Opera eterogenea Il racconto dinverno
di Shakespeare. Una drammaturgia-romance cui si assiste come in sogno
date le derive fantastiche della trama. Shakespeare si ispira, con ironica
sicurezza, a un romanzo avventuroso di Robert Greene che lo aveva attaccato
stigmatizzandone la prassi teatrale e labitudine a servirsi di prestiti
mutuati da altri autori. Il plot è arricchito
da episodi derivati da innumerevoli fonti, trasfigurate dalla onnivora
ispirazione shakespeariana.
Sovente frainteso dalla critica, Il
racconto dinverno è stato meritoriamente inserito nel cartellone del
Silvano Toti Globe Theatre dal direttore artistico Gigi Proietti per i quattrocento anni dalla morte del grande
drammaturgo e poeta. Lopera, ambientata in Sicilia e in una Boemia di
fantasia, narra la storia di unossessione cieca, intessuta di poesia e
comicità esilarante, che culmina in una conclusione magica degna di una fiaba.
Sulla base di labili e lunatiche sensazioni, Leonte, re di Sicilia, accusa la
fida sposa Ermione di averlo tradito con il sovrano di Boemia generando una
piccola bastarda. La figlia, battezzata Perdita, è in realtà una sua creatura. Crudelmente
abbandonata in un luogo remoto sarà poi ritrovata dando vita alla
riconciliazione finale. Una scena dello spettacolo
Perdono e recupero di valori: temi
cari allultimo Shakespeare che rinuncia ai concetti di unità di tempo e di luogo,
scompagina le abitudini degli spettatori sperimentando nuovi percorsi, a volte
moderni (si pensi ai numerosi ammiccamenti al pubblico), sovente di stampo
passatista (la libertà adottata nella successione dei quadri ricorda i
medievali mystery plays).
La regista Elena Sbardella aspira a rendere giustizia a questa apparentemente
caotica complessità. Non a caso divide lazione in due grandi blocchi separati
da un solo intervallo. Il primo (i tre atti iniziali) è collegato alla tragedia;
mentre il secondo (gli ultimi due atti) è nel segno della commedia. Poche e
discrete interpolazioni dialettali contribuiscono a definire lambientazione
sicula del dramma. Le uniche grandi libertà vengono adottate nei dialoghi,
molto divertenti, di Dione e Cleomene trasformati in due macchiette che parlano
in dialetto napoletano. Una scena dello spettacolo
Intensa la tragedia iniziale. Alessandro Averone rende credibile il
repentino e apparentemente inspiegabile mutamento di Leonte, da sposo amorevole
a uomo posseduto dalla propria gelosia. Intensa e toccante Carlotta Proietti nel ruolo di Ermione, in particolare nella scena
del processo alla regina ingiustamente calunniata. Brava Ludovica Modugno nel ruolo di Paolina, instancabile ricercatrice
della verità. Suggestiva la scena dellabbandono della piccola Perdita, in cui
la rabbia degli elementi viene resa con semplici giochi di luce (a cura di Umile Vainieri) e con il gonfiarsi di
teli che simulano il mare in tempesta.
Allinizio del quarto atto il
Tempo stesso viene scomodato per avvertirci che sedici anni sono trascorsi.
Limpostazione registica accentua il carattere brillante della commedia,
sottolineandone quegli aspetti che la rendono quasi un musical ante litteram. Funzionali le musiche e le canzoni
composte da Nicola Piovani, molto
apprezzate dal pubblico ed eseguite live da Paolo Volpini
(percussioni) e Aidan Zammit
(tastiera e chitarra). Una scena dello spettacolo
La commedia vera e propria inizia
con lingresso in scena di Autolico, interpretato dal versatile Stefano Santospago: un farabutto imbroglione
che rappresenta la vita nei suoi aspetti più irriverenti e goderecci. Il suo
linguaggio è quello del popolo e fornisce immediatezza allazione. Intensa
anche la scena conclusiva nella quale la statua di Ermione prende
miracolosamente vita, rivelando la sposa perduta. Fra i numerosi interpreti meritano
una menzione il Camillo di Pietro Montandon,
il Polissene di Gianluigi Fogacci e
lAntigono di Andrea Tidona. In tono
con le intenzioni registiche le scene e i costumi di Cappellini & Licheri.
Nel complesso un allestimento colmo di vitalità e spirito moderno.
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