Paul Verlaine, nella celebre Art poétique, afferma senza mezzi termini: «De la musique avant toute le chose / De la musique encore et toujours! / Et tout le reste est littérature» («La musica prima di ogni altra cosa; La musica ancora e sempre; E tutto il resto è letteratura»).
Con altrettanta enfasi di fronte al trittico SENTieri, Pression, Antitesi, presentato con successo da Aterballetto Piccolo Teatro Strehler di Milano, non è difficile replicare: «De la danse avant toute le chose», «De la danse ancore et toujours», e considerare molta della danza odierna “letteratura”. O meglio ancora “pseudodanza” come sinonimo di artificio, di routinesca applicazione di una codificazione tradizionale.
Lo spettacolo, inserito nellambito della rassegna La Grande Danza al Piccolo, è un inno alla coreutica contemporanea nella sua essenza più ballata e inverata da corpi vibranti ed elastici che colgono in ogni movimento o gesto la “nuance”, la “sfumatura” e rispondono perfettamente allo stile e alla poetica degli autori delle tre coreografie in scaletta.
Un accorto palinsesto che propone due pezzi corali per mostrare lattuale percorso performativo della strepitosa compagnia diretta da Cristina Bozzolini, e recuperare nellintermezzo un pezzo doc del repertorio dellorganico emiliano.
SENTieri. Foto di Alfredo Anceschi
Il primo, SENTieri di Philippe Kratz, danzatore di Aterballetto, è una creazione nata per i ballerini “bozzoliniani” che ha debuttato a luglio 2014 nei Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia e viene riproposta nella rassegna al Piccolo milanese.
Incentrato su una sorta di esotismo temporale che si richiama allinfanzia del giovane coreografo tedesco, tra la memoria che fa riaffiorare i ricordi e le emozioni che li rinnovano, il lavoro si snoda fluido su musiche di Frédéric Chopin, Alessandro Grisendi, Greg Haines, Dmitri Yanov-Yanovsky, ed esalta la versatilità degli elementi di Aterballetto, chiamati a restituire i complessi processi della mente.
Gli otto protagonisti, uomini e donne, accarezzati dalle raffinate luci di Carlo Cerri, con indosso magliette e morbidi pantaloni, partono da un groviglio di corpi, emblema del garbuglio di ricordi ed emozioni, per dipanare il discorso coreografico tra duetti, terzetti, quartetti, ottetti, a cui fanno eco suoni e rumori familiari dellinfanzia (una risata, un trillo, grida puerili).
Pression. Foto di Regina Brocke
Una “sintassi” piena di liricità, ritmicità e levità in cui i movimenti prendono linput da unidea di circolarità del disegno complessivo e della sinuosità dei legati, puntando allemozione visiva suscitata dai più che bravi danzatori di Cristina.
Di tuttaltro genere è Pression di Mauro Bigonzetti, già direttore e coreografo della compagine emiliana e dancemaker di fama internazionale.
Creato nel 1994 per il mitico Balletto di Toscana, Pression sperimenta lincontro tra danza classica e moderna in una partitura antitetica a cominciare dalla presenza di un duo maschile nella prima parte e un duo femminile nella seconda, unita a unaltrettanta antitetica scelta musicale. Il solo per violoncello di Helmut Lachenmann, che dà il titolo alla coreografia, e variazioni da La morte e la Fanciulla di Franz Schubert.
Ripreso nel 1999 da Aterballetto, Pression è – per citare Bigonzetti – «unazione musicale, asciutta, non didascalica, senza scenografie, dove il movimento e il gesto vivono in simbiosi con la musica [...] anche quando si passa dalla radicalità di Lachenmann alle emozioni di Schubert».
Un obiettivo raggiunto e di notevole impatto grazie ai due uomini che, aggrovigliati a terra, iniziano una serie di intrecciate movenze plastiche e acrobatiche rese ancora più sensuali dallaspetto michelangiolesco dei corpi, scolpiti dalle luci di taglio di Cerri e messi in mostra dagli essenziali costumi di Kristopher Millar & Lois Swandale.
E “senza spaccature” e frizioni si sviluppa la seconda parte con la presenza delle due donne che, quasi evanescenti in contrapposizione alla corposità dei maschi, si librano sulle note di Schubert accentuando la loro immaterialità con luso delle punte e lesecuzione di enchaînements postclassici.
Antitesi. Foto di Nadir bonazzi
In prima rappresentazione assoluta debutta Antitesi di Andonis Foniadakis, il coreografo nato in Grecia ma “cittadino del mondo”, insignito del premio “Danza&Danza” 2012 e chiamato a firmare la sua prima coreografia per “il corpo di ballo” di Cristina Bozzolini.
Dotato di indubbio talento, Foniadakis “sposa” con disinvoltura la musica barocca e contemporanea di Pergolesi, Romitelli, Scarlatti, Scelsi e Tartini per costruire «il pezzo combattendo tra ricerca della bellezza del passato, come nostalgia, e realtà di oggi, agitata, dinamica, incerta e violenta».
Impostato “a cornice” con un assolo maschile che in apertura si relaziona con tubi fluorescenti e un assolo femminile che in chiusura “gioca” con una sfera luminosa, il corpus della coreografia è un susseguirsi frenetico di intrecci, di incroci che si muovono “nella musica” e spingono oltre il limite la tecnica contemporanea per acquisire massima libertà di azione e sprigionare tensione dinamica.
E se allinizio Antitesi stenta a decollare, poi il “volo” prende quota e il pubblico si trova catapultato in un viaggio coreutico e musicale di cui non può non apprezzare la meta e leccellente performance dei protagonisti, morbidamente avvolti dai costumi di Kristopher Millar & Lois Swandale e dalle luci di Cerri. In particolare nel parossismo dei veloci passaggi e nella carezzevole morbidezza dei gesti traspare tutta la tragica e al tempo stesso solare grecità di Andonis. Un sentire ancestrale, arcaico, eppure riconoscibile e universale, che rende la sua danza ricca di unimponente cultura passata e capace di rispondere alle impellenti esigenze della modernità.
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