Nemo propheta in patria
Discorso dimostrativo che apre il film quando, davanti ad una sbigottita platea nel palazzo reale di Stoccolma, il celebre scrittore argentino Daniel Mantovani, chiamato a ritirare il premio Nobel per la letteratura, si lancia in una sempre più irrimediabile contestazione del premio stesso, che egli considera la pietra tombale della sua attività artistica che avrebbe voluto destinata a scuotere le coscienze e non a riscuotere quel plauso trasversale che ne sancisce l'inutilità. Ma chi è realmente questo scrittore che ha abbandonato la patria giovanissimo e non vi ha fatto più ritorno se non con la sua opera, completamente nutrita delle sue esperienze giovanili, dei personaggi del suo paese natale, delle sue atmosfere, delle sue frustrazioni? È un brillante intellettuale pienamente inserito nella vita e nella produzione dell'intellighentsia europea di cui conosce e asseconda i riti pur in un apparente anticonformismo. Tra uno snobismo e l'altro rifiuta prestigiosissimi inviti planetari ma viene catturato dall'ingenuo invito del sindaco del paesello natale e, detto fatto, sbarca in incognito in quella terra che non rivedeva da trent'anni.
E qui succede quello che doveva succedere, cioè il contrario di quello che lo scrittore da una parte e i suoi concittadini dall'altra si aspettavano: quello che voleva essere forse un viaggio interiore si trasforma in una parata e, pian piano, con un abilissimo crescendo di episodi e un progressivo mutamento di atmosfera l'emozione del nostos e l'orgoglio dei concittadini slittano verso il fastidio reciproco, la timidezza viene presa per supponenza, il rigore morale applicato alle grandi occasioni della vita europea si trasforma nelle piccole viltà di connivenze locali. Ogni offerta diventa occasione di fastidio, ogni piccolo rifiuto viene preso come uno schiaffo (straordinario l'episodio del figlio del postino che ritiene che il padre sia il protagonista di un romanzo di Mantovani e ne esige quindi la presenza in casa, a cena, pena l'offesa mortale alla memoria del padre “derubato” dallo scrittore). Tutto scricchiola; in un'abilissima costruzione che vira pian piano al noir, esplode l'odio di chi è “rimasto a terra”, si esplicita il disprezzo di chi è volato lontano. Per l'uno i concittadini sono vittime immutabili di un mondo immobile, per gli altri lo scrittore altro non è che un presuntuoso traditore e sfruttatore della vita della sua gente. Non resta che la fuga, sempre più necessaria, precipitosa. Se ancora possibile. Nel verde sinistro di una ripresa notturna lo scrittore si gioca la partita della sopravvivenza. L'epilogo chiude la sgomenta incertezza con un coup de théâtre che riporta il tutto ad un'esperienza letteraria, ad una sorta di diabolica sopravvivenza manipolatrice. Sotto le incalzanti domande di una platea di giornalisti il cittadino illustre, ridivenuto scrittore, presenta al pubblico la nuova opera, alla faccia di quei cittadini che sono stati ancora, e sempre, il sangue del suo vampiristico talento.
El Ciudadano Ilustre
La locandina
Cast & credits
Titolo
El Ciudadano Ilustre |
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Origine
Argentina, Spagna |
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Anno
2016 |
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Durata
118 min' |
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Data rappresentazione
4 settembre 2016 |
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Città rappresentazione
Venezia |
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Luogo rappresentazione
Sala Grande |
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Prima rappresentazione
4 settembre 2016 |
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Evento
73ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2016 |
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Colore | |
Regia
Mariano Cohn, Gastón Duprat |
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Interpreti
Oscar Martinez (Daniel Mantovani) Andrea Frigerio (Irene) Nora Navas (Nuria) Marcelo Romero (Florencio Romero) Dady Brieva (Antonio) Belén Chavanne (Julia) Manuel Vicente (Sindaco) Ivan Steinhardt (Detrattore) |
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Produttori
Victoria Aizenstat; Coproduzione: Adolfo Blanco, Mariano Cohn, Gaston Duprat; Produttori esecutivi: Manuel Monzon; Fernando Riera; Line Producer: Elisa Silvent |
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Costumi
Laura Donari |
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Musiche
Toni M. Mir |