Umberto Orsini è attore di
lunga prestigiosa carriera. Senza larrogante autoreferenzialità di tanti suoi illustri
colleghi, a ottantanni rifiuta di essere il monumento di se stesso, si mette
in gioco davvero, sceglie di lavorare con gli esponenti più talentuosi ed anti canonici
del teatro contemporaneo, produce spettacoli coerenti e rigorosi. Magistrale
Orsini.
La leggenda del
Grande Inquisitore
non è una rivisitazione del celebre monologo tratto da I fratelli Karamazov di Dostoevskij,
ma una riscrittura scenica intorno al tema della fede, della libertà, della vecchiaia,
della passione e del disinganno. Orsini si aggira inquieto e meccanico dentro
una stanza spoglia come un obitorio per novanta minuti filati e per lungo
tratto silenziosamente. Intorno a lui sono pochi oggetti di scena alla luce intermittente
di un neon, fra echi di passi, tonfi
di specchi in frantumi, pulsare di cardiografo, canzonette dantan da una radio a transistor (scene di Federico e Pietro Babina, costumi di Gianluca
Sbicca). Lanziano Ivan Karamazov fa
i conti con la sua coscienza in un incubo destinato a ripetersi ed i suoi fantasmi
prendono corpo in un alter-ego che lo
incalza e destabilizza anche fisicamente; il novello Mefistofele (il bravo Leonardo Capuano) rievoca pure la bionda
giovinezza perduta del protagonista con le immagini del celebre sceneggiato televisivo
di quaranta anni fa.
foto di Tommaso Le Pera
Lo spettacolo è emozionante e pone interrogativi senza la pretesa di fornire risposte senza appello. La drammaturgia a firma del regista Pietro Babina e dei due interpreti offre spunti interessanti soprattutto rispetto al tema della libertà individuale nella società contemporanea. Il format della conferenza democratica dai contenuti politically incorrect ribadisce non senza crudelissima ironia come le odierne masse conformiste siano manipolate e felicemente ubbidienti a pochi carismatici mistificatori.
E infatti durante una TED Conference per attivare via web idee che cambino il mondo che Orsini pronuncia la requisitoria finale del Grande Inquisitore dostoevskiano. Le sue parole, dette senzombra di retorica e col sorriso sulle labbra, sono rivolte ad un ipotetico Cristo redivivo seduto fra il pubblico in platea e possono ancora fare paura. Cristo è un eretico, il suo ritorno rappresenta un pericolo: ha messo gli uomini di fronte alla scelta individuale ed al dubbio, fardelli troppo pesanti per esseri tanto fragili e mediocri; ha scompigliato l'ordine secolare della Chiesa, che si è assunta la missione di dirigere la vita umana per realizzare la felicità universale. Perché Cristo è tornato a disturbare? Brucerà nuovamente sul rogo, questo è certo e per mano di coloro che era venuto a salvare; il demonio correggerà questa follia, ristabilirà lordine. Perché un popolo -per essere felice- non può essere libero.
Principali tappe
della tournée:
11-16 novembre
2014 Firenze, Teatro della Pergola
18 novembre 2014
Campiglia
21-23 novembre
2014 Torino, Teatro Astra
26-27 novembre
2014 Bologna, Arena del Sole
28 novembre 2014
San Marino
2- 7 dicembre 2014
Milano, Teatro Elfo Puccini
10 dicembre 2014
Vignola
14 dicembre 2014
Lodi
16 dicembre 2014
Pavia
|