I Meistersinger!

di Vincenzo Borghetti

Data di pubblicazione su web 31/03/2017

Die Meistersinger von Nürnberg

Negli ultimi tempi era ormai diventata una liturgia: si annuncia la stagione della Scala, e sui siti dei melomani parte la geremiade dell'«anche quest'anno i Meistersinger ci saranno l'anno prossimo!». La stagione milanese corrente non è stata in generale salutata con troppo entusiasmo dalla rete, che ha rimproverato all'attuale direzione una programmazione poco coraggiosa, non solo per i titoli, ma anche per gli artisti coinvolti (si pensi per esempio alla recente ripresa di Traviata nell'allestimento “storico” di Liliana Cavani con la direzione affidata all'ancor più “storico” Nello Santi). Il ritorno dell'opera di Wagner è stato però l'eccezione che ha visto un desiderio finalmente esaudito e messo così tutti d'accordo. Del resto, che l'opera mancasse da ventisette anni sembrava strano per un teatro come La Scala, teatro che si confronta a livello internazionale con quelli di Parigi, Londra, Vienna, Monaco, dove i Maestri cantori tornano con maggiore regolarità (l'ultima volta a Milano è stato nel febbraio-marzo del 1990, con la regia di Nikolaus Lehnhoff e la direzione di Wolfgang Sawallisch).

Per avere i Meistersinger in stagione bisogna innanzitutto fare bene i conti col portafogli, visti i costi di produzione (occorrono diciassette voci soliste, più cori, banda sul palco e via dicendo), e si capisce bene perché i tempi per il ritorno di quest'opera non venivano mai. Non a caso, infatti, gli allestimenti dei Meistersinger in Italia si sono diradati sensibilmente un po' ovunque nel secondo dopoguerra, da quando cioè l'opera si è cominciato a farla in lingua originale (quindi con necessità di cast internazionali, giacché Wagner e il tedesco pare che non li studi nessuno nelle nostre scuole di canto), e, soprattutto, senza i tagli della versione approntata da Giacomo Puccini per Ricordi nel 1889, che accorciavano l'opera di circa un terzo, declassando molti dei personaggi al rango di comprimari, e, cosa più importante, sacrificando la sua componente estetico-filosofico-politica a vantaggio della sola vicenda sentimentale di Eva, Walther e Sachs.


Un momento dello spettacolo ©
Un momento dello spettacolo 
© Brescia e Amisano / Teatro alla Scala

Per i Meistersinger la Scala ha importato un fortunato spettacolo di Harry Kupfer (regia) realizzato nel 2012 per l'Opernhaus di Zurigo. Siamo sempre a Norimberga, ma non nel Cinquecento come da libretto, bensì alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso, gli anni della ricostruzione postbellica. La scena si serve di un palco girevole su cui campeggiano le rovine di una chiesa gotica in parte circondata da impalcature praticabili (scene di Hans Schavernoch; costumi di Yan Tax); il fondale è una fotografia in bianco e nero con una città tedesca distrutta dai bombardamenti alleati (videoproiezioni di Thomas Reimer). Questo impianto resta fisso per l'intera opera e nel corso dei tre atti, oltre alla rotazione delle rovine gotiche, cambia solo qualcosa nel fondale: nel secondo atto sulle rovine spuntano delle gru e qualche accenno di nuovi edifici; nel terzo, tra le rovine, insieme alle gru svettano moderni grattacieli. L'ambientazione permette a Kupfer di dare all'opera di Wagner una nuova pregnanza per il pubblico di oggi. Non siamo nel presepe protestante degli allestimenti oleografici di una volta, ma in una città tedesca all'indomani di una tragedia recente, in una comunità che deve confrontarsi con la pesante eredità di un passato difficile, che ha lasciato solo rovine, maestose, ma pur sempre rovine. L'arte dei maestri-cantori costituisce allora l'unica speranza nella desolazione generale per provare a risollevarsi, e l'ortodossia verso la tradizione, quella dei cantori più retrivi, non è forse il modo migliore per costruire il futuro.

La situazione ricorda Germania anno zero. Manca il tono freddo e disperato del film di Rossellini – al suo posto c'è qui l'opulenta musica di Wagner, che pone le basi di un avvenire luminoso nel segno della vera arte tedesca (cioè wagneriana). Non manca però il pessimismo di fondo. È vero, tutto finisce in trionfo, eppure la lettura di Kupfer proietta un'ombra inquietante sulle magnifiche sorti e progressive di questa ricostruzione insieme artistica, ideologica e identitaria. La conclusiva tirata anti-latina di Sachs non lascia presagire nulla di buono: i nuovi grattacieli sovrastano ormai le rovine, ma il domani nasce ancora all'insegna del più convinto nazionalismo e il cielo alla fine non si tinge di rosa, diventa chiaro, sì, ma resta grigio, come all'inizio. La storia, forse, potrebbe ripetersi, ahinoi. 


Un momento dello spettacolo ©
Un momento dello spettacolo 
© Brescia e Amisano / Teatro alla Scala

È un Konzept profondo e allo stesso tempo chiaro – cosa non scontata nelle regie “moderne” –, realizzato già solo con l'uso di un (pressoché) unico impianto scenico. E con una Personenregie impressionante. Nessuno, e sottolineo nessuno, sulla scena cessa per un attimo di recitare. Dai ruoli principali a quelli secondari al coro, tutti sono impegnati a rendere il proprio personaggio in ogni minimo dettaglio anche durante le numerose controscene, tanto che sembrava di essere al cinema. Va dato atto a Kupfer, ovviamente, di questo lavoro straordinario sugli attori/cantanti, e va dato atto anche a Derek Gimpel che ne ha ripreso in questa occasione la regia e che ha ottenuto dai solisti e dalle masse artistiche della Scala una resa che non esito a definire perfetta.

La direzione di Daniele Gatti si è sposata a meraviglia con lo spettacolo di Kupfer, anzi, è risultata il suo corrispettivo sul piano musicale. Anche qui, come sulla scena, la cura del dettaglio è al servizio di un fraseggio espressivo di grande respiro. Gatti ha impostato la sua concertazione facendo sì che anche il suono dell'orchestra diventasse un importante strumento narrativo: vigoroso, energico all'inizio e nei momenti “pubblici” della vicenda, muta di colore e di peso in quelli intimi e raggiunge una leggerezza aerea nel Quintetto dell'ultimo atto – ottimamente seguito da un'orchestra della Scala in una delle sue prove migliori. Gatti è uno dei direttori wagneriani del momento, lo si capisce dal suo lavoro con gli orchestrali e anche, ovviamente, da quello con gli interpreti in scena. Il dialogo declamato, il canto spiegato sono guidati e sostenuti con una cura tale che l'orchestra diviene una parte integrante dell'azione, e sembra che il suo suono scaturisca dalla scena, non dalla buca.


Un momento dello spettacolo ©
Un momento dello spettacolo
© Brescia e Amisano / Teatro alla Scala

Lo spettacolo si è giovato di una compagnia di canto in alcuni casi di altissimo valore. Michael Volle è stato un interprete ideale per la parte di Hans Sachs. È un ruolo infinito, che richiede a chi lo sostiene doti vocali e attoriali di pari livello. Volle recita come nel teatro di parola, sempre compreso nella sua parte sia quando è lui sotto i riflettori, sia quando è impegnato nelle frequenti controscene. Di fronte a una prova come questa è ininfluente qualche piccolo cedimento nelle battute finali dell'opera. Come lui, ottimo Markus Werba (Beckmesser). Werba è giovane, bello e canta e recita molto bene: con lui Beckmesser diventa una figura complessa e interessante, non la solita caricatura. Anche perché è impari il confronto con l'interprete del personaggio chiamato a trionfare nella vicenda: Erin Caves è stata la non-presenza di questi Meistersinger. Con una voce piccola, poco espressiva e con problemi nel registro acuto il Walther di Caves spariva nel confronto con le altre voci e con l'orchestra, nonostante Gatti sia stato un direttore attentissimo a bilanciare le proporzioni sonore tra buca e scena. Bisogna comunque dare atto al tenore americano di aver letteralmente salvato le recite, visto che è venuto in soccorso dopo che il Walther previsto dalla locandina, Michael Schade, si è ammalato, si fa per dire, a seguito di una “prima” molto, molto problematica. Un filo meglio l'Eva di Jacquelyn Wagner, ma siamo nel campo della correttezza, niente di più. Decisamente bene, invece, la Magdalene di Anna Lapkovskaja – dotata di un bel timbro di mezzosoprano omogeneo nei registri oltre che di raffinate doti attoriali e musicali – e il David di Peter Sonn, con una voce non grande, ma ben proiettata ed estremamente duttile, anch'egli un bravo attore. Molto bene tutto il resto del cast, di cui voglio ricordare il Pogner di Albert Dohmen, un “padre nobile” nel senso più teatrale e operisticamente bello del termine.

Grande successo, con applausi soprattutto per Volle e Werba; autentica ovazione per Gatti.


Die Meistersinger von Nürnberg

Cast & Credits

Trama




Un momento dello spettacolo visto al Teatro alla Scala di Milano il 26 marzo 2017
© Brescia e Amisano / Teatro alla Scala

Cast & credits

Titolo 
Die Meistersinger von Nürnberg
Sotto titolo 
Opera in tre atti
Origine 
Italia
Anno 
2017
Data rappresentazione 
26 marzo 2017
Città rappresentazione 
Milano
Luogo rappresentazione 
Teatro alla Scala
Prima rappresentazione 
16 marzo 2017
Libretto 
Richard Wagner
Regia 
Harry Kupfer (ripresa da Derek Gimpel)
Interpreti 
Michael Volle (Hans Sachs)
Albert Dohmen (Veit Pogner)
Iurie Ciobanu (Kunz Vogelgesang)
Davide Fersini (Konrad Nachtigall)
Markus Werba (Sixtus Beckmesser)
Detlef Roth (Fritz Kothner)
Markus Petsch (Balthasar Zorn)
Neal Cooper (Ulrich Eisslinger)
Stefan Heibach (Augustin Moser)
James Platt (Hermann Ortel)
Dennis Wilgenhof (Hans Schwarz)
Miklós Sebestyén (Hans Foltz)
Erin Caves (Walther von Stolzing)
Peter Sonn (David)
Jacquelyn Wagner (Eva)
Anna Lapkovskaja (Magdalene)
Wilhelm Schwinghammer (ein Nachwächter)
Oreste Cosimo (die Lehrbuben)
Aleksander Rewiński (die Lehrbuben)
Jungyum Kim (die Lehrbuben)
Jérémie Schütz (die Lehrbuben)
Francesco Castoro (die Lehrbuben)
Santiago Sánchez (die Lehrbuben)
Omer Kobiljak (die Lehrbuben)
Katrin Heles (die Lehrbuben)
Alice Hoffmann (die Lehrbuben)
Dorothea Spilger (die Lehrbuben)
Franziska Weber (die Lehrbuben)
Sofiya Almazova (die Lehrbuben)
Mareike Jankowski (die Lehrbuben)
Produzione 
Opernhaus di Zurigo
Scenografia 
Hans Schavernoch
Costumi 
Yan Tax
Coreografia 
Derek Gimpel
Luci 
Jürgen Hoffmann
Musiche 
Richard Wagner
Orchestra 
Orchestra del Teatro alla Scala
Direzione d'orchestra 
Daniele Gatti
Coro 
Coro del Teatro alla Scala
Maestro del coro 
Bruno Casoni
Note 
Drammaturgia: Ronny Dietrich; Video designer: Thomas Reimer

Trama

Atto I

Norimberga, interno della chiesa di Santa Caterina.


Mentre termina la messa e i fedeli intonano un corale, il giovane cavaliere Walther von Stolzing e la bella Eva si scambiano occhiate amorose. Quest’ultima, con uno stratagemma, riesce a rimanere sola con Walther e gli comunica che suo padre, Veit Pogner, ha stabilito di darla in moglie al vincitore della gara di canto organizzata per l’indomani, giorno della festa di San Giovanni. Alla gara potranno partecipare solo coloro che vantano il titolo di “maestro cantore”. La nutrice di Eva, Magdalene, convince il suo corteggiatore David, apprendista di Hans Sachs, a istruire Walther nell’arte dei maestri cantori, in modo che possa essere accolto nella corporazione e partecipare alla gara del giorno dopo. La chiesa viene dunque preparata per l’assemblea dei maestri cantori, che iniziano ad arrivare. Tra essi vi sono il calzolaio Sachs, lo scrivano comunale Beckmesser e il ricco Pogner, padre di Eva. Dopo l’appello dei presenti, Pogner prende la parola per ribadire che giudicherà degno di aspirare alla mano di Eva solo il vincitore della gara dell’indomani, ma che quest’ultimo dovrà comunque essere gradito alla sua amata figlia. Beckmesser, ambisce alla mano della giovane, cerca invano di opporsi a tale diritto di veto da parte di Eva. Quindi Pogner presenta il nobile Walther, che chiede di entrare a far parte della corporazione: deve quindi sottoporsi alla prova di canto. Il suo inno alla primavera e all’amore è però condotto con uno spirito del tutto estraneo alle rigide regole dei maestri cantori e fa inorridire tutti gli astanti, con l’eccezione di Sachs, che rimane turbato dalla forza innovativa di quel canto. Alla fine, i venerabili maestri avallano la bocciatura senza appello decretata dal censore Beckmesser.

Atto II


A sera, in una strada di Norimberga, all’angolo fra la casa di Pogner e la bottega di Hans Sachs.


David informa Magdalene della bocciatura di Walther. Delusa dalla notizia, Magdalene si allontana, dimenticandosi di dare a David il cibo che aveva portato per lui. Ciò suscita i lazzi degli altri apprendisti: David sta per reagire quando Sachs arriva e lo chiama nella bottega. Sopraggiunge Eva, che, assai turbata, non nasconde al saggio Sachs il suo scarso trasporto per Beckmesser: anche se quest’ultimo sembra essere dato per vincitore, ella preferirebbe che fosse il vedovo Sachs a vincere. Pur colpito da quelle parole, Sachs dice di essere troppo vecchio per lei. Egli, che ha capito per chi davvero palpita il cuore di Eva, riferisce dell’esito deludente della prova di Walther, suscitando la stizza della giovane, che se ne va tutta arrabbiata. Per strada Eva si imbatte in Magdalene, la quale la informa che Beckmesser sta arrivando per farle una serenata: decisa ad andare in cerca di Walther, ordina a Magdalene di mettersi alla finestra della sua stanza da letto fingendo di essere lei. Entra Walther che, frustrato e disperato, convince Eva a fuggire con lui. Sachs però ha sentito tutto e quando i due giovani passano davanti alla sua bottega illumina la strada con la sua lanterna, costringendoli a nascondersi in un angolo buio di fianco alla casa di Pogner. Walther vorrebbe affrontare Sachs, ma deve rinunciare per l’arrivo di Beckmesser. Quando quest’ultimo accenna la sua serenata, Sachs lo copre iniziando a cantare una chiassosa canzone, mentre martella un nuovo paio di scarpe. Beckmesser monta su tutte le furie, ma il calzolaio sta lavorando proprio alle scarpe del censore che si era lamentato del ritardo nella consegna e non intende interrompere il lavoro. I due arrivano a un compromesso: Beckmesser canterà la sua serenata e Sachs continuerà a lavorare, marcando col martello solo gli eventuali errori del cantore. Ma questi ultimi sono così numerosi che, colpo su colpo, Sachs riesce a finire le scarpe. Beckmesser si infuria e il rumore comincia ad attirare i curiosi, tra cui David, il quale, credendo che la serenata di Beckmesser sia dedicata a Magdalene, aggredisce il censore innescando una rissa gigantesca, che coinvolge tutto il quartiere e si placa solo con l’arrivo del guardiano notturno.

Atto III


Il giorno dopo, nella bottega di Sachs.


Sachs è nella sua bottega con un libro fra le mani e perso nei suoi pensieri. Dapprima non risponde a David, di ritorno dall’aver consegnato a Beckmesser le sue scarpe. Poi l’apprendista riesce ad attirare l’attenzione del suo maestro e i due discutono sui festeggiamenti di quel giorno: è la festa di San Giovanni, l’onomastico di Hans (diminutivo di Johannes) Sachs. David recita i suoi versi di auguri per Sachs ed esce. Rimasto solo, Sachs riflette sulla rissa della scorsa notte e, più in generale, sulla follia che governa il mondo. Entra Walther, la cui fuga con Eva è stata sventata da Sachs, e racconta al calzolaio-maestro cantore di aver fatto un bellissimo sogno. Sachs lo convince a trasformare quest’ultimo in un componimento poetico-musicale: egli spiega al cavaliere il valore delle regole poetiche e lo esorta a dare forma e schema opportuni al contenuto del sogno. Sachs scrive il testo mentre Walther lo canta. Poi i due si allontanano per prepararsi per la festa. Entra Beckmesser, vede il foglio con i versi della canzone e crede che siano stati scritti da Sachs per partecipare alla gara. Sachs rientra nella stanza e Beckmesser, in preda alla gelosia, gli chiede ragione di quei versi. Ma Sachs dichiara di non essere interessato a gareggiare per Eva, concedendo anzi allo stupito Beckmesser di prendere il foglio. Il censore si allontana gongolante all’idea di poter usare versi scritti dal famoso Hans Sachs per la sua canzone. Entra Eva e all’udire il canto di Walther scoppia in lacrime: ha capito la nobiltà d’animo di Sachs, che, per amor suo, ha aiutato il giovane a diventare un vero maestro cantore. Sopraggiungono anche David e Magdalene: la scena si conclude con un quintetto, una sorta di inno alla felicità che prelude al lieto scioglimento.


Una prateria aperta, sullo sfondo la città di Norimberga.


Sfilano tutte le corporazioni cittadine, ciascuna con il proprio inno, e per ultima quella dei maestri cantori. All’arrivo di Hans Sachs, il più amato fra questi, la folla lo acclama. La gara ha inizio. Il primo concorrente è Beckmesser, che tenta di usare i versi cedutigli da Sachs; ma non riesce a intonare una canzone non sua e finisce per cantare in modo così impacciato da suscitare l’ilarità del pubblico. Prima di andarsene, pieno di rancore, Beckmesser afferma che l’autore del testo è Sachs, ma questi nega: per dimostrarlo, chiama Walther a esibirsi. Quest’ultimo canta la sua composizione, conquistando il favore dei maestri e del popolo. Dopo un orgoglioso tentativo di resistenza, egli viene convinto da Sachs ad accettare la corona di maestro cantore, ottenendo con essa, tra i festeggiamenti generali, la mano di Eva.