Un autore contemporaneo svedese rinomato
e un complesso teatrale di provato valore producono uno spettacolo dinteresse
tematico e performativo, specchio duna attualità esistenziale consueta, in una
scrittura drammatica tradizionale. Nellanalizzare e descrivere leterna guerra
della coppia, il drammaturgo Lars Norén
si ispira ai modelli nazionali di Strindberg
e di Bergman, mentre allude al nucleo
psicologico problematico di Chi ha paura
di Virginia Wolf? di Edward Albee.
Dalla vita trascorsa insieme di
Franco e Katarina, ormai insopportabile a entrambi, emergono i demoni
dellincomprensione e della menzogna, della finzione e dellinganno, per
stanchezza e sfiducia radicali. Si manifestano dopo nove anni di convivenza in
crisi crescente, anche nel ricorso a giochi erotici, praticati in una sorta di compiaciuta
finzione. In assenza di desiderio o per sua devianza patologica, le comuni liti
quotidiane crescono in forma di lotta crudele e disperata. Allinizio, il
rinvio del funerale della madre di Franco suggerisce alluomo una serata
trasgressiva, alla quale invita gli sposi vicini di casa. Il loro arrivo causa
turbamenti inattesi e lincontro si fa via via più sporco, lacerante e caotico.
Nel quartetto occasionale, ciascuno si espone, abbandonandosi a sfoghi,
recriminazioni e confessioni, in cerca di espedienti e ragioni, in fuga da situazioni
che forse non si vogliono davvero abbandonare. Ognuno insiste nellesacerbare lo
scontro, ma in vista duna sconfitta definitiva e senza scampo.
Un momento dello spettacolo
© Giuseppe Maritati
Se la coppia principale è borghese,
benestante e ambisce a unimmagine elevata di sé, quella chiamata al gioco
rappresenta una classe evidentemente inferiore: dallabito al linguaggio e alla
spontaneità più rozza e ingenua, potrebbe definirsi modesta famiglia media, con
figli piccoli e orizzonti limitati. Meno ricchi, meno malati o strani, ma non
meno a disagio, deboli e insicuri. Tanto che, subito pronti a svelarsi, scoprono
vizi e aspirazioni dalle conseguenze analoghe a quelle degli ospiti smaliziati.
Il piano originale della pièce,
un “documento” in diretta, testimonianza di autentiche “scene da un matrimonio”,
prevedeva la durata di quattro ore. Grazie al regista Marcial di Fonzo Bo, la
durata attuale si riduce a meno di due ore. I protagonisti duellanti procedono fin
dallinizio al mutuo massacro, ma secondo una misurata mistificazione, tanto
che su quellambiguità (se non sul teatro nel teatro) la regia pare fondare lequilibrio
di unazione altrimenti incline al melodramma. Di Fonzo Bo è infatti abile nellalludere
allartificio e a stabilire la propria convenzione senza sfruttare la parodia
diretta. Così, quando sentimenti e comportamenti esasperati volgono al ridicolo,
recupera comicità dalla situazione incongrua. Scegliendo per sé il ruolo di
Franco, lo caratterizza dautoironia, quasi ad alleviarne il complesso di dipendenza
materna e a fronteggiare laccusa di maltrattamenti e dimpotenza, addossatagli
da Katarina.
Proprio con agili movenze dintelletto, esuberanza gestuale e mimica danzante, fra lo scherzo e la minaccia (di cui conosce lefficacia deterrente sulla partner), lattore franco-argentino contagia con la sua verve surreale i compagni di sventura, tingendoli di humour nero. Così sceglierà un gesto originale e clamoroso, nel disperdere le ceneri della madre (finora impacchettate) sul corpo della moglie. E analogamente creerà unaggravante di perversione (tanto però funzionale allimmagine assunta) nel lanciare al giovane Tommaso unesca spudoratamente omosessuale, con toni di paternalismo patetico e di pesante provocazione. Non certo per una falla sincera nella sua affettività già traballante, ma per ulteriore azzardo desperienza e di narcisistica rivalsa. Oltre a spiegazioni psicoanalitiche superficiali, Norén avanza argomenti più espliciti di sessualità esibita, in un kamasutra da bordello casalingo, causa dun certo fastidio come per un déjà vu, inefficace nello shock atteso dal vocabolario pornografico. Un motivo dinteresse sorge comunque dalla contraddizione costante fra lintenzione dichiarata e il comportamento dincoerente contrasto, poiché la ricerca e la confessione damore sono negati dallevidenza del tradimento, dellinsofferenza, della noia, se non dellostilità violenta.
Un momento dello spettacolo
© Giuseppe Maritati La concezione spaziale di Yves Bernard è il risultato più
convincente per questa commedia dallapparenza ingannevole. Larredamento
dellunico, grande locale rappresenta la modernità di unIKEA ricca e stilizzata,
inserita in architravi in legno e pareti a specchio che collegano, separandoli,
i diversi vani. Un dispositivo rotante realizza il cambio dambiente e, col
buio, improvviso e breve, muta le scene con effetto cinematografico. In quel
luogo accogliente, per i giovani Tommaso e Gemma degno dammirazione, gli
attori appaiono in personaggi deprivati di mistero e sovraccarichi di nevrosi
dichiarate o prevedibili. Interpreti coscienti, intelligenti, sensibili
nellevitare la volgarità imbarazzante da cui scaturisce, a volte e per
paradosso, il comico. Le dichiarazioni damore di Katarina («Ti amo ti amo ti
amo…») precedono linvito a un coito impulsivo, eppure distaccato e cinico. Infatti
lamplesso, romanticamente sublimabile, tradotto con “chiavata”, connota qui un
riflesso condizionato ed estraneo al desiderio.
Frédérique Loliée interpreta una donna sensuale e frigida, dedita a
un gioco consensuale di masochismo e seduzione. La sua nobile bellezza mira,
con lostentata nudità, alla provocazione oscena. Passa infatti dalleleganza
sobria del tubino da cerimonia al travestimento, in pagliaccetto di pizzo nero,
da puttana. Lattrice riesce a infondere in un personaggio schematico e
prevedibile unambigua complessità variegata e commovente, soprattutto nelle
cadute. Forte sia nella reattività, sia nella malizia della ritrosia e della
negazione, il suo fascino sa trasformare la fragilità in potere. Lo dimostra
nelloffrirsi a Tommaso (Michele De
Paola), un marito giovane e deluso (e padre imbranato), ridotto
letteralmente a nudo, quando sembra poter soddisfare un desiderio acuito nel
tempo e resta bloccato da paura e senso di colpa. Sua moglie Gemma ha in Melania Genna una duttilità e
disponibilità improvvise alle attenzioni, mascherate da tenerezza, di Franco. I
suoi bisogni, originati dalle mancanze di Tommaso, causano lillusione damore
così invadente e irresistibile. Ed è un bel momento, che lei scandisce con una
breve canzone.
Il ritmo della vicenda resta
sempre sostenuto ed evita limpasse
delle situazioni ripetitive. Inoltre, lenfasi sullelemento fisico, corporeo,
delle relazioni conflittuali non abusa di un verismo gestuale imitativo. Una rinnovata
dichiarazione reciproca damore chiude lo scontro fra i due avversari esemplari.
Lavventura che veniva annunciata come “esplorazione dei misteri delleros” in
effetti svolgeva una lunga lezione di fisiologia sessuale. Allo spettatore
lasciava soprattutto il senso di uninsoddisfazione, analoga a quella provata
dai protagonisti delusi dai loro giochi frustranti e noiosi.
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