Dallo
spazio vuoto, nelloscurità, fra le luci suggestive di Cristian Zucaro, parte un assolo di danza femminile, seguito da uno
strano plotone di sette donne vestite di nero che avanza, che a poco a poco
diventa un corteo funebre, con una croce come vessillo. Si rompono i ranghi,
infuria una lotta “pupara” con spade e scudi, che divengono lunico elemento
scenografico di uno spettacolo tutto incentrato sulla potenza del corpo degli
attori in movimento.
Un momento dello spettacolo
© Carmine Maringola
Sette
sorelle (Serena Barone, Elena
Borgogni, Italia Carroccio, Marcella Colaianni, Alessandra
Fazzino, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi) vivono in
una simbiosi profonda, tanto che i ricordi e il vissuto che le lega
indissolubilmente è lincantesimo che suggella limpossibilità di morire. Il
tema portante del nuovo lavoro di Emma Dante, Premio Ubu 2014 come “miglior
spettacolo” e “miglior regia”, è il potere arcano, quasi soprannaturale, della
memoria di una famiglia che vive in una strana comunione fra vivi e morti.
Sette
donne tanto diverse quanto unite da un forte legame di sangue: tra le altre,
spiccano la maggiore, aspirante ballerina, che sacrifica la sua vita per badare
alle sorelle; la sempliciotta con problemi psichici, clown cui sono messe in
bocca alcune fra le verità più scomode; la giovane madre con il figlio
calciatore scomparso prematuramente (Davide
Celona); la sorellina morta accidentalmente in una gara estiva dapnea con
le altre sorelle; la più forte caratterialmente, sacrificata e messa in un
istituto per permettere alla famiglia di andare avanti, astiosa verso il padre
vedovo (Sandro Maria Campagna) che
lha abbandonata, poiché impossibilitato e incapace di fare anche da madre a
tutte le figlie.
Le
sorelle Macaluso presto si sbarazzano degli abiti scuri, dal taglio quasi
maschile, per sfoggiare tutto il calore della loro sicilianità in sgargianti
vestiti a fiori, divisa dellesuberante femminilità delle donne del sud.
Progressivamente i personaggi si spogliano, si mettono a nudo facendosi
portatori, con poesia, di un messaggio: non necessariamente nelle famiglie i
rapporti sono idilliaci, non sempre ci si ama fra genitori e figli, fra
fratelli, ma è la memoria del vissuto il collante che tiene insieme alcune
delle antiche e numerose famiglie del sud. Il coro scanzonato delle donne che
intonano Lu pisci spada di Modugno, che torna più volte nello
spettacolo, sembra essere un inno alla loro memoria, condivisa a tratti con
gioia, amarezza, malinconia e dolore.
Un momento dello spettacolo
© Carmine Maringola
In una lingua dinvenzione, fra il dialetto
siciliano, il pugliese e alcuni tratti ditaliano, sostenuto da un ampio uso
del gesto a sostegno delle parole, Emma Dante, con poco, è capace di evocare poeticamente
tutto il calore e la forza dellimmaginario più immediato della bellezza della
terra siciliana: evoca i suoi odori, rumori, suoni, ritmi e colori.
Le sorelle Macaluso è uno spettacolo sullimportanza
della memoria, dei ricordi dellinfanzia di una famiglia dove il rapporto fra
figure maschili e femminili è tratteggiato con contorni ambigui. Appaiono, in
questa lunga veglia funebre fatta di ricordi, primi fra tutti il padre, la
madre (Stephanie
Taillandier) e il giovane
calciatore scomparso. Il pubblico non comprende distintamente chi sia vivo o
morto o a quale funerale stiamo assistendo: soltanto
alla fine siamo capaci di individuare colei che, nel trapasso, sta raggiungendo
gli altri componenti della famiglia che sono morti.
Il corpo nudo che danza (la forza espressiva ricorda
il movimento delle coreografie di Pina Bausch) è lultimo forte segno di
uno spettacolo che non aggiunge ulteriori elementi alla collaudata poetica di
Emma Dante, ma che è capace di raccontare, senza sconfinare nel melodramma, con
ironia, carnalità e poesia, una memoria di tenerezza, affetto, risate,
rivalità, attriti, dolori, addii, di una famiglia come tante altre, con tutte
le sue contraddizioni.