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Faust non deve morire… così!

di Chiara Schepis
  Faust Marlowe Burlesque
Data di pubblicazione su web 16/11/2015  

Tanto di cappello al giovane regista Massimo di Michele che coraggiosamente presenta un testo raro, dimenticato ma sorprendente, come Faust Marlowe Burlescque, riscrittura tratta dalle varie versioni di Faust e altre fonti che due maestri del teatro, Aldo Trionfo e Lorenzo Salveti, dedicarono nel 1976 a due grandi artisti come Carmelo Bene e Franco Branciaroli. Se nella fortuna di questo testo, direbbe Eduardo, «e muorti so assaie», Faust non deve morire o, almeno, non deve morire così!

Spieghiamoci meglio: è con meravigliato stupore che lo spettatore accoglie la messinscena firmata da Massimo di Michele con Federica Rosellini, il primo interprete di Faust e l’altra nei panni di Mefistofele. Mefistofele-Rosellini è inoltre prologo-annunciatrice-cantastorie-soubrette della parte iniziale dello spettacolo. Una specie di presentazione, un carosello promozionale, insomma un inizio con i botti: l’attrice, longilinea e inquietante, grazie all’apporto delle luci di Alessandro Carletti – creatrici, insieme alle musiche, di suggestive atmosfere per l’intera durata della messinscena – dimostra spiccate capacità interpretative giocando con i registri stilistici quasi fosse un apparecchio radio impazzito. In abito nero da sera, con i capelli raccolti e il viso smunto, così simile alle pallide attrici anni Venti del café-chantant espressionista, la Rosellini dà vita a una performance giocata sullo sdoppiamento della personalità e sul dialogo infra-personale: esageratamente drammatico, volutamente straniato, grottesco per vocazione, variegato per sonorità (ed ecco citato Carmelo Bene). 



  Un momento dello spettacolo 
© Cristina Gardumi

Il suo prologo, a ritmo di swing, si conclude con l’entrata in scena dell’annunciato Faust/di Michele, impeccabile nell’abito da cocktail con gilet. L’elegante figurino avvinghia la bella e la bacia con passione, salvo poi togliersi la giacca e svelare l’estrosa camicia priva di maniche da locale a luci rosse, kitsch che più kitsch non si può. Chapeu!

La vicenda di Faust, nel testo mescolata a brani tratti da Marlowe, Goethe, Brontë, in uno spazio vuoto delimitato solo dal terriccio sparso sul fondo-scena, si articola in vari sketches, travestimenti,  brani musicali e stacchetti coreografici. Percorrendo gli stati più irrazionali dell’animo umano: frustrazione, seduzione, tentazione, innamoramento, perdizione, i corpi vibranti dei due attori si contraggono, contorcendosi in “pose” che sono di albero o di uccello. I costumi assecondano la messa a fuoco della fisicità della coppia: gli abiti lasciano scoperte braccia e spalle, un bustino costringe il torace di Faust, mentre la camicia bianca maschile, parzialmente abbottonata, di Mefistofile e la bianca sottoveste del finale consentono all’attrice perturbanti giochi di seduzione. Se spesso si rasenta il nudo, in altri momenti dello spettacolo, invece, i due corpi sono coperti da ampi soprabiti che diventano ali o nascondono sconcezze.


Un momento dello spettacolo
 © Cristina Gardumi
Un momento dello spettacolo 
 © Cristina Gardumi

Intanto il duetto ripercorre e sintetizza la storia proverbiale dell’uomo disposto a vendere l’anima al diavolo senza ottenere alla fine lo stato di sazietà desiderato. La libidine è prossima all’angoscia ed entrambi, l’uomo diabolico e lo spirito umanizzato, pagano il prezzo della colpa percependo la realtà come un inferno perenne.

Questo teatro d’attori, di corpo, di musica e di luce trova nell’abside, lasciato visibile, della chiesa sconsacrata del Teatro Sant’Andrea di Pisa un attivatore di significato ulteriore, evidenziando la dialettica tra sacro e profano così viva nel testo. Lo spettacolo è caratterizzato da estremo dinamismo e da un evidente sforzo fisico; il registro stilistico è originale e le scelte registiche piacevolmente sopra le righe. Ma allora perché questo finale? Faust muore in scena, ma non è questo il problema. Il buio conclusivo lascia lo spettatore interdetto nell’attesa che qualcosa ancora succeda… che l’insopportabile registro patetico-naturalistico venga messo tra virgolette e incorniciato dai fuochi d’artificio del prologo iniziale, per esempio. Nulla. Faust/di Michele rantola nel suo rosso occhio di bue e Mefistofile/Rosellini piange disperatamente con tanto di vere lacrime di commozione. Rimane la speranza che a una prova così efficacemente affrontata corrisponda un finale degno dello sforzo compiuto. 




Faust Marlowe Burlesque
cast cast & credits
 

La locandina dello spettacolo
La locandina dello spettacolo
©Mauro Balletti

 
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