drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

La guerra di Tamura.

di Luigi Nepi
  Nobi
Data di pubblicazione su web 02/09/2014  

 

Corpi, corpi e ancora corpi, così si può riassumere la filmografia di Shinya Tsukamoto, regista a suo modo anomalo della generazione nipponica nata all’inizio degli anni Sessanta (quella di Takashi Miike e Sion Sono, per intenderci) contraddistinta da un approccio bulimico alla produzione cinematografica (basti pensare agli oltre 80 titoli girati da Miike dall’inizio degli anni Novanta ad oggi). I suoi “soli” 13 film in venticinque anni fanno di lui un regista molto più riflessivo e meno istintivo dei suoi coetanei, questo anche perché affetto da quella che in gergo viene chiamata “sindrome di Chaplin”, che lo porta ad occuparsi personalmente di tutte le fasi della realizzazione delle sue opere: dalla scrittura alla produzione, alla regia, l’interpretazione, la fotografia, il montaggio… fin dal primo film, quel capolavoro di cinema indipendente che è Tetsuo (1989), dove si mostra la straziante mutazione di un corpo umano in una macchina assassina.

 


Una scena del film


Insomma corpi, corpi e ancora corpi, mutanti, trasfigurati e straziati, mostra in Nobi (Fuochi nella pianura) tratto dal romanzo La guerra del soldato Tamura di Shoei Ooka , che era già stato portato sullo schermo nel 1959 da Kon Ichikawa con il titolo Fuochi nella pianura (ma attenzione questo non è affatto un remake). È lo stesso Tsukamoto a interpretare il sodato giapponese Tamura, che, alla fine della seconda guerra mondiale, durante l’occupazione di un’isola delle Filippine, si ammala di tubercolosi e per questo viene rifiutato dal proprio plotone e dall’ospedale da campo, trovandosi a dover affrontare da solo un’agghiacciante odissea di fame e morte, per scappare da un nemico (invisibile) che sta riconquistando i territori occupati.

 

Chaplin, Carpenter, Kubrick, Spielberg ma anche Brackage… questi sono i nomi che vengono in mente guardando Nobi, violento e incredibilmente originale apologo contro la più violenta e meno originale delle pratiche umane: la guerra. È indubbiamente uno dei migliori film di Tsukamoto, il suo naturale espressionismo tocca vertici poetici e al contempo orrorifici, come raramente si è visto al cinema, riesce a piegare il digitale alle sue esigenze saturando magistralmente i colori della natura in cui è immerso il povero Tamura, dove i verdi, i magenta, i rossi, i gialli, gli azzurri urlano il loro distacco dal nero in cui si consumano le orrende battaglie del film. I soldati sono uomini che la guerra ha ridotto allo stato sub-ferino, tanto da vedere i propri compagni addirittura come possibile cibo, iperbolica trasposizione del hobbesiano “homo homini lupus”.

 


Una scena del film


E poi corpi, corpi e ancora i corpi, sfregiati, decomposti, esplosi sono quelli che Tamura (novello Charlot soldato) trova lungo il suo cammino che presto si fa anche espiatorio (uccide senza volere una ragazza) e passa attraverso il feroce agguato che l’invisibile nemico, nascosto dietro carpeteriani fari nella notte, tende al disperato plotone in fuga, una battaglia la cui violenza e iperrealismo fa impallidire il ricordo dello sbarco del Soldato Ryan. Gli occhi tumefatti di Tamura si sbarrano increduli davanti a tanto orrore per chiudersi improvvisamente nel sorprendente finale. Tsukamoto rende la macchina da presa sua fedele complice alternando rigore a improvvisi e precisi raptus che arrivano a, confondere, graffiare e incendiare lo schermo, come fuochi, “fuochi nella pianura” di un cinema “invisibile” in Italia.



Nobi
cast cast & credits
 



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013