Fiore all'occhiello

di Caterina Nencetti

Data di pubblicazione su web 15/11/2014

Amuleto
                                 

Disturba. Sì, infastidisce un'entrata in scena scoperta, indifesa, tra le luci di sala ancora traditrici di una serata qualunque. Camicia e gilet dai motivi diversi e accozzati ovattano d'aria il corpo di una donna cha avanza verso parole e pensieri. Sembra che tutto nasca dall'imbarazzo, con l'impiccio di un piccolo fiore in un vaso, come la posa per un ritratto di un modello disobbediente. Ci sentiamo costretti e insofferenti. Ci assale una sorta di uggia che ci porta a pensare: «Posalo in terra ora! Abbiamo capito…». Ma è una fregatura e siamo anche noi già incastrati tra le mattonelle di quel bagno.



Maria Paiato. Foto di Alessandro Botticelli

Città del Messico, settembre 1968. L'esercito fa irruzione nella Facoltà di lettere e filosofia. Auxilio Lacouture, giovane amante più o meno corrisposta della poesia messicana, la scampa. Stordita, sfrutta, abbastanza per caso, il momento e decide di restare sul water, nel ridicolo di una situazione che è grottescamente conforme alla paura che ne deriva. Le poesie che stava leggendo poco prima non bastano più. La compagnia e la fuga si cercano dentro di noi, nel passato e nel futuro.

 

La regia di Riccardo Massai è tutta per lei e con lei: Maria Paiato. Difficile e inutile il tentativo di scoprire, di mettere sulla bilancia influenze o meriti. Quanto lo stile attorico si sia lasciato plasmare e quanto abbia spezzato le righe non importa perché la proposta è armonica, diremmo “reciproca”. La Paiato crea mondi teatrali nella Terra-teatro, come se risucchiasse dentro di sé altri pianeti, altre storie e, con i piedi di fronte ai nostri, ficcando il capo «attraverso lo specchio», ce li ributtasse fuori. Le luci, cadenzate di colori e intensità, ne tagliano la figura fino ad obbligare lo spettatore al sinestetico ascolto del buio.

 

Quell'incertezza iniziale della protagonista che sembrava mettere in dubbio timidamente ogni frase diventa contraddizione e infine inventio. Cos'è per noi un amuleto? È uno stratagemma ed è rappresentato dallo sforzo performativo dell'attrice. Il pubblico guarda la sua silhouette, ne sente le parole e crede di vedere e riesce ad ascoltare un'intera generazione. Adesso ha di fronte una folla di giovani latinoamericani che si avvia verso un baratro. Sono destinati al suicido, ma al tempo stesso incontaminabili, resi invincibili dal canto che intonano.

 


Maria Paiato. Foto di Alessandro Botticelli.

Più volte capita di perdere il filo, “colpa” di una regia che ha sposato con rispetto il testo di Roberto Bolaño e che ne ha accolto la dote. Non sempre la poesia vive nei versi, riposta tra le carte. La poesia è nel sentire, nell'esprimere, nell'intonare. La poesia era lì un attimo fa. Così, ti ritrovi a spostare indietro il pensiero per rincorrere un'immagine o un tono che ti ha colpito, per dar loro il giusto peso. È come seguire una partita di tennis. Volti la testa a destra e a sinistra, indugi, resti su quella battuta. Ma il teatro non aspetta e mentre ti godi quell'attimo lirico, lui ha già fatto punto nell'altra metà campo e tu te lo sei perso. Fa parte del gioco.



Amuleto

Cast & Credits





La locandina dello spettacolo









Foto di Alessandro Botticelli

Cast & credits

Titolo 
Amuleto
Data rappresentazione 
14 novembre 2014
Città rappresentazione 
Firenze
Luogo rappresentazione 
Teatro Comunale di Antella
Autori 
Roberto Bolaño
Adattamento 
Riccardo Massai
Traduzione 
Ilide Carmignani
Regia 
Riccardo Massai
Interpreti 
Maria Paiato (Auxilio Lacouture)
Produzione 
Archètipo in collaborazione con Teatro Metastasio Stabile della Toscana
Costumi 
Ilaria Baroncelli
Luci 
Lucilla Baroni
Note 
Assistente alla regia: Caterina Fornaciai. Consulenza alla drammaturgia Francesca Manieri. Drammaturgia sonora: Vanni Cassori. Foto di scena: Alessandro Benvenuti.