Il
fantasma di Canterville è stato oggetto di numerosi adattamenti
teatrali. Quello proposto dal Teatro di Rifredi – con il testo di
Ugo Chiti, tratto dal celebre racconto di Oscar
Wilde – vede impegnata come regista e interprete principale una
versatile ed effervescente Lucia Poli.
In questa
versione, infatti, la narrazione è affidata in buona parte alla
signora Umney – figura secondaria nellopera dello scrittore
irlandese –, governante dellantico castello dei Canterville e
testimone dellincontro-scontro tra lefficiente pragmatismo
degli Otis, i nuovi inquilini americani, e la realtà “altra”,
irrazionale e immaginifica, incarnata dal vecchio fantasma Sir Simon.
Lattrice,
nei panni austeri dellanziana domestica, racconta in prima
persona, con ironia e leggerezza, i tentativi compiuti vanamente dal
fantasma per spaventare gli impassibili coniugi statunitensi e i loro
altrettanto poco impressionabili figli: il primogenito Washington, i
pestiferi gemelli “Stelle e Strisce” e la dolce Virginia,
personaggio chiave della bizzarra vicenda.
Lazione
procede spedita, in un impianto scenico quasi del tutto scarno, tra
flashbacks, voci fuori campo, video-proiezioni, canzoni e
dialoghi interpretati da Simone Faucci e Carlo Zanotti.
I due bravi e divertenti attori, con laiuto di pochi accessori e
costumi, danno vita a svariati personaggi, talvolta prestando loro
voce e corpo (irresistibilmente comica la loro caratterizzazione dei
signori Otis), talvolta spostando e animando dei manichini.
Lucia Poli di scena a Rifredi (foto di Barbara Paveri)
La
commistione di diversi linguaggi enfatizza lo stile brillante e
umoristico del testo di Chiti, fedele alloriginale wildiano, cui
aggiunge solo qualche tocco di macabro ma sempre spiritoso sadismo
(come i progetti vendicativi della governante ai danni dei terribili
gemelli) e qualche ironico doppio senso a sfondo sessuale, creando
così un efficace contrasto con il moralismo della società
vittoriana e con il puritanesimo americano (luno e laltro ben
presenti nellopera di Wilde).
Lo
spettacolo si presta a molteplici livelli di lettura: da quello
giocoso a quello profondo e meditativo, capace di stimolare una
riflessione – mai accigliata, ma non per questo meno pungente –
sulle contraddizioni della società industrializzata, tanto
ottusamente orgogliosa delle proprie conquiste da non lasciare ormai
più spazio al fantastico, al meraviglioso, a tutto ciò che va oltre
il tangibile.
Ma il merito
principale della piena riuscita di questo allestimento va al talento
camaleontico di Lucia Poli, capace di incarnare non soltanto la
spiritosa e spaurita signora Umney, ma anche lo stesso Sir Simon: i
due personaggi talvolta sono protagonisti di serrati duetti, dove il
virtuosismo e il trasformismo vocale dellinterprete hanno modo di
emergere al massimo grado. Lattrice passa con repentina
naturalezza dalle tonalità gravi e graffianti del fantasma a quelle
più morbide e supplichevoli della governante; sul finale, poi,
riuscirà a tratteggiare anche un terzo personaggio, linnocente e
coraggiosa Virginia.
Il
fantasma di Canterville secondo la signora Umney è la
dimostrazione di come si possa fare teatro, pur senza mezzi
eccezionali, con idee registiche semplici e intelligenti, con un uso
efficace dei diversi linguaggi scenici e soprattutto mettendo al
centro gli attori e le loro innumerevoli risorse.