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Ombra mai fu

Di Paolo Patrizi e Ennio Speranza
  Ombra mai fu
Data di pubblicazione su web 20/02/2014  

 

 

Personaggi

 

Il gazzettiere

L’avventore

L’oste

La prostituta

 

Prima aria [rifacimento di “Che farò senza Euridice”]

 

Che farò senza una voce

Dove andrò senza il mio ben(e)

Che farò? Morirò?

Che farò senza il mio ben(e)

La mia voce… Ora tace

Oh! Svanita! Svanita!

Non esisto senza lei

 

La mia voce! Non ho pace!

Ah, non giunge né soccorso né speranza

sia dal mondo sia dal ciel.

 

I.

 

Interno di una locanda in qualche zona sperduta dell’Appennino tosco-emiliano. Siamo nel 1842: sul finire di marzo, per essere più precisi. Ma questo lo sapremo dopo.

Il luogo non è lussuoso, tutt’altro: pochi tavoli malmessi, un bancone a uno dei lati, al di là del quale s’intuisce la cucina, e dall’altra parte della stanza un camino acceso, crepitante. Accanto alla porta d’ingresso partono delle scale che conducono a un piano superiore.

È sera, forse notte. Fuori piove. Nella locanda si vedono solo due persone.

Una è un avventore: un distinto signore – pallido, pingue, intorno alla cinquantina – che se ne sta seduto a uno dei tavoli, di fronte a un bicchiere e una bottiglia di vino, da cui ogni tanto si versa un sorso.

L’altra, che gli volta pervicacemente le spalle, è una figura più ambigua. Vestita in modo appariscente, si direbbe una prostituta. Potrebbe avere trent’anni, o forse poco più. È seduta per terra, non troppo distante dal camino, la testa piegata sulle ginocchia, quasi raggomitolata su se stessa.

L’avventore sembra alterato. Oppure è solo deluso. L’atmosfera è tesa. C’è stata una discussione, evidentemente.

 

L’AVVENTORE Io non capisco, proprio non capisco… (pausa) Pensi che abbia fatto tutta questa strada per giocare? (prosegue in un crescendo di toni) Per darti anch’io nuovi dolori? Per alimentare inutili speranze? Mi credi veramente così perfido?… (pausa) “Ah, perfido”…

 

Nel frattempo entra una terza persona. È l’oste della locanda. Si mette al bancone, sistema dei piatti e delle pentole. Finge di pulire con cura dei bicchieri, ma è chiaramente interessato al discorso dell’avventore.

 

L’AVVENTORE Strano, ho sempre amato quell’aria... Anche se è difficile immaginare che un uomo così sporco e poco propenso alla tavola sia riuscito a scrivere cose tanto belle… Beethoven per me è sempre stato un mistero. (una pausa) Tutte quelle composizioni prive di unità, di naturalezza, e, poi, come per incanto, meravigliosi gioielli, di una perfezione rara… (breve pausa) Cose tanto belle... (beve un sorso) Questo vino invece è pessimo, non l’offrirei al mio peggiore nemico. (rivolto all’oste) Non ti sono simpatico, vero?

 

L’OSTE (cadendo dalla nuvole, o facendo finta di farlo) Ma che dite, signore? È il migliore che ho, e per me è un onore potervi servire…

 

L’AVVENTORE Ne hai ben poco, a giudicare da quello che offri… Basta, ho fame e sono stufo di parlare. Portami qualcosa che abbia il potere di non rivoltarmi le budella…

 

L’OSTE Cosa preferite?

 

L’AVVENTORE (un po’ brusco, ma con ironia) Vuoi dire: cosa può evitare di ridurmi in uno stato più pietoso di questo? Dimmi cosa è rimasto in cucina e io vedrò cosa accettare. O a quest’ora gli altri si sono già mangiati tutto?

 

L’OSTE Per carità, signore. Ci sono rimasti degli ottimi cascinelli bagnati nel latte, oppure un bel pollastro all’anconetana con pignoli, capperi, acciughe e una puntina d’aglio, del risotto al cervellato – ancora caldo – o altrimenti uno stracotto di vitella alle erbe, oppure, se vuole stare leggero, uno sformato di semolino con sugo e rigaglie di tacchino spolverate di aneto. Per quanto abbia ancora in serbo una porzione di fegato di maiale fritto aromatizzato al crescione e del culì di prosciutto che, non per vantarmi, sono considerati da tutto il circondario l’ottava e nona meraviglia…

 

L’AVVENTORE Vorrei proprio vederli in volto, gli appartenenti a codesto circondario di buongustai… Su, portami la meraviglia: l’ottava, non la nona. Ma ti giuro che se il maiale non è ben fritto e il crescione è vecchio, te li tiro appresso…

 

L’OSTE (ammiccante) Non lo farete, ve l’assicuro. (si dirige verso la cucina ed esce)

 

L’avventore e la prostituta sono di nuovo soli. Il silenzio è pesante. Sembra interminabile. L’avventore volge lo sguardo verso la donna, che per tutto il tempo non ha smesso di stare con la testa fra le ginocchia.

 

L’AVVENTORE (indicando con la testa nella direzione in cui è uscito l’oste) Mmm… la sicumera dei cialtroni. (pausa) E tu lavori ancora in un posto così?

 

La donna non risponde, ma alza la testa. Sembra accennare a un moto di stizza. Ma è un gesto che si spegne sul nascere.

 

L’AVVENTORE Scusa, non ti volevo offendere. Lo so che il mondo è crudele… Quelli come me se la cavano un po’ meglio: anche se il corpo cede, ci è consentito lavorare finché la testa regge… Ma anch’io, a parte le reverenze, gli attestati, i plausi... finti, nella maggior parte dei casi... anch’io sono come te. Una vecchia cavatina che non interessa più nessuno. (beve un sorso, per puro nervosismo, tanto che il vino gli va di traverso. Ma si riprende subito, dopo aver tossito leggermente) Seguimi! (scaldandosi) Vieni con me, non te pentirai, sono ancora in grado di fare qualcosa per te! E tu, tu pure puoi aiutarmi, io ho dei progetti, credo ancora in questa mia testaccia, e nelle mie mani… E che c’importa che sono passati dieci anni... Pensa che meraviglia! Ci danno per spacciati, finiti, pensa come sarà bello... e voluttuoso... smentirli, tutti quanti, quando ti rivedranno accanto a me come ai bei tempi!

 

A queste ultime parole rientra l’oste, con il piatto del maiale fritto in una mano e le posate nell’altra. Ha ascoltato le ultime parole e scuote la testa, fra lo stupito e il divertito. Si avvicina al tavolo dell’avventore, disponendo tutto con cura affettata.

 

L’OSTE (interloquendo) I bei tempi sembrano belli perché sono passati…

 

L’AVVENTORE Ti metti a fare il filosofo, adesso? La cattiva cucina non ti basta?

 

L’OSTE Ma quale filosofia, signore, il mio è buon senso! Io dico che i filosofi dovrebbero averne di più, di buon senso, e parlare meno complicato. Io dico che il semplice è quello che rimane dopo averci cavato via l’inutile…

 

L’AVVENTORE (che non ha ancora assaggiato neppure una forchettata) Io dico che è meglio se la finisci qui, mi fai mangiare in santa pace e non t’intrometti in altre faccende…

 

L’OSTE Come volete, signore. In questa locanda (in tono ambiguo, come se la frase fosse rivolta, più che all’avventore, alla prostituta) ognuno è libero di fare ciò che vuole.. (accennando al piatto) Vedrete, vi leccherete i baffi…

 

L’AVVENTORE Vedi benissimo che non ne ho.

 

L’OSTE Dopo la prima forchettata ve li farete crescere per l’occasione… Bon appétit!

 

L’oste rientra in cucina e l’avventore comincia a mangiare, non prima di aver dato un’ultima occhiata interrogativa alla prostituta, che continua imperterrita nel suo mutismo

 

L’AVVENTORE (quasi scherzando, per abbassare la tensione, indicando in direzione della cucina) Ma come fai a sopportarlo?

 

La prostituta non risponde.

L’avventore, con fame nervosa, mangia troppo avidamente e tossisce di nuovo.

Ancora silenzio imbarazzante. L’avventore riprende a mangiare.

L’oste rientra, ricominciando a ordinare le cose vicino al bancone. Osserva e scuote di nuovo la testa.

 

L’AVVENTORE (all’oste) Lo sapevo che non dovevo fidarmi. Questo intruglio è troppo speziato, inoltre c’è un quintale di pepe… Dì un po’, non servirà a mascherare l’età della carne?

 

L’OSTE Ma no, è la ricetta originale…

 

L’AVVENTORE (indicando con la testa il piatto) Qui di originale c’è solo il peccato…

 

A questo punto si apre la porta e nella locanda entra un uomo. Intorno ai trentacinque anni, aspetto volitivo e sicuro di sé, abbigliamento curato ma non elegante.

L’avventore si gira per osservarlo. Piuttosto distrattamente. Poi torna con il volto verso il piatto. La donna non fa una piega. L’uomo saluta i presenti.

 

IL GAZZETTIERE   Buonasera…

 

L’avventore non risponde e riprende a mangiare con gli occhi puntati sul piatto. La prostituta scruta per un attimo il nuovo venuto, come per soppesarlo, ma non risponde neppure lei.

 

IL GAZZETTIERE (questa volta rivolgendosi direttamente alla donna) Buona... (la frase gli si spezza in gola, poiché la prostituta si è nuovamente messa di spalle verso il camino)

 

L’OSTE  Buonasera a voi, signore.

 

Il gazzettiere si guarda intorno, come se cercasse qualcuno. Ha l’aria dell’uomo stanco, ma sicuro di sé.

 

L’OSTE Il signore è bagnato. Piove molto, fuori?

 

IL GAZZETTIERE Abbastanza. Avete una camera per la notte?

 

L’OSTE Certamente, signore.

 

IL GAZZETTIERE Quanto mi costerà?

 

L’OSTE Non troppo. Siamo modici ma confortevoli…

 

Il gazzettiere osserva nuovamente intorno. L’avventore continua a mangiare. La prostituta è sempre lì, accovacciata e assorta in mille pensieri.

 

IL GAZZETTIERE   (con finta indifferenza) Quanti abitanti ci sono in questo paese?

 

L’OSTE (un po’ sorpreso) Non lo so, non li ho mai contati! (sorride)

 

IL GAZZETTIERE   Li conoscete tutti?

 

L’OSTE Quelli che vengono qui, sì…

 

IL GAZZETTIERE   E quelli che non vengono?

 

L’OSTE Beh, se non vengono… (altro sorriso. Un po’ ironico, questa volta)

 

L’avventore non smette di mangiare, ma ha alzato la testa dal piatto e segue il colloquio con attenzione. La prostituta, sempre di spalle, non ha reazioni apparenti.

 

IL GAZZETTIERE Ho visto che da queste parti c’è una chiesa.

 

L’OSTE Difficile manchi una chiesa in un paese…

 

IL GAZZETTIERE Ce le fanno le messe cantate?

 

L’OSTE (affettando belle maniere, ma un po’ infastidito da questo terzo grado) Non saprei cosa dire, sto qui tutto il giorno…

 

IL GAZZETTIERE (rivolgendosi verso l’avventore e la prostituta) Magari la signora e il signore qui lo sanno.

 

L’OSTE La signora (sottolinea la parola con intenzione) non credo. Il signore... chiedetelo a lui. Mi pare che sia in rapporti amichevoli con il buon Dio...

 

A questa frase dell’oste, l’avventore non ha alcuna reazione, come se la cosa non lo riguardasse. Nel frattempo ha finito di mangiare.

 

IL GAZZETTIERE ...se non loro, qualche altro vostro cliente. Avrete pure qualche cliente che va a messa, no? A proposito: quanti avventori ha questa locanda?

 

L’OSTE In questo momento è quasi piena. È rimasta una sola stanza libera e, se lo desiderate, è sempre a vostra disposizione.

 

IL GAZZETTIERE Però, esclusi i presenti, non vedo nessuno.

 

L’OSTE È abbastanza tardi, signore. I viaggiatori che sostano qui arrivano già stanchi, e dopo mangiato vanno a dormire. Salvo che non ci sia da fare qualcosa di più piacevole... (lancia un’occhiata eloquente verso la prostituta, che continua a fare finta di nulla)

 

IL GAZZETTIERE Non sono in vena di piacevolezze. Sono qui per lavoro.

 

L’OSTE Anch’io sono qui per lavorare, signore. (indicando la prostituta) E anche la signora... (il tono è sempre ammiccante, ma più greve, quasi strafottente)


IL GAZZETTIERE Non credo che si tratti di un lavoro dello stesso genere. (pausa) Io sto cercando un uomo.

 

L’OSTE (si è rimesso a trafficare dietro al bancone, come se la cosa non lo riguardasse) Se l’uomo che cercate sta qui, lo scoprirete presto. In questa locanda siamo quattro gatti...

 

IL GAZZETTIERE   (rivolgendosi all’oste, ma tentando di captare anche le reazioni degli altri due) Ti dice niente il nome di Angelino? (è aggressivamente passato al “tu”, quasi a sottolineare la sua superiorità sociale sull’oste, con un tono che ora è quasi inquisitorio)

 

L’OSTE (mantenendo il “voi”, ma con un tono sempre più ironico e sempre meno riguardoso) Se fossi un appassionato di musica vi direi che è impossibile che questo nome non dica qualcosa. Ma siccome, ve l’ho già detto, sto qui tutto il santo giorno tra pentole e lenzuola... (notando che il gazzettiere lo sta squadrando sempre più malamente) Sì, mi dice qualcosa, ma non più di altri nomi... Farinelli, Velluti, Crescentini... Vi ricordate un certo Gizziello? Per i registri parrocchiali era Gaetano Majorano, mi pare...

 

IL GAZZETTIERE   (sarcastico) Oh, ma allora sto parlando con un esperto...

 

L’OSTE Leggo solo gli annunci con attenzione. Anzi: li leggevo, ora non più... Ma perché cercate Angelino in un posto dimenticato da Dio e dagli uomini come questo?

 

IL GAZZETTIERE   E cosa c’entra con Dio e con gli uomini un prodigio, o una mostruosità, della natura? Con gli angeli, semmai, non con Dio. Con gli angeli… (breve pausa) o con i mostri.

 

L’OSTE (annuendo) L’angelo e il mostro. (all’avventore) Si diceva così, vero, signore?

 

L’avventore non risponde. Senza darlo a vedere, ha preso a seguire attentamente la conversazione. Lancia ogni tanto un’occhiata alla prostituta, per spiare le sue reazioni. Ma la donna ha ripreso a stare ostinatamente rivolta al camino, dando le spalle agli altri.

 

IL GAZZETTIERE Sì, l’angelo e il mostro: una sfida alle leggi della natura, della morale, della ragione...

 

L’OSTE (facendo spallucce) Beh, signore, la natura avrà sempre l’ultima parola. Ma la morale e la ragione oggigiorno stanno messe male...

 

IL GAZZETTIERE   (sempre più impaziente) Insomma, lo hai visto sì o no, Angelino da queste parti?

 

L’OSTE E perché avrei dovuto? Voi lo sapete che complessione abbia questo Angelino... insomma, com’è fatto? Io mica lo so. E poi le persone col tempo cambiano. Cambiano i modi, i tratti, persino la voce…

 

IL GAZZETTIERE   E tu che ne sai di voci?…

 

L'OSTE Non molto… Quanto basta per dire che in tutti i piccoli paesi le voci corrono veloci, e spesso sono false… Quindi non so cosa vi possa aver condotto a cercare Angelino proprio qui. Potreste spiegarmelo, per esempio, se non vi fa incomodo, signore…

 

IL GAZZETTIERE Diciamo… che non c'è niente di meglio che voci per cercare una voce…

 

L'OSTE Già, la voce.

 

IL GAZZETTIERE   Su quella discutono ancora chi sia stato il più grande, ma la bellezza di Angelino...

 

L'OSTE ... era angelica, lo so. Dicono che ha fatto girare la testa a tutti. Donne e uomini.

 

La prostituta gira leggermente la testa.

 

IL GAZZETTIERE   Anche a donne. Tante. Strano, non è vero?

 

L’AVVENTORE       (quasi con sfoggio di cultura) E perché mai, signore? Quelli come loro non è che non potessero. Impotentia generandi. Ge-ne-ran-di: non co-e-un-di. (ammiccante) Un po’ di latino lo so anch’io...

 

IL GAZZETTIERE   Va bene, va bene. M’inchino a tanta cultura. Ma io devo trovarlo. A tutti i costi. È questione di massima importanza.

 

L’oste lancia un’occhiata interrogativa alla prostituta. La donna muove impercettibilmente la testa, in un segno di diniego.

 

L’OSTE (cerimonioso e un po’ sbruffone) Caro signore, ve lo ripeto: io non so nulla. Posso solo dire che non è in questa locanda che troverete una persona importante come... la persona che cercate.

 

IL GAZZETTIERE   (cominciando a perdere la pazienza) Se sono arrivato fin qui ho i miei motivi!

 

L’OSTE Perché non lo cercate a Bologna? Una città è meglio di un paese, se ci si vuol nascondere... E poi a Bologna c’è San Petronio, il Liceo Musicale, Rossini... Rossini adesso ci ha fatto pure lo Stabat Mater...

 

IL GAZZETTIERE Certo, certo. Angelino potrebbe stare lì. Lì o... (guarda significativamente l’oste) nei paraggi.

 

L’OSTE Se lo dite voi... Io posso solo dire che qui potete dormire. E mangiare. Ci sono rimasti degli ottimi cascinelli bagnati nel latte, oppure un bel pollastro all’anconetana con pignoli, capperi, acciughe e una puntina d’aglio, del risotto al cervellato ancora caldo... (per ogni pietanza l’avventore – facendo in modo di farsi notare dal gazzettiere – scuote la testa sconsolato) Non date retta al signore: ha brontolato un po’ ma poi ha mangiato di gusto. Guardate il suo piatto: pulito meglio che se l’avessi lavato.

 

L’oste smette di parlare. Ogni tanto guarda di tralice l’avventore e la prostituta. Aspetta che il gazzettiere dica qualcosa, ma anche lui ormai sembra aver smesso di parlare. Nella locanda è ripiombato il silenzio di tensione.

 

L’OSTE (riprendendo la parola, ma questa volta con un’aria quasi di sfida) Insomma, signore: qui potete mangiare. E dormire. Per il resto arrangiatevi.

 

IL GAZZETTIERE È la tua ultima parola?

 

L’OSTE Non sia mai, signore. Ma quel che potevo dire, ve l’ho detto.

 

IL GAZZETTIERE   (riflette per un istante, poi risponde di scatto) D’accordo: mi arrangio. È inutile passare la notte in questa bettola. Spero solo che abbia smesso di piovere.

 

Gira i tacchi senza salutare nessuno. Ma proprio mentre sta per uscire viene fermato dalla voce dell’avventore.

 

L’AVVENTORE Aspettate un momento. (Il gazzettiere si volta) Non mi sembra che accenni a smettere.

 

IL GAZZETTIERE (rimanendo fermo davanti alla porta) Che cosa?

 

L’AVVENTORE La pioggia. Non la sentite scrosciare, signor...

 

IL GAZZETTIERE Potete chiamarmi Leandro. Con chi ho l’onore?

 

L’AVVENTORE Alidoro. Alidoro Altieri. (pausa) Perché state cercando Angelino?

 

IL GAZZETTIERE (sempre restando in piedi) Mah, più che Angelino ho l’impressione di cercare un’ombra.

 

L’AVVENTORE Un’ombra... sì, è probabile. Ma perché tutta questa insistenza?

 

IL GAZZETTIERE È una storia lunga.

 

L’AVVENTORE Raccontatemela. (gli fa cenno di sedersi al suo tavolo)

 

Buio.

 

Seconda aria [rifacimento di “Ombra mai fu”]

 

Ombra mai fu

così introvabile

Perduta e amabile,

pallida più.

 

 

 

II.

 

Al riaccendersi della luce, il gazzettiere è seduto al tavolo dell’avventore. Non sono in scena né l’oste né la prostituta.

 

IL GAZZETTIERE   Non so nemmeno io perché mi sia cacciato in questa faccenda. Credetemi: avevo altri progetti.

 

L’AVVENTORE (come inseguendo un suo pensiero malinconico) I progetti sono una cosa. Quello che si riesce a fare è un’altra…

 

IL GAZZETTIERE   ... ma per farla breve posso dirvi che fra i mille mestieri che ho dovuto fare per cavarmela, ora c’è quello del gazzettiere.

 

L’AVVENTORE Rende bene?

 

IL GAZZETTIERE Mica tanto. È tutta scena…

 

L’AVVENTORE (come se desse a questa parola un altro significato) C’è chi vive per la scena...

 

IL GAZZETTIERE Non io. Sapete, c’è chi pensa che una firma in calce a quattro righe conduca a chissà a quali privilegi...

 

L’AVVENTORE Un po’ di potere lo dà…

 

IL GAZZETTIERE A chi dirige i giornali, forse. Ma, ve l’assicuro, non certo a noi poveri cronisti del presente.

 

L’AVVENTORE Di che foglio si tratta?

 

IL GAZZETTIERE (con pomposa ironia) “Il Ricoglitore Romano”, gazzetta di arti, lettere, personaggi e varia umanità. (pausa) Una bella porcheria, insomma.

 

L’AVVENTORE E voi siete venuto qui fin da Roma per cercare Angelino? Dovete essere proprio un appassionato di canto...

 

IL GAZZETTIERE  Per nulla. Voglio dire... ogni tanto vado a teatro, come tutti... ma la cosa finisce lì. Voi ci andate a teatro?

 

L’AVVENTORE Vado di più dal dottore.

 

IL GAZZETTIERE Alcuni giorni fa sono stato alla Scala, dove ho visto questo nuovo melodramma che è stato un trionfo... Nabucodonosor, ne avete sentito parlare?

 

L’AVVENTORE Ho letto qualcosa. Di un giovane maestro... un certo Verdi, se non sbaglio.

 

IL GAZZETTIERE   Il nome del musicista mica me lo ricordo, tanto non è quello che conta. Ma è stato veramente un trionfo. Pensate che il pubblico questo Nabucodonosor ora lo chiama Nabucco, come se fosse un vecchio amico...

 

L’AVVENTORE Lo credo bene: un nome così assurdo e impronunciabile! Ma come si fa a dare un titolo del genere? Per questo il pubblico lo cambia! Se il buon giorno si vede dal mattino, chissà che musica arzigogolata…

 

IL GAZZETTIERE No, no, credetemi, era viva, virile, eccitante! Ecco, una serata così certo che mi appassiona. Però, per rispondere alla vostra domanda, di canto non ne so molto. E voi?

 

L’AVVENTORE Avevo una passioncella giovanile…

 

L’oste rientra, portando al tavolo un secondo bicchiere. Lancia un’occhiata sarcastica verso l’avventore e si rimette a trafficare dietro al bancone. Di tanto in tanto volge lo sguardo verso la scala che conduce al piano superiore, come se si aspettasse di veder scendere qualcuno.

 

L’AVVENTORE (versando il vino prima nel bicchiere del gazzettiere, poi anche nel proprio) Ma che ci dovete fate con Angelino, o con la sua ombra, se il canto non vi aggrada più di tanto?

 

IL GAZZETTIERE Non è il canto che m’interessa. È di lui, in carne e ossa, che ho bisogno.

 

L’AVVENTORE Non capisco…

 

IL GAZZETTIERE Perché non vi ho ancora detto nulla... Il direttore del “Ricoglitore” ha escogitato la brillante idea di prendersi cura di quei personaggi che, una volta al centro del palcoscenico della vita e dell’arte, oggi navigano nell’oblio. Fra questi – e ve n’è un bel numero, credetemi – il primo della lista gli è parso proprio Angelo Zanetti, detto Angelino, la voce d’angelo, il magnifico cantatore incantatore, se posso usare un facile gioco di parole…

 

L’AVVENTORE (con condiscendenza) L’ha fatto…

 

IL GAZZETTIERE Cosa?

 

L’AVVENTORE L’ha già usato, il gioco di parole…

 

IL GAZZETTIERE Ah, sì… (quasi infastidito dall’interruzione) Così, mi ha chiesto di mettermi sulle sue tracce, di scovarlo, di parlargli. Per scriverne un ritratto. O fargli addirittura un’intervista…

 

L’AVVENTORE Ossia?

 

IL GAZZETTIERE Ossia attraverso domande ben assestate indurlo a raccontare finalmente la sua vera storia, che è stata sempre avvolta nelle nebbie del mistero. E soprattutto cos’è che lo spinse a sparire in quel modo.

 

L’AVVENTORE Capirete che se uno sparisce è perché non vuol essere trovato…

 

IL GAZZETTIERE È per questo che sono mesi che sto raccogliendo indizi. E notizie… (pausa) Credo di essergli piuttosto vicino…

 

L’AVVENTORE Fate bene a crederlo. Mai disperare, se si hanno le giuste sensazioni…

 

IL GAZZETTIERE Perché mi sono informato, sapete, ho fatto domande a destra e a manca, ho letto cronache musicali e gazzette… La vita di Angelino è una sorta di romanzo…

 

L’AVVENTORE Come quella di molti artisti, suppongo… (beve, ma il vino gli fa male. Tossisce)

 

IL GAZZETTIERE Non tutti. (con enfasi letteraria) Vi sono quei grandi la cui vita è priva di accadimenti e quelli che possiedono le stigmate dell’imprevisto e della maledizione. Angelino era tra questi...

 

In quel momento la prostituta riappare in cima alle scale. È un po’ spettinata e, scendendo, si ravvia i capelli. È la prima volta che la vediamo camminare e la sua andatura appare volgare e provocante, ma solo l’oste sembra accorgersi di lei, tanto è ormai fitta la conversazione tra gli altri due. La prostituta squadra i due dialoganti quasi con fastidio. L’oste le rivolge un’occhiata interrogativa. La donna gli fa un gesto stizzito e, senza rivolgergli parola, si serve al banco di un bicchiere di vino. L’oste sembra comunque soddisfatto e, dopo aver asciugato un ultimo piatto, sale a sua volta di sopra.

 

L’AVVENTORE (quasi con condiscendenza) Davvero?

 

IL GAZZETTIERE Provate a pensare: un grandissimo castrato, forse il più grande di tutti, che si trova a cantare in un’epoca in cui i castrati non sono più di moda, anzi sono fuori legge. All’inizio, successi strepitosi: come Velluti, forse anche di più. E considerate che il gusto stava cambiando. Poi la scomparsa, all’improvviso. Dicono che sia stato sfregiato in viso da un rivale, che la sua bellezza sia rimasta deturpata e non sia mai più apparso in pubblico per questo...

 

L’AVVENTORE Un rivale... nel senso di un altro castrato?

 

IL GAZZETTIERE Forse. Oppure un rivale in amore. O anche una rivale, perché no? Però a questa storia dello sfregio non ci credo.

 

L’AVVENTORE Perché?

 

IL GAZZETTIERE Sensazioni. Mi sembra una fandonia giornalistica. Anche noi ne inventiamo tante. E poi questa sparizione, questo svanire nel nulla... Un uomo ferito ha bisogno di soccorsi, qualcuno avrebbe dovuto vederlo, si sarebbe saputo qualcosa... Un cantante, anche bellissimo, non scompare per uno sfregio. Un po’ di biacca e il pubblico non vede nulla. Spesso nemmeno ascolta, figuriamoci se si mette a discutere su un taglio che a qualche metro già non si vede più…

 

L’AVVENTORE (marcando con intenzione le parole) Una cosa è certa: non è sparito perché gli è andata via la voce. Negli ultimi tempi, se è possibile, era ancora più bella di quella dei primi anni. Rotonda, morbida, più argentata negli acuti e con una maggiore robustezza nei medi… Una meraviglia, credetemi!

 

IL GAZZETTIERE (stupito) Oh, ma sono proprio capitato in un luogo di conoscitori! Anche voi ve n’intendete, e non poco, mi pare… (squadrandolo) Ho l’impressione che mi abbiate fatto parlar tanto solo per sentire come raccontavo la storia...

 

L’oste riappare dalle scale.

 

L’OSTE (alla prostituta, senza preoccuparsi che anche gli altri due sentano) Facevi meglio a restartene sopra. Adesso è il signore della seconda camera che chiede di te. (con un sorriso furbo e volgare) Forse stanotte soffrono tutti d’insonnia... (rivolto all’avventore e al gazzettiere) I signori, tutto bene? Ancora del vino? No? (al gazzettiere) Se al signore nel frattempo è venuto appetito posso sempre riscaldare un poco di pollastro. E lo sformato di semolino è eccellente anche freddo...

 

La prostituta intanto sale nuovamente le scale, questa volta con un passo meccanico, che non ha nulla di provocante.

 

L’AVVENTORE (al gazzettiere) Lasciate stare. La sua cucina non si digerisce neppure da calda, da fredda vi resterà sullo stomaco per i prossimi tre giorni...

 

L’OSTE (non facendoci caso) Insomma, sempre a disposizione. (pausa. Poi, strafottente) L’avete trovato, il vostro castrato? Secondo me il vostro commensale sa molto e dice poco… Incalzatelo, vedrete quante cose tirerà fuori! (ridacchia)

 

Il gazzettiere si alza di scatto dalla sedia e afferra l’oste per il colletto della camicia.

 

IL GAZZETTIERE Adesso te ne tiro fuori io di cose!

 

L’OSTE (balbettando) Ma che fate? Siete impazzito?

 

L’avventore osserva la scena con una certa sufficienza, come se la cosa non lo riguardasse più di tanto.

 

IL GAZZETTIERE (senza mollare la presa) Il tuo atteggiamento dovrebbe essere più riguardoso. E forse sei proprio tu a nascondere delle cose. O sbaglio?

 

L’OSTE          (sempre balbettando) Vi sbagliate. Vi sbagliate di brutto…

 

IL GAZZETTIERE Sei troppo sicuro di te, e troppo informato, caro il mio locandiere…

 

L’AVVENTORE (all’oste, sorridendo a mezza bocca) Su, digli la verità…

 

L’OSTE La... verità?

 

Il gazzettiere allenta la presa.

 

L’AVVENTORE Sì, ma quella vera. Raccontagli cosa facevi prima di diventare avvelenatore di professione. Forse si calmerà…

 

L’OSTE (ricomponendosi) Facevo… facevo il barbiere. Con annessi e connessi.

 

IL GAZZETTIERE (secco) Cioè?

 

L’AVVENTORE Sistemava i ragazzini...

 

IL GAZZETTIERE Spiegatevi.

 

L’OSTE (riacquistando sicurezza) Signore, se state alla ricerca di un castrato dovreste documentarvi meglio. Non lo sapete che quel piccolo intervento, solitamente, era competenza di un barbiere cerusico?

 

IL GAZZETTIERE   Fatemi capire... vorreste dire che vi guadagnavate il pane castrando bambini?

 

L’OSTE Castrando bambini, facendo salassi, tagliando barbe e capelli... non ero certo il solo a guadagnarmi il pane così. Poi sono arrivati gli editti napoleonici...

 

IL GAZZETTIERE   ... e avete chiuso bottega...

 

L’OSTE Beh, avevano proibito di evirare i fanciulli, mica di tagliare barba e capelli... Per un po’ ho continuato nella mia attività. E poi sono state leggi ignorate per anni. Se non fosse così il vostro Angelino non l’avremmo mai sentito cantare. E neppure gli altri ultimi grandi.

 

IL GAZZETTIERE Eravate così... senza scrupoli?

 

L’OSTE Ma quali scrupoli, signore! Prima che quel barbaro di Napoleone mettesse al bando due secoli di civiltà si faceva tutto alla luce del sole. Me la ricordo, quand’ero bambino, la vetrina del barbiere del paese: “Qui si castra bene e a buon mercato”, c’era scritto! E non solo non c’era niente da vergognarsi, ma un bambino castrato era una manna dal cielo per una famiglia bisognosa...

 

IL GAZZETTIERE Sarebbe a dire?

 

L’AVVENTORE (desideroso di farla finita) Sarebbe a dire che nella peggiore delle ipotesi finiva in qualche cantoria, abbracciava la vita religiosa ed era una bocca in meno da sfamare. Nella migliore, invece, diventava un divo celebrato e provvedeva lui ai bisogni di chi l’aveva messo al mondo.

 

L’OSTE È chiaro, signore? E meno male che i miei non erano così bisognosi. Altrimenti, con quel barbiere vicino casa, a otto anni o giù di lì diventavo anch’io un capponcino...

 

IL GAZZETTIERE   (ironico) Una specie di missione sociale...

 

L’OSTE Una missione, no. Però la voce è un dono più prezioso della virilità. (con un sorriso furbo) Lo dicono anche i preti...

 

IL GAZZETTIERE   Ma vi sembra normale che per più di due secoli si è dovuto mutilare gli uomini, per dare alla voce una perfezione che non nasceva spontaneamente?

 

L’AVVENTORE Si costruiscono cembali, arpe, violini. Si possono costruire anche le voci…

 

L’OSTE E quanto alla perfezione... non sempre. A volte, quando si è proprio negati, anche se la mutilazione è stata fatta ad arte, lo strumento viene su storto, inefficace...

 

L'AVVENTORE E anche gli altri ne patiscono le conseguenze, come nel caso di Carlino...

 

L'OSTE (all'avventore, come se la cosa l’avesse disturbato) Cosa c'entra adesso Carlino? Perché scomodare il passato, signore?

 

L'AVVENTORE (sorridendo sardonicamente) Per aggiungere un po' di sale in più… Visto che ti piacciono i cibi ben saporiti…

 

IL GAZZETTIERE   Ma cosa state dicendo? Chi è Carlino?

 

L’OSTE Non fateci caso, è una vecchia storia che per voi non può avere importanza.

 

L'AVVENTORE (lasciando cadere l'allusione, e guardando l'oste come per tranquillizzarlo) Sì, una piccola cosa tra me e il signore...

 

IL GAZZETTIERE   (innervosendosi nuovamente) Cos’è importante per me lo so io! (rivolgendosi a tutti e due) E per quanto mi riguarda trovo terribile che giudichiate legittimo, in nome della musica, di decidere della vergogna di un uomo. Una vergogna che dura tutta la vita...

 

L’AVVENTORE (facendosi serio) Non date giudizi troppo affrettati. La musica non è un’azione giudiziaria. Non c’è musica che, per sua indole, possa dirsi legittima o illegittima. Quelle vergogne, come la chiamate voi, hanno rappresentato una stagione meravigliosa del canto. Potrebbero esserlo ancora.

 

L'oste si allontana entrando in cucina e poi riuscendovi per sistemare delle brocche vuote su una credenza. Continua però a seguire la discussione con malcelato interesse.

 

IL GAZZETTIERE Di questo dubito. I tempi sono cambiati. Andatevi a sentire quel Nabucco: lo sapete perché ha trionfato? Perché si parla di oppressori, di oppressi… Il teatro deve sporcarsi le mani con il presente, altro che sogni di perfezione!

 

L’AVVENTORE Io non credo. La politica forza il compositore verso il nuovo. E il “nuovo”, in musica, dovrebbe arrivare per via naturale, non perché gli avvenimenti esterni l’hanno forzato...

 

IL GAZZETTIERE Ma occorrerà bene che i figli facciano qualcosa di diverso dai padri, non credete? O anche semplicemente dai fratelli maggiori...

 

L’AVVENTORE Sì, quando l’artista è un uomo di genio. Ma il genio, caro signore, è l’eccezione, non la regola. Lasciate all’eccezione il cambiamento. E lasciate che il destino della regola sia la fedeltà alla strada dei padri... o dei fratelli maggiori, se la cosa vi sembra meno antiquata.

 

IL GAZZETTIERE   E allora riprendiamo a fare quei titoli assurdi... Epaminonda in Tracia, Pompeo riparato in Egitto...

 

L’AVVENTORE Mai sentiti.

 

IL GAZZETTIERE   Tutti quei melodrammi di cartone, che parlano di passioni false, che non sanno imitare i sentimenti! Me lo spiegate solo con il tramonto dei castrati l’oblio dei capolavori del passato? Anche quelli di solo vent’anni fa. Non lo vedete che pure uno come Rossini si è ritirato in soffitta a scrivere gli Stabat Mater?

 

L’AVVENTORE (alterandosi un po’) Sentite. Primo: i castrati non sono tramontati. Sono diventati fuori legge, è quasi vietato parlarne, il nostro amico ha visto che fare l’oste è più vantaggioso che... fare il barbiere... ma di castrati ce ne sono ancora e ce ne saranno per chissà quanto tempo. Guardate cosa accade a Roma con la Cappella Papale!

 

IL GAZZETTIERE   Sì, ma...

 

L’AVVENTORE (con il tono di chi non vuol essere interrotto) Secondo: non riempitevi la bocca con frasi come “imitare i sentimenti”. L’arte musicale è espressiva, mai imitativa. I sentimenti del cuore si esprimono, non si imitano. (squadra l’interlocutore per vedere la sua reazione, ma un dolore improvviso gli fa portare una mano sullo stomaco) Che bruciore di stomaco! Gli effetti del fegato di maiale iniziano a farsi sentire... (all’oste) Hai qualche beverone digestivo? Quel vinaccio può solo peggiorare la situazione...

 

L'oste si avvicina all'avventore.

 

L’OSTE Solo acqua, signore, acqua di fonte. Ne volete? Ma vi assicuro che la carne era freschissima e cucinata ad arte... (l’avventore fa un cenno come per mandarlo al diavolo) E poi, signore, complimenti, che belle parole! I sentimenti del cuore si esprimono, non si imitano: che grande verità!

 

IL GAZZETTIERE   D’accordo, d’accordo... Il signore evidentemente si diletta di musica e i suoi ragionamenti sono migliori dei miei. Ma torno a domandarvi: cosa sapete su Angelino?

 

L’AVVENTORE       (visibilmente sofferente) Che bruciore...

 

IL GAZZETTIERE   (dando un pugno sul tavolo) Cosa ne sapete, Cristo!

 

Si interrompe, stupito, questa volta quasi mortificato del suo nuovo scatto di violenza. Si ricrea un silenzio colmo di tensione.

 

IL GAZZETTIERE   Mi dispiace. Non volevo sembrare di nuovo così violento.

 

L’AVVENTORE Forse, più che sembrare, lo siete...

 

IL GAZZETTIERE   (scusandosi, ma ruvidamente) Sono un uomo di passioni...

 

L’AVVENTORE Ci sono tanti modi di manifestarle, le passioni, e non è necessario gettarle in faccia... Comunque su Angelino non saprei dire nulla che, ora, possa servirvi. Ero presente la sera del suo debutto, se la cosa vi può interessare. Ma non credo che un fatto tanto lontano sia utile per ciò che vi serve oggi...

 

IL GAZZETTIERE Tutto serve, niente serve. Me lo racconti, vi prego…

 

L’oste riprende a trafficare.

 

L’AVVENTORE (come se si abbandonasse gradualmente in un sogno) Ricordo come fosse ieri. A Venezia, nel marzo del ’23, esattamente... diciannove anni fa. Un melodramma mediocre, uno di quei polpettoni neoclassici che prima deridevate... Ma lui era straordinario. Un fanciullo, aveva sedici anni. Bello come un Dio. Si muoveva sul palco con una grazia mai vista, un candore, una leggerezza... E con quella voce, armoniosissima, dolce come quella di una donna ma più penetrante, e anche più soave... La sala era piombata in un silenzio religioso, da anni non sentivo un silenzio così a teatro. Platea e palchi pendevano dalle sue labbra e le sue labbra dispensavano perle musicali. Perle donate a tutti, a porci e intenditori. Ogni nota era rotonda, intensa, pensata. Vissuta. Sembrava un canto plasmato da un essere superiore, un dio della musica che si faceva beffe dei suoni terreni, delle volgarità del mondo, di questo mondo pieno di rabbia, di violenza, di disastri… Fu un trionfo. La nascita di un mito.

 

Una lunga pausa.

 

IL GAZZETTIERE   Continuate.

 

L’AVVENTORE (abbandonando il tono sognante) Il resto è storia nota. Nove anni di successi straordinari. La voce sempre più bella, sempre più estesa... una voce che poteva fare tutto. Poi, all’improvviso, la sparizione. Era il 1832.

 

IL GAZZETTIERE   Appunto. Sono passati dieci anni. Possibile che nessuno ne abbia saputo più niente?

 

L’AVVENTORE (fatalista) Il mondo dello spettacolo mastica i suoi eroi e poi li sputa. E non accade solo con i cantanti...

 

IL GAZZETTIERE   Morto un papa se ne fa un altro, questo volete dire?

 

L’AVVENTORE Mettiamola così, se preferite...

 

IL GAZZETTIERE Quindi secondo voi non ci si sente in colpa, a distruggere un mito per crearne altri...

 

L’AVVENTORE (facendosi serio) Il senso della colpa può avere effetti devastanti...

 

L’OSTE (da dietro il bancone, al gazzettiere) Scusate, signore, la butto lì: ma chi vi dice che sia ancora vivo, Angelino?

 

IL GAZZETTIERE C’è chi giura di averlo visto. E proprio da queste parti.

 

L’OSTE E allora le cose sono due. O è morto – e la cosa finisce lì. O è morto per il mondo – e il risultato è lo stesso. È inutile piangerci sopra, lo avete detto anche voi: i castrati sono senza futuro.

 

Buio.

 

 

Terza aria [rifacimento di “Lascia ch’io pianga”]

 

Lascia ch'io muoia

nel mio dolore

non sospirare

la verità.

 

Il sentimento muta

in tormento

non t'affannare

sul mio patir.

 

 

 

III.

 

Al riaccendersi della luce, l’avventore e il gazzettiere stanno finendo di mangiare qualcosa.

 

L’OSTE          Ecco qua, lo sapevo. Mi si riempie di contumelie sulla mia cucina, ma evidentemente le discussioni mettono appetito. (al gazzettiere) Avete visto, signore, che lo sformato di semolino è gustoso anche da freddo? (all’avventore) E anche voi, per essere uno che si torceva dai bruciori di stomaco fino a pochi minuti fa sembrate una buona forchetta...

 

L’AVVENTORE       (con la voce impastata di chi ha bevuto troppo) Poi sconterò tutto con gastrite e dissenteria, lo so. E non t’inorgoglire: mangio solo per nervosismo.

 

L’OSTE          Caspita! Così accesa, la conversazione?

 

L’AVVENTORE       Il signor Leandro è un provocatore. (al gazzettiere, come riprendendo il filo di un discorso interrotto) Quanto a voi, l’esperienza ha dimostrato che ciò che si vuole aggiungere all’ottimo, conduce al pessimo. La mia ripugnanza per queste diavolerie moderne è massima, vi prego di non insistere...

 

IL GAZZETTIERE   (con la bocca piena) Ma quali diavolerie! La creazione di ferrovie aprirà una nuova epoca, vi dico! Un’epoca di comodità, di possibilità, di libertà... Non avete visto che dopo la Napoli-Portici ora hanno aperto la Milano-Monza? (l’avventore non risponde e riprende a mangiare con avidità) E la navigazione a vapore? Vent’anni fa era solo un esperimento, e guardate adesso!...

 

L’AVVENTORE       Sì, sì... Lodate codeste diavolerie del nuovo che avanza. E sputate sul canto dei castrati...

 

L’OSTE          E soprattutto, se mi è concesso e senza offesa alcuna, sputate nel piatto in cui mangiate, signore. Mi sembra di capire che il castrato che cercate, per voi, è lavoro. E il lavoro dà da mangiare... (all’avventore) A proposito: non avete ancora assaggiato la nona meraviglia...

 

L’AVVENTORE       Cosa? Ah, già: il culì di prosciutto! Preferisco restare con questa lacuna...

 

IL GAZZETTIERE   (addenta un’ultima forchettata, poi abbandona il piatto) Io non sputo su nulla. Dico solo che quelle opere hanno fatto il loro tempo. Tutto qui. Perfino Rossini e Bellini hanno scritto ruoli maschili per cantanti donne, anziché per castrati...

 

L’AVVENTORE       (smettendo di mangiare anche lui) Forse l’hanno fatto tentando di rievocare proprio quel tipo di canto. Però, sapete, forse avete ragione: ci sono opere che ormai sono da lasciare a riposo...

 

IL GAZZETTIERE   Dunque vedete bene che una certa verosimiglianza di situazioni e di caratteri non può che giovare al melodramma. Parlo da profano, s’intende...

 

L’AVVENTORE       L’importante è che non si faccia in un giorno quel che si può ottenere solo in parecchi anni. E voi, invece, mi sembrate uno che corre un po’ troppo...

 

IL GAZZETTIERE   Anche Angelino è diventato una celebrità in una sera, e a sedici anni...

 

L’AVVENTORE       (facendosi serio, quasi minaccioso) Sì. Ma non ditemi che questo è il vero motivo per cui lo state cercando. È da quando siete entrato che raccontate, a essere generosi, mezza verità.

 

IL GAZZETTIERE   (assumendo lo stesso tono) Ed è da quando sono entrato che uno di voi due... o entrambi... dice solo la metà di quel che potrebbe dirmi.

 

Ancora una volta nella locanda cala un silenzio carico di tensione. In quel momento la prostituta ridiscende le scale. Il gazzettiere le si avvicina.

 

IL GAZZETTIERE   (quasi sprezzante) E tu?… Tu non sai niente? Da quando sono qui non hai detto una parola…

 

La prostituta lo guarda muovendosi lentamente verso il caminetto. Il gazzettiere la incalza, sbarrandole quasi il passo.

 

IL GAZZETTIERE Forse ti hanno tagliato la lingua… o ti si è seccata la voce.

 

Ora la prostituta si ferma. Sostiene lo sguardo del gazzettiere senza cedimenti, con durezza.

 

IL GAZZETTIERE Non dirmi che non hai mai visto il cavalier Angelo Zanetti da queste parti… Forse ogni tanto passa di qui e ti viene a trovare…

 

Il gazzettiere alza il braccio e con la mano e sfiora dolcemente il volto della prostituta che, lentamente ma con fermezza, glielo abbassa.

 

IL GAZZETTIERE   … O forse no. (pausa) Di' un po', conosci un certo Carlino? Qui non si fa che nominarlo…

 

Lo sguardo della prostituta si fa di ghiaccio. L'avventore alza leggermente la voce e apostrofa il gazzettiere con durezza.

 

L'AVVENTORE       Lasciatela in pace!

 

L’oste le va incontro con finta premura, quasi frapponendosi tra i due.

 

L'OSTE Sì, lasciate in pace la ragazza, se non vi dispiace. (rivolto alla prostituta) Bellissima! Ma quanto lavori, stanotte! Credo che, tranne i due signori qui, nella locanda abbiano beneficiato tutti della tua presenza. Tranne loro e le due suorine cercatrici cui si è azzoppato il mulo, s’intende...

 

L’AVVENTORE (all’oste, scattando violentemente) Dannazione! Perché sta qui lo sappiamo tutti! Almeno risparmiaci le tue volgarità!

 

L’OSTE (stupefatto) Caspita! Come sono tutti nervosi!... Non pensavo di offendere nessuno... (riprendendo a rivolgersi alla prostituta come se non fosse accaduto nulla) Avrai fame, con tutto il movimento che hai fatto. Va’ in cucina a prenderti del culì. Oppure se vuoi puoi scaldarti il pollo... (la donna si avvia in cucina). Oggi tira una brutta aria: ci devono essere in giro i fantasmi... 

 

A queste ultime parole la prostituta si gira di scatto. Si avvicina all’oste e lo guarda dritto negli occhi. Uno sguardo insostenibile: l’oste è costretto ad abbassare il suo, di sguardo. Poi rientra in cucina. Gli altri due assistono muti.

 

L’OSTE (all’avventore, come se non fosse successo nulla) È proprio vero, signore: come avevate detto?... Il mondo dello spettacolo mastica i suoi eroi e poi li sputa. Che gran cosa, la cultura! Non so cosa darei per sapermi spiegare così...

 

L’AVVENTORE Eh, sì: mastica i suoi eroi. E genera mostri, fomenta le illusioni, dispensa sogni impossibili...

 

L’OSTE          (vagamente malinconico) Beh, Carlino non sarebbe stato né il primo né l’ultimo. (al gazzettiere, ironicamente) Non si può essere sempre degli Angelino, giusto signore?…

 

IL GAZZETTIERE   (spazientendosi) Ma insomma, si può sapere cosa succede? Voi parlate per enigmi, quella sembra avere perso la lingua… Spiegatemi chi è questo maledetto Carlino e cosa c'entra con noi!

 

L’AVVENTORE Noi? Con noi non c’entra nulla. E con voi c’entra meno ancora. Sarebbe il caso di smetterla, ormai! Ci avete fatto fare quasi l’alba con le vostre domande, le vostre ricerche, il vostro direttore, la vostra intervista... (fa un’improvvisa smorfia di dolore e si riporta la mano allo stomaco)

 

L’OSTE          ... ecco: adesso tornerà a prendersela con la mia cucina...

 

L’AVVENTORE       Potreste essere un poco più cortese e raccontare sul serio perché siete qui? La vostra motivazione, perdonatemi, sa di ammuffito lontano un chilometro. Un po’ come la carne del nostro buon locandiere…

 

Sulla scena cala il silenzio. Il gazzettiere indugia qualche secondo ancora.

 

IL GAZZETTIERE   Va bene. Giochiamo a carte scoperte. Non sono un gazzettiere. O meglio: lo sono pure. Ma in questo momento non sto lavorando per il giornale...

 

L’OSTE          Ahi ahi, signore: non è bello aver menato per il naso, per tutto questo tempo, due galantuomini. (dà un’occhiata all’avventore, ma lo vede svuotato, privo di reazioni) Forse a questo punto ci dovreste dire per chi lavorate...

 

IL GAZZETTIERE   Per quelli che hai nominato poco fa.

 

L’OSTE Signore, sono un uomo semplice. Potreste spiegarvi meglio?

 

IL GAZZETTIERE Cosa avevi detto prima? La voce è un dono più prezioso della virilità... Chi lo dice?

 

L’OSTE I preti.

 

IL GAZZETTIERE Appunto.

 

Il gazzettiere non aggiunge altro. Ora sembra lui a ostentare un tono di sfida. Nella locanda piomba un silenzio interlocutorio. È l’avventore a romperlo, con una voce ormai stanca, atona.

 

L’AVVENTORE       (all’oste) Il signor Leandro... se vogliamo continuare a chiamarlo così... viene da Roma, vecchio mio. (al gazzettiere) Vogliamo dire che il signor Leandro è un emissario dello Stato Pontificio?

 

IL GAZZETTIERE   Vedo che cominciate a capire.

 

L’OSTE (grattandosi la testa) E che ci farebbe il papa, con Angelino?

 

IL GAZZETTIERE   (all’oste) Sei sbruffone, ma poco perspicace...

 

L’AVVENTORE (con il tono stanco e rassegnato di prima) Vogliamo dire che Gregorio XVI... o forse solo qualche cardinale... sta cercando di fare quello che non sono riusciti a ottenere né i teatri né i musicisti né il pubblico? Vogliamo dire che sta cercando Angelino per convincerlo a tornare a cantare?

 

L’OSTE (visibilmente contrariato) I preti hanno sempre avuto l’arte d’intromettersi...

 

L’AVVENTORE Caro mio, i preti curano i loro interessi e fanno bene. Esattamente come noi curiamo i nostri.

 

L’OSTE          Interessi poco spirituali, signore: dovreste sapere che tra cardinali e vescovi ne sono passati parecchi, nel letto di Angelino...

 

L’AVVENTORE       (come se la questione l’annoiasse) Ma forse non è per questo che adesso lo cercano...

 

IL GAZZETTIERE No, non è per questo. E non lo dico per difendere il buon nome di qualche prelato. Non sono un uomo di chiesa. Lavoro per chi mi paga, e le cose le dico come stanno. Non è per la gioia di qualche cardinale sodomita che cercano Angelino. (all’avventore) Ma non lo cercano neppure per il motivo che, probabilmente, voi immaginate... o sperate.

 

Il gazzettiere parla lentamente, intervallando le frasi con pause brevi, ma che paiono interminabili. L’avventore non abbandona con lo sguardo la porta della cucina, da cui potrebbe uscire, prima o poi, la prostituta.

 

IL GAZZETTIERE   Nello Stato della Chiesa si desidera che Angelino torni a cantare. Mi pagano – mi pagano bene – per dargli la caccia, ma se lo trovo non sarà per riportarlo alla Scala, o alla Fenice. (pausa) È desiderio del Sacro Collegio che Angelino entri, come solista, nella Cappella Sistina.

 

L’AVVENTORE       Desiderio artistico... o politico?

 

IL GAZZETTIERE   Beh, non devono rendere ragione a me dei loro desideri. Ma i preti li conosco. I conti sanno farli bene. Un Angelino che entra nella Cappella Sistina è una buona contromisura a certe brezze anticlericali... (pausa) E naturalmente (guarda l’oste in modo significativo) sarebbero disposti a pagare bene anche chi mi aiuta a rintracciarlo...

 

L’oste ha un piccolo sussulto. L’avventore si volta verso di lui, quasi minacciosamente.

 

IL GAZZETTIERE   (all’oste) Sei sempre sicuro di non sapere niente? O l’idea dei quattrini ti sta rinfrescando all’improvviso la memoria?...

 

L’AVVENTORE       (interloquendo con violenza) Non fate tutte queste pressioni! Per quanto mi riguarda potreste aver continuato a contar fandonie fino a questo momento.

 

IL GAZZETTIERE   Cosa? Come vi permettete…

 

L’AVVENTORE       (interrompendolo) E magari non avete neppure il denaro sufficiente a pagarvi lo sformato di semolino... (all’oste) Anche se dovresti essere tu a pagare, affinché qualcuno si decida a mangiarlo...

 

IL GAZZETTIERE   Ma voi, signore, a che gioco giocate?

 

L’AVVENTORE       Qui non c’è nessun gioco...

 

Le due voci si fanno sempre più alterate, fino a sovrapporsi.

 

IL GAZZETTIERE   State lavorando forse per alzare il prezzo?

 

L'AVVENTORE       Io non devo vendere nulla!

 

IL GAZZETTIERE   Si dice sempre così e spesso…

 

L’AVVENTORE       Ma se qui c’è un prezzolato siete voi...

 

IL GAZZETTIERE   ... Non vi permetto di dire queste cose!...

 

L'AVVENTORE       Siete voi che lo affermate!

 

IL GAZZETTIERE   Io non ho affermato un bel niente!

 

L'AVVENTORE       Ripetereste quello che avete...

 

IL GAZZETTIERE   ...perché dovrei?...

 

L’AVVENTORE       ...badate che...

 

L’OSTE          Uno alla volta, per carità! (conciliante) Ascoltate, signori. È quasi l’alba. Riprenderemo il discorso domattina, quando saremo tutti più riposati. E chissà che il nuovo giorno non ci riporti il divieto alle donne di calcare le scene e il ritorno alla grande dei castrati...

 

L’AVVENTORE       Vedo che non ti è passata la voglia di fare lo spiritoso...

 

L’OSTE          Ma no! Se il signore (indicando il gazzettiere) racconta la verità... e io credo sempre alla parola dei miei clienti... mi sembra che siamo davvero alla vigilia di una nuova epoca. Questa sì che sarebbe la vera Restaurazione! E tutto per il divertimento dei preti, altro che Metternich!... Le donne a casa e i castrati di nuovo in palcoscenico!

 

Gli altri due lo guardano un po’ infastiditi da quella che sembra loro una provocazione buffonesca, ma l’oste continua imperterrito.

 

L’OSTE          Ma non ve la ricordate quella filastrocca che andava di moda neppure un secolo fa? “E Roma soffrirà che nei suoi Stati / un mutilato attor dei più bricconi / finga la donna a spasso dei prelati? / Ma se i prelati voglion esser buoni / castrin piuttosto gli alti porporati. / E il Collegio sarà senza coglioni...”.

 

L’oste ride compiaciuto. Il gazzettiere, interdetto ma divertito, ridacchia anche lui. L’oste rincara la dose con una risata più rumorosa. Scatta una molla: suo malgrado, anche l’avventore comincia a ridere. Le risate aumentano progressivamente, sempre più forti, più fragorose, più liberatorie. Sembrerebbero non finire mai. Mentre i tre uomini si sganasciano con le lacrime agli occhi, dalla porta della cucina riappare la prostituta.

 

IL GAZZETTIERE   (smettendo di ridere, ma ancora con le lacrime agli occhi) Coglioni o no, a me non importa niente… i preti possono anche andare a farsi fottere... Devo consegnare Angelino per la loro maledetta Sistina, il resto non m’interessa…

 

L’AVVENTORE       (riassumendo un tono serissimo, come se non si fosse sganasciato dalle risa fino a quel momento) Dovrebbe interessarvi, invece. Ma che razza di uomo siete, a lavorare per chi disprezzate così tanto?

 

IL GAZZETTIERE   Sapete che dice un poeta delle mie parti, a Roma? Si lavora e si fatica per il pane e per...

 

L’AVVENTORE       Risparmiatemi le citazioni. Ecco a cosa portano i vostri tempi nuovi! Gli ideali in un angolo, come arnesi vecchi e arrugginiti. L’utopia buttata a mare. Le proprie convinzioni svendute al migliore offerente. No, signore, questo mondo non mi piace, io ci sono sceso già da un pezzo… e credetemi, sono uno che di denaro ne ha guadagnato… Ma a certe condizioni no, posso ancora permettermi di rifiutarlo!

 

La prostituta continua a osservare la scena, completamente ignorata dai tre uomini.

 

IL GAZZETTIERE   Ecco, avete detto bene: voi potete! E chi non può, cosa fa? S’arrangia, che cos’altro?… Voi siete un uomo arrivato signore, ve lo leggo negli occhi… uno anche troppo arrivato. Uno che magari si è dimenticato di come viveva prima, o che ha sempre avuto il lusso di vivere, anziché sopravvivere… E non vi sto giudicando, credetemi. Anzi, vi dirò… forse sto anche cambiando idea sui vostri castrati. Forse facevano bene a sottoporsi a quella mutilazione. Se si è senza speranza, perché non tentare la sorte? Sempre meglio che marcire nel buio… E Angelino, se fosse qui, non farebbe tanto lo schizzinoso! D’altronde a che gli giova, restarsene tappato chissà dove?

 

L’AVVENTORE       E voi cosa ne sapete?

 

IL GAZZETTIERE Credetemi, quella è gente nata per la ribalta, gli applausi, gli strepiti del pubblico adorante…

 

L’AVVENTORE       Ma veramente considerate tutti quelli come Angelino dei burattini capricciosi? Che per fama e denaro farebbero qualsiasi cosa? Voi confondete le carte! Attribuite la vostra natura agli altri! Se proprio ci tenete ad avere una risposta da lui…

 

L’OSTE          Vi prego, signori, calmatevi! Non è il caso di agitarsi troppo. Ognuno ha le sue ragioni e fa bene a tenersele strette. (al gazzettiere) Quanto a voi, signore, vi consiglio di prendervi una pausa di riflessione con la signorina. Diciamo che per voi, e in onore dello Stato della Chiesa, potrei proporre una tariffa speciale. (s’interrompe furbescamente, come facesse finta di essere colto da un dubbio) Sempre che voi gradite, naturalmente…

 

Il gazzettiere è titubante. Per la prima volta osserva la donna con interesse. Nello stesso istante, la prostituta si avventa con violenza contro l’oste.

 

LA PROSTITUTA    (con voce via via più alterata) E a me? A me non lo chiedi se gradisco? Brutto porco schifoso, non lo chiedi? Maledetto prosseneta, parassita, mentecatto, se fossi morto tu al suo posto il mondo sarebbe stato migliore di questo! Bastardo fra i bastardi, lasciami in pace, sono io che decido quando e come, sono io che dovresti ringraziare tutto il santo giorno, altrimenti chi cazzo ci metterebbe piede in questo letamaio…

 

Afferra l’oste e lo sbatte addosso al bancone. Quindi si rivolge al gazzettiere che osserva la scena impietrito.

 

LA PROSTITUTA    Quanto a te, servo dei preti, lascia stare, alza i tacchi, io non vengo… Non vengo da nessuna parte, né di sopra né a Roma. Dì a chi ti paga che Angelino si vende ai peccatori della strada, non a quelli della Chiesa! Anzi, riferisci che Angelino è morto, è morto dieci anni fa… E tu non mi sembri in grado di competere con Cristo nel far rinascere i cadaveri… (urlando sempre di più) Lasciami morto, lasciatemi in pace, dimenticatemi, voglio essere lasciato in pace, lo capite? In pace! In pace...

 

Sbotta in singhiozzi convulsi, abbattendosi sul pavimento. Quindi, ancora in lacrime, si rivolge all’avventore.

 

LA PROSTITUTA    Anche tu, ti prego… con te è diverso, ma lo sai che non voglio più… che non ce la faccio! L’ho giurato sulla tomba di Carlino… e questo so che lo capisci… (al gazzettiere) No, nessuno mi ha sfigurato, anzi lo hanno fatto in molti. Ma non sul volto…

 

Si alza a fatica.

 

LA PROSTITUTA    (indicando l’oste) Questo pezzo di merda ha accolto le richieste della mia famiglia. Una sola macchina da soldi non bastava… E poi gli impresari, che hanno illuso mio fratello... e il pubblico… l’adorato pubblico... un’accozzaglia d’idioti che se ne infischia di quello che c’è dietro una voce e ne vuole sempre di nuove... nuovi eroi, che non bastano mai… E fischi, e cattiverie, e nessuna pietà per chi è puro, per chi ci prova anche se la voce non ce l’ha. Ci prova perché l’hanno castrato e gli hanno detto che la vera vita è solo lì, solo sul palco… e il resto è merda, è miseria, è vita oscura... Andate a fare in culo, andate a fare in culo come me... (girandosi verso l’oste) e soprattutto vai a fare in culo tu! Avresti fatto meglio a sgozzarti con i tuoi arnesi infetti. Che tu sia maledetto! (dà un calcio a una sedia) Ora. (altro calcio ad altra sedia) Sempre. (rovescia un tavolo). Per tutti i secoli dei secoli. (volge per un attimo gli occhi verso il gazzettiere, quindi con lo sguardo torna sull’oste). Amen.

 

Nessuno osa dire una parola. La prostituta si avvicina all’avventore.

 

LA PROSTITUTA    (quasi sfiorandolo, con tenerezza) Lo sai che mi dispiace. Ma poteva finire solo così.

 

Gli dà un bacio sulla guancia ed esce repentinamente dalla locanda.

 

La scena è ora avvolta in un silenzio di tensione e sconcerto. Il gazzettiere squadra l’avventore, poi osserva l’oste, che si dà un contegno come se nulla fosse accaduto.

 

IL GAZZETTIERE   Ma allora…

 

L’OSTE          (risistemando con indifferenza gli oggetti rovesciati) Sì, signore. Era colui che cercavate. Ma non seguitelo. E non illudetevi. Non verrà a Roma nemmeno se lo coprite d’oro. Ad Angelino dei soldi non importa più nulla. E neppure di cantare. Quindi…

 

IL GAZZETTIERE   Ora potrai raccontarmi la verità, spero...

 

L’OSTE          È ben poca cosa. L’ho castrato io. E poi, otto anni più tardi, pochi mesi dopo che lui aveva debuttato... (pausa) Insomma, i genitori mi chiesero di operare anche il fratello. O forse no, me lo chiese per primo proprio Angelino… Amava il fratello, lo adorava. E voleva che pure Carlino assaporasse quella bella vita che lui, finalmente, stava riuscendo a cogliere…

 

IL GAZZETTIERE   Carlino?

 

L’OSTE          Carlino. (pausa) Ma Carlino, quando verso i sedici anni cominciò a cantare anche lui, stonava, gracchiava, emetteva suoni ridicoli... altro che Voce d’Angelo!... Non aveva speranze. Non ne avrebbe avute comunque. Con un fratello così, poi... E quando se n’è reso conto, dopo anni di tentativi, di umiliazioni… non ha retto. Si è tolto la vita, insomma.

 

IL GAZZETTIERE Quando è successo?

 

L’OSTE          Circa dieci anni fa. Angelino ha scelto di sparire di lì a poco. (pausa) Il mondo dello spettacolo mastica i suoi eroi e poi li sputa, ma lo fa anche con chi eroe non è… (altra pausa) Tornerà. Fa sempre così. Ogni tanto gli prendono queste crisi. M’insulta, mai poi ritorna. Sempre. (quasi mettendo le mani avanti) Lo vuole lui, sia chiaro. Vuole una punizione… Ma non mi sento sulle spalle gravi colpe. Se non l’avessi fatto io, l’avrebbe fatto qualcun altro... Castrarlo. Prenderlo qui con me… Così va il mondo. Male.

 

IL GAZZETTIERE   È tardi. So abbastanza. Cercherò di dormire un paio d’ore. (accennando al piano superiore) In quale stanza?

 

L’OSTE          L’ultima del corridoio a destra, signore. Non c’è bisogno di chiave. Le lenzuola sono di bucato.

 

IL GAZZETTIERE   Svegliami alle sette, vorrei tornare a Roma con premura…

 

L’OSTE          Sarà fatto. Sogni d’oro, signore.

 

IL GAZZETTIERE   (all’avventore) Addio, signor Altieri. È stato un piacere discutere con una persona così antica e perbene come voi.

 

L’AVVENTORE       (sorridendogli con stanchezza) Addio.

 

Il gazzettiere sale le scale e si ritira al piano superiore. L’avventore aspetta che sia scomparso, poi inizia a frugarsi nelle tasche e lascia qualche moneta sul tavolo, indicandole all’oste.

 

L’AVVENTORE       Questi sono per la cena. Pessima, sia chiaro, ma c’è stata. In futuro cerca di usare meno grasso, e di qualità migliore...

 

L’avventore si alza, prende il soprabito e il cappello da una sedia.

 

L’OSTE          Vi mettete in viaggio a quest’ora?

 

L’AVVENTORE       (infilandosi il soprabito) E a che scopo rimanere? (resta per un attimo in ascolto) Sembra pure che abbia smesso di piovere. Buonanotte.

 

L’OSTE          Come volete. Arrivederci maestro, venga a trovarci qualche volta…

 

L’AVVENTORE       Fossi matto, ci tengo al mio fegato. Buonanotte ancora. (imbocca la porta)

 

L’OSTE          (rivolgendogli un ultimo saluto, anche se forse l’uomo non lo sente più) Buon viaggio, signor Rossini.

 

L’oste resta solo, intento alle sue faccende. Sparecchia il tavolo dell’avventore, poi si mette a trafficare dietro al bancone, mentre partono le note dell’ultima aria e la scena si fa gradualmente più buia.

 

Quarta e ultima aria [rifacimento di “Di tanti palpiti”]

 

Di tanti battiti

che conta il cuore

di tanti affanni

sei la cagion(e)

 

Se tu vorrai

se io vorrò

Negli occhi tuoi

annegherò

 

Dolori - sentori

passioni - pazzie

 

Sarà lontano - lo sento piano

il mio dolore - vicino a te

 

 

Buio.

 

 

 

 




di Jacopo Amigoni, il cantante Farinelli con amici
 
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