità dell’azione danzata in sé e dalla bravura di chi la restituisce.




Un momento dello spettacolo 
“Immersion” © Laurent Philippe

Principi assoluti in base ai quali la danza è un’arte non semplice “propagato moto” accompagnato dalla musica animata resa visiva di un pensiero che sceglie questo tipo di restituzione come medium più congeniale. Un dato di fatto che segna il discrimen tra tanta danza contemporanea vera e altrettanta apparente o pseudo contemporanea.  

Ma Short Stories, presentato nella stagione coreografica del Verdi in collaborazione con Fondazione Toscana Spettacolo onlus, stimola anche un’altra riflessione: la generosità dei maestri e la capacità di trasmettere il loro magistero artistico. Sara Simeoni e Sara Orselli, con totale abnegazione e rispetto si fanno “restitutrici” sopraffine dell’unicità dello stile e del linguaggio “carlsoniano”. Un transfert imprescindibile di intelligenza e sensibilità. 

Sì perché Carolyn ha saputo creare un proprio idioletto orchestico facendo tesoro della sua esperienza di “poetessa” della danza maturata in compagnie del calibro di Alwin Nikolais e Anne Béranger, in ruoli apicali di direttrice e coreografa per il GRTOP (Groupe de Recherches Théatrale dell’Opéra de Paris), per il Teatro Danza La Fenice di Venezia, per il Cullberg Ballet, per il Settore Danza della Biennale di Venezia, per l’Atelier de Paris Carolyn Carlson, per il Centro Coreografico Nazionale di Roubaix, e nella scelta di risiedere al Théatre National de Chaillot e di fondare la Carolyn Carlson Company. 




Un momento dello spettacolo 
“Wind Woman” © Frédéric Iovino

Dancemaker ormai paga di essere premiata e osannata – il Leone d’Oro del 2006 alla Biennale Danza non è che una delle tante conferme – accoglie generosamente nel suo universo poetico, e nella Carolyn Carlson Company, Simeoni e Orselli, già al suo fianco in Inanna, una coreografia del 2005 vista in Italia nel 2006. 

E Carolyn in Short Stories come una sacerdotessa accompagna le sue adepte per ricevere gli applausi entusiasti del pubblico. Un pubblico a cui resta impressa l’immagine di redivive Grazie foscoliane dai fluenti capelli e dalla raffinata presenza scenica. Presenza che si coglie nella diversità dei singoli soli: il primo limpido e puro come l’acqua che lo ispira, il secondo arioso e leggero come il vento che lo sorregge, il terzo tellurico e parossistico come la forza che lo anima. 

In Immersion la Carlson (per la prima volta al Verdi di Pisa) danza in un flumen di gesti e piccoli passi che, per la maggior parte en place, mimano il movimento incessante dell’acqua, fonte di vita e di ispirazione coreografica. Fasciata da un lungo e setoso abito nero, accompagnata dalla musica di Nicolas de Zorzi e accarezzata dalle luci di Guillaume Bonneau, Carolyn riesce ad esprimere la leggerezza equorea perdendo fisicità e fondendosi con la pioggia, che cade dall’alto, in una metamorfosi vibratile, degna della più allusiva poesia simbolista.  

E il simbolismo si ripresenta anche in Wind Woman, su musica ancora di Nicolas de Zorzi e light design di Guillaume Bonneau, in cui la figura femminile, una più che brava Simeoni, imita l’impalpabilità del vento e la traduce in leggerezza e velocità con ampi e rarefatti legati, sorretti da un afflato danzato e danzante.




Un momento dello spettacolo 
“Mandala” © M. Logvinov

Mandala, nato per la Orselli, si sviluppa tutto intorno al cerchio dell’ensō rappresentato da un fascio circolare di luce, ideato da Freddy Bonneau, da cui la ballerina entra ed esce al ritmo ossessivo della musica di Michael Gordon

Simbolo sacro del buddismo Zen, questo cerchio è la rappresentazione dell’energia del cosmo e della perfezione del gesto artistico riflessa negli intrecci di fili e di colori su un telaio, o dipinta sulla stoffa o sulle pareti del tempio. 

La Orselli, con un incredibile gioco di corpo, mani, braccia, gambe, testa, sprigiona questa misteriosa vis lasciandosi trascinare da forze centrifughe e centripete che l’allontano e l’avvicinano al cerchio di luce, a sua volta emblema di vita come lo era l’acqua in Immersion

Di forte impatto visivo, Mandala è un solo intenso in cui la bravura di Sara Orselli insieme a quella di Sara Simeoni, in Wind Woman, testimoniano la cifra autoriale di Carolyn Carlson e la potenza di una danza contemporanea vera e non apparente. 



Short Stories


Immersion
cast cast & credits
 


Wind Woman
cast cast & credits
 


Mandala
cast cast & credits
 

Carolyn Carlson
La coreografa
Carolyn Carlson

Un momento dello spettacolo


 
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