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Marguerite

di Sara Mamone
  Marguerite
Data di pubblicazione su web 03/09/2015  

È un buon film di cui non abbiamo ben capito il senso, questo Marguerite di Xavier Giannoli, regista francese di solida cultura letteraria, confermata qui da una sceneggiatura ben congegnata (condivisa con Marcia Romano) e da dialoghi eleganti e nitidi. Pluripresente alle edizioni del festival di Cannes è certamente regista di qualità e ottimo direttore degli attori. Che qui sembrano uscire tutti da una comune, affiatata compagnia teatrale. Ed è infatti il teatro il protagonista assoluto di questa vicenda, il teatro nella sua forma “estrema” dell’arte lirica per la quale la protagonista vibra in tutto il suo essere. Tranne forse nelle corde vocali; poiché la ricchissima baronessa Dumont, che negli anni ’20 riunisce il bel mondo parigino alle sue serate benefiche di musica, è terribilmente stonata, non acchiappa una nota ma trova intorno a sé costante approvazione da una società di ipocriti parassiti d’alto bordo. Lei vive la sua passione in maniera totale, spendendo cifre vertiginose in costumi d’opera, facendosi fotografare nelle canoniche ed improbabili vesti delle eroine verdiane e wagneriane e raggiungendo i vertici di una dedizione senza logica.

Una scena del film.
Una scena del film

Ma è la logica la forza vitale o è la passione, sia pure irragionevole, a dare senso alla nostra vita? In una articolata pièce bien faite, dove tutti recitano al meglio, a cominciare dalla delicata, commovente e smarrita Catherine Fort, si snoda la trama del passaggio da un’illusione domestica (tutto sommato gestibile da un marito fedifrago e da un maggiordomo protettivo) a un’ambizione pubblica (chiaramente ingestibile e destinata a un tragico epilogo). Tutti continuano a recitar bene al loro posto: oltre al marito e al maggiordomo, il giovane giornalista cinico e mondano che con un suo interessato articolo laudativo ha scatenato le ambizioni esibitorie di Marguerite, il giovane soprano promessa di una lirica moderna e rinnovata, l’amante del marito, l’inevitabile tenore italiano grasso e spompato a cui lei si affida per la preparazione del pubblico recital.


Una scena del film.
Una scena del film

Tutto scorre come di dovere, oliato e divertente, anche un po’ commosso ma pian piano si desidera una via d’uscita. Ed è la via d’uscita a non convincere, in questo bel castello di carte in cui le convenzioni di una società paiono quanto meno imbrigliate dall’originalità della protagonista. Ma se alla fine tutto si conclude in una specie di clinica psichiatrica che di fatto sanziona il comportamento della donna come follia, che senso ha il cammino fin qui percorso? La protagonista è una povera spostata e tutti i bei discorsi filosofici sulla necessità vitale dell’illusione vanno a farsi friggere. Ed è un peccato.




Marguerite
cast cast & credits
 



La locandina del film.
La locandina del film




 
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