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Ratmansky I Welch con lo Staatsballet di Berlino

di Gabriella Gori
  Ratmansky I Welch
Data di pubblicazione su web 17/11/2014  

 

Ospite dello Schiller Theater fino al termine dei lavori del restauro del Teatro dell'Opera di Berlino, la stagione operistica, concertistica e ballettistica della StaatsOper si è trasferita nello storico edificio intitolato al celebre drammaturgo e poeta tedesco. E lo StaatsBallett, guidato dall'agosto 2014 da Nacho Duato dopo la decennale direzione di Vladimir Malakhov, è protagonista di un cartellone che lo vede cimentarsi nel repertorio, Onegin  e Giselle, e in creazioni di coreografi ormai considerati dei classici dell'era moderna come Duato, Forsythe, Goecke, Kyliàn, Ratmansky e Welch. Questi ultimi due abbinati nella serata intitolata Ratmansky I Welch e accompagnati dall'ottima Orchestra dell'Opera di Berlino diretta da Paul Connelly.

 

"Un'accoppiata" che ha debuttato allo Schiller Theater il 22 marzo scorso e torna con rinnovato successo a novembre presentando un organico in splendida forma e dotato di quell'anima interpretativa, di quel vitale soffio artistico che fa la differenza e coinvolge emotivamente lo spettatore.

 

Clear di Stanton Welch e Namouna, A grand divertissement di Alexei Ratmansky sono due lavori  appartenenti al genere balletto che si è evoluto nel tempo, arrivando a risultati diversi eppure riconoscibilissimi. Il primo un balletto astratto su Concerti per Violino e Oboe di Bach, teso ad esprimere i contenuti formali della musica, il secondo una  libera ripresa di un balletto narrativo tardo ottocentesco su musica di Édouard Lalo, diventato un raffinato gioco intellettuale.

 

Stanton Welch, accreditato coreografo australiano e direttore dal 2003 dell'Houston Ballet, ha creato Clear nel 2001 per l'American Ballet Theater, un pezzo per sette uomini e una donna che volteggiano sulla  musica di Bach, accarezzati dalle calde luci di Lisa Pinkham e con indosso setosi costumi color carne di Michael Kors. I ballerini in pantaloni a torso nudo, la ballerina in pantaloni e fascia reggiseno.

 

Questo balletto è un fluire emozionante e intenso di passi tratti dal vocabolario accademico come  arabesques, pirouettes, grands et petits sautés, batteries fouettés, pivots, ma se la tecnica è decisamente classica, lo stile non lo è nel senso che Welch esplora in profondità le potenzialità della danse d'école per farne qualcosa di classicamente moderno e contemporaneo. Un rinato classico rinnovato dall'incontro con la coerenza musicale di Bach che nel disegno melodico e nelle serrate concatenazioni armoniche delinea "gli affetti", ovvero quella relazione tra stato d'animo e corrispondente armonia musicale. Un disegno compositivo e un'impostazione concettuale che Welch riprende nella partitura coreografica facendo corrispondere alla dottrina degli "affetti" la dottrina delle "emozioni" suscitate dalla grazia ed eleganza di corpi in movimento.

 

Non solo ma anche il contrappunto di Bach, concepito come interazione di linee astratte e di natura strumentale, trova in Welch il corrispettivo contrappunto coreografico nell'intersecarsi continuo di figurazioni assiali che si sposano con il  suono del violino e dell'oboe arrivando a perfetta sintesi tra espressività musicale e corporea. Espressività tradotta in soli, duetti, terzetti, quartetti, quintetti, sestetti, settetti, ottetti, in cui risplendono il superbo Dinu Tamazlacaru, gli eccellenti Kévin Pouzou, Nicola Del Freo, Gevor Asoyan, Taras Bilenk, Alexander Korn, Vladislav Marinov e l'affascinate Iana Salenko, la rossa, protagonista di un intensissimo duetto finale con Dinu. 

 


Foto di Bettina Stoess
 

Namouna, A grand divertissement di Alexei Ratmansky, firmato per il New York City Ballet nel 2010, è  ispirato all'omonimo balletto di Lucien Petipa, fratello maggiore del più celebre Marius Petipa, e rappresentato a Parigi nel 1882.

 

Il pietroburghese Ratmansky, lungi dal seguire la trama ambientata a Corfù dove Lord Adriani in una scommessa con il conte Ollario perde tutto, compresa la nave e Namouna, la schiava preferita, riadatta la fabula prediligendo una struttura a episodi che con l'originale ha ben poco a che vedere se non offrire il destro per assemblare un pot-pourri di momenti di grande danza. Danza da cui traspare tutto il rigore della formazione russa di Ratmansky, direttore del Bolshoi dal 2004 al 2008 e dal 2009 Artist in Residence all'American Ballet Theater, tutta la velocità e il brio dell'amato stile bournonville, tutta l'impronta della scuola 'occidentale' e di nomi come Balanchine, Ashton, Tudor, Neumeier, Béjart, e tutta la grande vitesse dell'american style.

 

Elementi che il dancemaker riversa nella confezione di un divertissement in cui è facile individuare echi e citazioni ma, allo stesso tempo, come nel musical contano tantissimo la velocità, il ritmo e i cambi di costumi. Costumi coloratissimi e originali a cominciare dalle tuniche giallo tenue delle ragazze con capelli a caschetto nero, dai tutù trasformati in corolle trasparenti di vario colore abbinate a copricapo chiari, fino all'abito bianco da marinaio del Lord Adriani alle prese con un conte Ollario in calzamaglia tipo "spettro delle rosa". Tutti firmati da  Rustam Khamdamov e Marc Happel. E in Namouna non mancano neppure ironia e umorismo come nella "Valse de la cigarette", un esilarante duetto stile  hollywoodiano, nel frizzante "Pas de cymbales" tutto batterie, ne "La Gitane", un languido tête à tête tra una famme fatale e adoranti uomini in blu, nel corale "danse des esclaves", nella kermesse finale del "baccanale" con il romantico bacio tra i protagonisti.

 

Vero e proprio lusus 'ratmanskyano', questo balletto si apprezza soprattutto se si coglie il gusto irriverente con cui Ratmansky può permettersi di giocare con la tradizione, forse non prendendosi nemmeno lui troppo sul serio, ma dimostrando l'incredibile potenziale metamorfico del genere balletto e la sua vastissima cultura ballettistica. Una competenza che di sicuro apparirà anche nell'attesa ripresa di Paquita di Petipa a dicembre per il Bavarian State Ballet di Monaco, e che allo Schiller Theater si avvale di interpreti sopraffini fra cui Nadja Saidakova, Iana Balova, Alexander Shapk e l'intero formidabile Corpo di Ballo dell'Opera di Stato di Berlino, salutato da applausi calorosi e convinti.

 

 

Ratmansky I Welch


Clear
cast cast & credits
 


Namouna. A grand divertissement
cast cast & credits
 



 
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