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Spie, avvocati e diplomatici: la guerra fredda è servita

di Nicola Stefani
  Il ponte delle spie
Data di pubblicazione su web 17/01/2016  

All’origine del nuovo film di Steven Spielberg ci sono fatti realmente accaduti tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, in piena guerra fredda. All’avvocato newyorchese James B. Donovan, abitante nel quartiere di Brooklyn, viene affidata la difesa di Rudolf Abel, presunta spia sovietica. Durante il processo viene provata la colpevolezza dell’imputato, ma Donovan riesce a far scampare ad Abel la sedia elettrica. Nel frattempo l’avvocato è incaricato dalla CIA di negoziare il rilascio del pilota americano Francis Gary Powers, fatto prigioniero dopo che il suo aereo spia U-2 è stato abbattuto in territorio sovietico. Abel, rimasto in America a scontare la pena, è scelto come contropartita dal governo statunitense. Lo scambio avviene all’alba del 12 febbraio 1962 sul Ponte di Glienicke, chiamato in seguito “Ponte delle Spie”, tra Berlino Ovest e Berlino Est.


Una scena del film

Una vicenda storica e biografica, quella raccontata da Spielberg, che procede con passo felpato verso il lieto fine, secondo l’ottica dell’ottimismo americano. La narrazione, contaminata dai codici del cinema di spionaggio, è di regime classico, priva di inutili spettacolarizzazioni (eccetto la sequenza del disastro aereo). Il marchio di qualità è garantito da nomi di prestigio. Il veterano regista statunitense fornisce una prova di consueta perizia tecnica. I fratelli Coen (insieme a Matt Charman) firmano una solida sceneggiatura. Janusz Kaminsky fotografa la vicenda in modo pittorico, immergendola in una luce fredda e contrastata, dal cromatismo tipico delle pellicole a colori dell’epoca raccontata. Le scenografie di Adam Stockhausen rendono al meglio gli uffici asettici della diplomazia internazionale e restituiscono bene il clima di ricostruzione della Berlino del dopoguerra.

Il film può essere suddiviso in tre parti. La prima è un prologo di circa dieci minuti che racconta la cattura di Rudolf Abel. Qui l’azione prevale sul dialogo: la macchina da presa si muove fluidamente tra le panchine dei parchi e la metropolitana di New York, seguendo i gesti e i movimenti della spia russa e dei funzionari della CIA. La seconda parte è quella giudiziaria: ambientato tra le aule di tribunale e gli uffici del carcere dove è detenuto Abel, il film appare qui piuttosto convenzionale, risentendo dei canoni del genere. Infine nella terza parte la pellicola prende quota: la narrazione si sposta a Berlino e il talento di Spielberg si esalta nel crescendo dell’azione e nel clima sospeso e spettrale che accompagna la vicenda. È palese la lezione dei film tedeschi di Rossellini e di Wilder, così come spicca il contributo dei Coen nelle caratterizzazioni bizzarre di alcuni personaggi di contorno, specialmente dei burocrati ottusi dell’intelligence tedesca e sovietica.


Una scena del film

Tuttavia Spielberg è fin troppo corretto nell’illustrazione di un fatto storico delicato e a tratti pecca di accademismo, seppure di alta classe. La limpida narrazione è un pregio ma richiama troppo quella dei film di Clint Eastwood. Il ponte delle spie rischia perciò di essere ricordato tra le opere minori del regista americano, non possedendo né l’ampio respiro tragico dei suoi classici (Schindler’s List, Munich) né l’audacia sperimentale delle pellicole di intrattenimento (Lo Squalo, E.T - L’extraterrestre). 

La morale spielberghiana, fortemente ancorata ai valori americani, è ben evidenziata, con la visione paternalistica degli Stati Uniti, paese esportatore di libertà e democrazia per eccellenza, e con un eroe d’altri tempi dai forti principi etici e famigliari. L’interpretazione di Tom Hanks è convincente, soprattutto nel duetto con Mark Rylance. Sono evidenti nel personaggio dell’avvocato i riferimenti ai protagonisti positivi dei film di Frank Capra e agli uomini normali di Hitchcock coinvolti in vicende più grandi di loro.

Una piccola nota sulla vitalità di un genere che sembrava in netta decadenza: solo nel 2015 i film di spionaggio sono tornati alla ribalta in altre quattro grandi produzioni (Kingsman, Mission Impossible - Rogue Nation, Spectre, Operazione U.N.C.L.E.). Il ponte delle spie è il più attendibile a livello storico, nonché il più controcorrente per il rifiuto dell’intrattenimento a tutti i costi.


Il ponte delle spie
cast cast & credits
 


la locandina del film



Il regista
Steven Spielberg




 
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