Che Boccaccio costituisca uninesauribile fonte alla quale attingere trame, storie, idee, è da secoli cosa pacifica. Ma quanto spesso ci capita loccasione di godere piacevolmente delle sue invenzioni?
La Fondazione Teatro della Pergola e la compagnia Nuovo Teatro hanno fatto un ottimo affare a scommettere sul classico. Decamerone – vizi, virtù, passioni, fresco di debutto alla Pergola di Firenze, è stato apprezzato dal pubblico pisano. Marco Baliani punta ancora su Stefano Accorsi e, complice uninteressante operazione di adattamento e un gruppo di briosi attori – tutti da lodare –, firma la regia di uno spettacolo-intrattenimento di sana comicità di casa nostra: una comicità, come quella di Boccaccio, per niente edulcorata, a tratti volgare, ma mai “pornografica”.
Un momento dello spettacolo
foto di Andrea Pirrello
Maria Maglietta cura la drammaturgia di questo nuovo Decamerone, acciuffa dallopera sette tra le sue più note novelle, dotate già, anche questa è cosa nota, di una costitutiva dose di teatralità, le ritraduce in un italiano “aulico” ma scorrevole e le connette creando una cornice inedita che sfasa i tempi, scompiglia lo spazio, riavvolge il nastro e riflette sulloggi della nostra Italia: paesello in cui in fondo non si è perso il vizio di raccontar storie. E chi può meglio raccontare storie se non una compagnia nomade di guitti alle prese con il sostentamento giornaliero e la difesa del sacro mestiere? Via la villa, via la peste, gli attori parlano a noi, loro contemporanei, e se spiegassero meno il loro punto di vista la scena ne gioverebbe. Se infatti le novelle e i siparietti della vita di compagnia risultano sapidi e ben cotti (come le tagliatelle che diventano il tormentone degli attori), il discorso scuoce nel prologo e in alcune tirate sullo stato dellarte o sui suoi mali sociali da cui oggi siamo minacciati. Che la peste contemporanea sia temibile quanto, e più, delle antiche epidemie, queste novelle lo dicono attraverso il codice che gli è proprio.
Accorsi-Panfilo, maestro di compagnia e primo attore, accoglie il pubblico e orchestra il vivace dipanarsi delle azioni sceniche, arroccandosi su una specie di roulotte multiaccessoriata (che contiene tutto il necessario per la scena). La soluzione metateatrale regge bene: il carrozzone non risparmia “colpi di teatro” e si fa collettore di un flusso continuo di piani narrativi, coprendo e accompagnando le metamorfosi degli attori in personaggi, dei personaggi in attori e in altri personaggi, nel susseguirsi delle novelle: vizi, virtù e passioni sempre attuali. Via via il maestro passa il testimone agli altri attori che, a turno, principieranno la propria novella.
Stefano Accorsi
foto di Filippo Manzini
Salvatore Arena-Filostrato, padre nobile e caratterista, che nella mimica ricorda con sorpresa la maschera di Totò, approfitta del suo turno per inserire divertenti siparietti pubblicitari e proponendo prodotti di indubbia utilità. Silvia Briozzo-Elissa, madre nobile, incarna con formosa abbondanza e straripante vis comica il risvolto sessuale della comicità boccacciana, protagonista indiscussa della prima novella in cui interpreta uninsaziabile Donna Lisandra beffata (o forse no) da un superdotato Arcangelo Gabriello. Mariano Nieddu-Dioneo, caratterista-generico, trascorre dal siciliano, al sardo, dal bolognese alla paralinguistica del Mutolo, mentre le sue colleghe, monache del convento, certe della sua incapacità di esprimersi, esperiscono con lui i dolci piaceri del letto, in un armadio! Naike Silipo-Fiammetta, innamorata, domina la roulotte quasi sempre vittima di gelosie maschili, come nella bella e triste favola del basilico, e nei panni di Ghismonda, affiancata da Nieddu e Accorsi, si irrigidisce nelle fattezze di un pupo. Infine Fonte Fantasia-Pampinea, caratterista, minuta e saltellante, en travesti disegna un dottore bolognese, artificiosamente allungato da uno sgabello, che beffa Calandrino.
La compagnia al completo
foto di Filippo Manzini
Gli attori rispondono agli applausi brandendo bei forchettoni di legno, le tagliatelle al sugo sono servite ed è ora di cenare… non cè tempo per le altre novantatré novelle, ma il Decamerone è di tutti: avanti il prossimo!
|
|