Ravenna capitale della cultura 2019? Forse, ma di sicuro oggi è la capitale
della danza in Italia con l'arrivo del Balletto del Teatro Mariinskij di San
Pietroburgo al Teatro Alighieri per «Trilogia d'Autunno». Imperdibile
prosecuzione del Ravenna Festival che festeggia la venticinquesima edizione e
amplia l'offerta coreutica estiva con un cadeau autunnale
ricco di momenti di bella e grande danza. Nell'arco di una settimana, dal 2 all'8 ottobre, il famoso organico russo,
accompagnato dall'ottima Orchestra Giovanile del Teatro Mariinskij diretta da Boris
Gruzin, accende i riflettori su un programma pensato ad hoc per il Festival
e composto da pezzi forti come Il lago dei cigni, Trittico '900
(Chopiniana/Les Sylphides, Apollo, Rubies) e l'immancabile Giselle. Un
vero e proprio vanto per Ravenna, una città che si pone obiettivi
artistico-culturali sempre più alti e riesce a concretizzarli offrendo al
pubblico appuntamenti di qualità. Logico dunque non perdere l'atteso e applauditissimo plurievento della
«Trilogia d'Autunno» e in particolare Trittico '900 che mostra
un corpo di ballo a cui non difettano il proverbiale nitore e l'invidiabile
pulizia tecnica ma talvolta manca un po' di "anima" come raccomandava
di avere il grande Vladimir Vasiliev.
E questa ‘anima si vede solo a tratti in Chopiniana/Les Sylphides creato
da Fokine nel 1907 su musica di Chopin e
messo in scena con rigore filologico a cominciare dalle scene dello stesso
Fokine e da tutta l'impalpabile atmosfera, che passerà alla storia con
l'interpretazione dei Balletti Russi di Djagilev a Parigi
nel giugno del 1909.
Chopiniana©Silvia Lelli
Ballet blanc ispirato all'aulica tradizione del ballet d'action
romantique, questa Chopiniana è
un vero saggio di scuola - nell'accezione positiva del termine - per
l'esecuzione corale delle Silfidi, le variazioni delle singole interpreti con
la puntuale élevation, la posizione delle braccia en couronne, i morbidi banancés, gli aggraziati épaulements, la
tecnica ferrea dei piqués in attitude.Ma queste Silfidi, forse troppo concentrate sul
registro accademico, volteggiano sulla musica di Chopin più con il corpo che
con l'anima e lo stesso vale per il Primo Ballerino Yevgeny Ivanchenko, nel ruolo del Poeta. Ineccepibile nella resa dei
virtuosismi, Ivanchenko è un elegante porteur ma riesce solo a tratti a mostrare la ręverie amorosa
del Poeta nell'etereo ed evanescente regno delle Silfidi.
Apollo©Silvia Lelli
Altra aria si respira in Apollo portato in scena nella versione in due quadri che George Balanchine firmò nel 1928 per i Balletti Russi
su musica di Stravinskij. Nel primo quadro - poi soppresso da
Balanchine - si ha la nascita di Apollo da Leto, assisa su una enorme scala, e
la liberazione del dio dalle bende ad opera di due dee che gli consegnano un
liuto, simbolo della sua vocazione futura. Nel secondo quadro il giovane dio
balla circondato dalle muse Calliope, Polimnia e Tersicore. Nell'estrema
essenzialità delle scena, delimitata dal lighting design originale di Roland Bates e
attraversata dalle luci di Valdimir Lukasevič, che creano una sorta di Iperuranio della
bellezza e della poesia, Xander Parish è
un Apollo brillante, consapevole della propria superiorità divina. Una
superiorità che l'artista, un inglese formatosi alla Royal Ballet School e
diventato russo nel Balletto del Mariinskij, rende visibile nell'eleganza
con cui esegue passi e gesti neoclassici, e nel fare divertito con cui si
relaziona con le deliziose Diana Smirnova, Calliope, Nadezhda Batoena, Polimnia, e Olga Esina, Tersicore. Un quartetto e poi un duetto in
cui il gioco di sguardi e di complicità sembra dimenticare la seriosità apollinea
del dettato balanchiniano per privilegiare lo spirito dionisiaco del giovane e
discolo Parish, che non lascia indifferenti le muse. E la riprova poi che
i russi sanno 'americanizzarsi', facendo proprio lo stile che Balanchine ha
perfezionato in America, è la scelta di estrapolare dal leggendario Jewels, nato nel 1967 per il New York City Ballet, Rubies sfoderando
una sorprendente e inaspettata verve 'jazzata'.
Rubies©Silvia Lelli
Esaltati dalla musica di Stravinskij, dalle
ricche e sgargianti scene di Peter Harvey, dai vivaci costumi rossi Karinska/Holly Hines, questi rubini
'russi' risplendono sotto le luci di Perry Silvey e
a farla da padrone sono i virtuosismi off balance del coreano e Primo Solista Kimin Kin e
della Prima Ballerina Viktoria Tereshkina. Intorno a loro i giovani ballerini del
Mariinskij, 'guidati' dalla sicura e ammiccante Prima Solista Sofya Gumerova, sono spinti a dare il meglio di sé in questo luccicante divertissement firmato "dalla Russia con
amore".
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