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Paradossi e ipocrisie del nostro tempo

di Chiara Benedettini
  Animali da bar
Data di pubblicazione su web 20/12/2016  

Animali da bar è l’ultimo spettacolo di Carrozzeria Orfeo, la compagnia fondata nel 2007 da Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, insieme a Luisa Supino.

Tutto si svolge in un bar, dove si intrecciano in modo sterile le vicende di sei avventori: uno scrittore alcolizzato stretto tra le pressioni dell’editore e le sue aspirazioni letterarie; un vecchio malato e incattivito che parla attraverso una sorta di interfono con quella che pare essere la sua badante; la “badante” stessa, che è poi la barista del locale in questione, impiego che non le impedisce di affittare il proprio utero a una coppia italiana per una cospicua ricompensa. C’è poi il marito della coppia, che arriva nel locale per vedere come prosegue la gravidanza, “sostenuta” dalla badante/barista con frequenti “cicchetti” di vodka (un futuro padre pacifista che però subisce continue violenze domestiche dalla moglie). Completano il gruppo un imprenditore depresso che opera nel settore delle pompe funebri per piccoli animali, e un mezzo ladro mezzo alienato che svaligia le case dei morti durante i loro funerali.


Una scena dello spettacolo
© Laila Pozzo

Il riferimento agli “animali” fa inevitabilmente pensare a una serie di “esemplari”: personaggi potenzialmente reali ma allo stesso tempo dei “tipi”. Uno zoo crudo, triste e feroce. Il risultato è un quadro a metà tra follia e realtà, tra ironia e disperazione, guardando il quale si ride e si pensa, non sempre in quest’ordine, e spesso nello stesso momento.

Lo spettacolo è bello e ben fatto: la scena è concreta e astratta al punto giusto, tale da suggerire contemporaneamente un luogo reale e archetipico. Il disegno luci di Giovanni Berti è semplice ma ben concertato, con atmosfere realistiche e stranianti insieme. Tempi di regia, ritmo sono ben calibrati, tanto da ottenere non solo l’attenzione ma anche l’adesione dello spettatore, e l’allestimento risulta di ottima fattura, curato in ogni punto. Elementi di spicco restano soprattutto il lavoro degli attori (in scena oltre a Setti e Di Luca troviamo Beatrice Schiros, Pier Luigi Pasino e Paolo Li Volsi), che ci è sembrato serio e approfondito, di grande qualità e mestiere, e il testo di Gabriele De Luca, autore e attore della compagnia. Un testo con tante parole che raccontano, spiegano, scavano le vicende e gli abissi dei personaggi, dal preciso andamento teatrale e pregnanza di significati. Perfino il cartellone dello spettacolo è disegnato con gusto, e allo stesso tempo suscita curiosità e sconcerto per la sua asprezza.


Una scena dello spettacolo
© Laila Pozzo

Intendiamoci, non si tratta di uno spettacolo infiocchettato, di maniera: i temi sono crudi e attuali, come lo è anche il linguaggio scelto dall’autore. Al degradarsi dei rapporti, l’incomunicabilità che rende tutti soli, lo squallore della vita quotidiana, le difficoltà di “sbarcare il lunario”, fino all’impossibilità di creare relazioni affettive, fa da sfondo il tema della mercificazione di ogni sentimento e rapporto. Della vita: l’utero in affitto di Mirka costa tremila euro più le spese, il figlio è atteso come una merce qualsiasi. I rapporti sono basati sull’interesse e sulla rivincita illusoria: lo scrittore si accanisce sul mezzo ladro mascherando le proprie sconfitte; la morte è una occasione per ottenere vantaggi, da un’eredità a un furto in appartamento.

Eppure il quadro che ne emerge non è spinto fino all’estremo, e di tanto in tanto lo spettatore può tirare il fiato intravedendo uno spiraglio in una battuta ironica o in un siparietto simil romantico (il seppur sarcastico ma quasi tenero appuntamento tra Mirka e il padre del bambino). Soprattutto si può leggere una vena di non adesione, e forse anche di condanna, per quanto rappresentato. Se non una possibilità di riscatto, almeno una denuncia dello squallore, in una prospettiva che guarda al futuro, specie nel finale.


Una scena dello spettacolo
© Laila Pozzo

Carrozzeria Orfeo è un sodalizio artistico che tocca tutti gli aspetti della creazione: dalla scrittura alla regia, dall’interpretazione alle musiche originali, con un procedimento di creazione collettiva tipica del lavoro della compagnia. Un lavoro che ha ricevuto già diversi premi, tra i quali il premio SIAE alla Creatività, ricevuto a Spoleto da Gabriele Di Luca nel 2013, e il Premio Hystrio Twister, attribuito proprio ad Animali da bar dai lettori della rivista «Hystrio» nel 2016, sulla base di una votazione online tra dieci opere selezionate dalla redazione.

Una compagnia giovane quindi, che affronta i temi dell’oggi; eppure Carrozzeria Orfeo ha deciso di confrontarsi con argomenti e quesiti contemporanei attraverso un linguaggio che potremmo definire tradizionale. Con un testo che è fatto di parole scritte e recitate, di dialoghi e di tirade; con un approccio attoriale basato sull’interpretazione verbale e sui gesti del quotidiano; con una scena didascalica e tipica allo stesso tempo; con una messinscena insomma che si basa su un linguaggio “classico”. 



Animali da bar
cast cast & credits
 


Il cast di Animali da bar, Scandicci, Teatro Studio. Foto di Laila Pozzo



 
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