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La retorica del niente

di Luigi Nepi
  Per amor vostro
Data di pubblicazione su web 10/09/2015  

Ultimo film italiano e anche ultimo film in concorso alla 72ª Mostra del Cinema di Venezia, Per amor vostro segna il ritorno al cosiddetto film di “finzione” del documentarista Giuseppe Gaudino, a diciotto anni di distanza dal coraggioso Giro di lune tra terra e mare. È ancora inevitabilmente Napoli a fare da sfondo alla storia di Anna, una donna di quarant’anni con tre figli adolescenti (di cui uno sordomuto), un marito “manovale” della camorra e un turbine di ricordi, fantasmi e paure che spesso le attraversa la mente e che la rende così diversa dalla bambina coraggiosa, quasi strafottente, che appare nei flashback, quando le suore la utilizzavano come angelo in discesa dal campanile nella festa della Madonna. Cos’è successo ad Anna? Cos’è che l’ha resa così insicura da non fidarsi delle sue stesse capacità, neanche quando viene assunta come gobbista in una società di produzioni televisive? Perché tutti sembrano improvvisamente interessarsi a lei, a partire dall’attore della soap in cui lavora?

In Per amor vostro Gaudino crea una delle più interessanti figure femminili del cinema italiano degli ultimi anni, quello che per un’attrice si potrebbe definire il ruolo della vita e che Valeria Golino sfrutta al meglio con la sua migliore interpretazione di sempre e con la conseguente e ineccepibile vittoria della sua seconda Coppa Volpi. Il film è un viaggio dentro e intorno ad Anna, sempre in scena dalla prima all’ultima inquadratura, tanto che lo spettatore ne condivide le sensazioni, i turbamenti, le angosce e spesso anche lo sguardo, all’interno di una storia che si rivela molto più articolata del previsto e che alla fine diventa un giallo visto attraverso gli occhi della vittima.

Una scena del film.
Una scena del film

Abbandonati i manierismi alla Carmelo Bene del primo film, qui Gaudino cerca un suo più personale approccio al mezzo cinematografico. Senza rinunciare alla macchina a mano sceglie di girare il film in un bianco e nero molto luminoso, coerente rappresentazione dello stato d’animo della protagonista, sprofondata in un mondo senza più colori ma non per questo privo di luce. I colori ci sono, ma sono relegati alla sfera intima di Anna: i suoi ricordi, le sue visioni, le sue allucinazioni, insomma ciò che Elena Ferrante chiama “la frantumaglia” («La frantumaglia è un paesaggio instabile, una massa aerea o acquatica di rottami all’infinito che si mostra all’io, brutalmente come sua vera e unica interiorità»). Ed è proprio nella messinscena di questa “frantumaglia” che si trova il limite più evidente del film: i giochetti grafici e le elementari animazioni post-produttive si rivelano quasi scontati nella loro evidenza simbolica, sortendo l’effetto di chiudere il senso del film invece di aprirlo come sarebbe logico aspettarsi dal mare intensamente azzurro, ma inutilmente tempestoso, che dalla finestra di casa invade la mente di Anna. In questo senso funziona molto meglio l’accostamento di riferimenti alti appena accennati (come Dante o la tragedia greca di cui Gaudino torna a usare struttura e coro) e bassi molto più esibiti (come la canzone neomelodica del coro o le parodie del Quartetto Cetra), così come è efficace l’uso epifanico e pop dell’iconografia dei santi, che nasce in modo inaspettato da un fermo immagine per farsi titolo degli atti del film.

Quella di Per amor vostro è una Napoli che rinuncia ai suoi colori ma non alla sua stratificazione: le catacombe, il mare, i vicoli, i tetti, il Vesuvio sono luoghi dove Gaudino conduce Anna facendole inevitabilmente incrociare i posti cari alla memoria rosselliniana di Viaggio in Italia (il cimitero delle Fontanelle, le solfatare), fino a farle provare lo stesso senso di spaesamento di Katherine. Anche Anna finisce per sentirsi estranea a ciò che la circonda e prova finalmente a reagire a quella “retorica del niente” che da troppo tempo avvolge la città in una sorta di fatalismo dell’inevitabile: così ogni cosa che accade “non è niente”, oppure “non possiamo farci niente” o, peggio ancora, “io non sono niente”. Una retorica tanto pericolosa quanto difficile da contrastare in una Napoli in cui anche i giovani già si sentono “niente” e solo ribellarsi può portare al miracolo che fa tornare il colore.



Per amor vostro
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La locandina del film.
La locandina del film



 
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