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“Nella deserta immensità” dell'attesa

di Elena Abbado
  Madama Butterfly
Data di pubblicazione su web 12/02/2014  

Come seconda opera della stagione 2014, il Maggio Musicale ripropone Madama Butterfly, uno dei titoli più rappresentati al Teatro Comunale fiorentino e la cui ultima realizzazione su queste scene fu nel 2008, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita del compositore lucchese.

Qual è il segreto di quest'opera per essere contemporaneamente presente negli stessi giorni anche al Regio di Torino e al Carlo Felice di Genova, ossia in tre dei più importanti teatri d'opera italiani? Forse l'essere tragedia moderna ma, come ogni vera tragedia classica, universale. Chi l'avrebbe detto, però, nel 1904, quando alla sua prima scaligera, fu tutt'altro che osannata, forse davvero vittima di una cospirazione ordita, si racconta, da un editore acerrimo nemico di Ricordi.


Madama Butterfly. Un momento della messinscena dal I atto. (C) Marco Borrelli
Madama Butterfly. Goro (Roberto Covatta) e F.B. Pinkerton
(Stefano Secco) in una scena del I atto. (C) Marco Borrelli

Ma torniamo al presente. Rispetto alla produzione di Nabucco, da poco andato in scena sempre a Firenze, la ricetta del Maggio che punta sul “sicuro” si replica: interpreti specializzati nel ruolo e una regia low cost poco invasiva. Se nella precedente opera per il personaggio di Nabucco troviamo il baritono Leo Nucci, il suo equivalente protagonista pucciniano è in questo caso la soprano Fiorenza Cedolins: una cantante di punta dalla prova eccelsa, sostenuta da un'ottima seppur non esemplare compagnia di canto. Per l'allestimento si sceglie ancora una ripresa, questa volta proveniente dal Teatro Comunale di Bologna, datata 2009 e già prestata ai palcoscenici di Jesi e Rovigo nel 2011. A confronto col titolo verdiano, l'operazione ha più successo, risultando la sua essenzialità coerente con il carattere d'ambientazione nipponica.

Una regia, quella del trentaduenne Fabio Ceresa, già rodata quindi, e “resa agile per scarse risorse” come afferma egli stesso in occasione di una delle riprese appena citate. L'idea è chiara: enfatizzare le differenze culturali tra un estremo oriente ed un estremo occidente, argomenti che hanno sempre riscosso grande fascino nel nostro immaginario europeo. Senza giudizio però, perché anche ad una rapida rilettura del libretto di Illica e Giacosa (e chiunque a casa propria potrà regalarsela), il perfido Pinkerton non è poi così perfido e la giovane amante quindicenne non anch'essa priva di consapevolezza e volontà nel momento in cui accetta le nozze. Ciò è l'ennesima prova di come un'interpretazione consapevole riavvicini l'opera d'arte al pubblico in una continua e costante palingenesi. Riportare al personaggio di Madama Butterfly la propria dignità scardinando quell'aura di avvilente e monotona lamentazione è opera sia della prova della Cedolins, sia dell'unione d'intenti con la regia. Anche il Pinkerton di Stefano Secco conferma la buona scelta, con particolari momenti di spicco. Ugualmente buona la prova del resto del cast: la Suzuki di Enkeleida Shkiro, Goro (Roberto Covatta) e Kate Pinkerton (Milena Josipovic), con particolare attenzione all'ispirato Sharpless interpretato da Julian Kim.



Da sinistra Suzuki (Enkeleida Shkiro) e Cio-Cio-San
(Fiorenza Cedolins) in una scena del II atto. (C) Marco Borrelli

Accanto a Ceresa ruota una compagine tecnica giovane e dinamica: le eleganti luci di Pamela Cantatore che con il suo appena accennato uso dell'occhio di bue su Cio-Cio-San nel primo atto, in un impianto d'illuminazione d'opera classica, ricorda quasi un film muto. I colori pieni e semplici delle scene di Giada Abiendi riempiono e saziano la vista: rosso, blu, bianco e nero. Una semplice casa, un portone aperto, che via via che l'opera procede, si sfalda fino a divenire bosco di giunchi, nel secondo atto, ricordando una prigione dell'anima di Cio-Cio-San ed un senso di attesa tragico ed ineluttabile; una semplice piattaforma nera su sfondo bianco accecante quella del terzo, algido vuoto lasciato per la tragedia che si sta per compiere e che di fronte alla morte ha già detto tutto quello che si doveva. Forse il progressivo spegnersi dei colori rappresenta il mutamento dello sguardo stesso di Butterfly. I costumi di Massimo Carlotto, anch'essi improntati alla linearità e alla simbolica valenza dei colori, di bianco e nero, ci presentano ventagli, obi, che veri obi non sono, come non sono davvero giapponesi tutti i riferimenti musicali di Puccini, ma una buona traduzione fatta per i nostri palati a metà strada tra i mondi dei due protagonisti.

La lettura di Juraj Valčuha, direttore stabile dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI dal 2009, spazza via ogni idea di trivialità talvolta associata dalla critica a quest'opera di Puccini. Molto spesso contestata per il suo tema e le sue idee musicali (una fra tutte, ad esempio, è la scelta di citare l'inno americano, all'epoca della creazione dell'opera inno della marina, divenendo anche quello nazionale solo a partire dal 1931), questa lettura ci rivela un flusso poetico unitario e coerente. Valčuha è un giovane direttore versatile, dalle idee chiare, dal gesto raffinato, mai eccessivo. È preparato e ha dato estrema continuità allo scorrere della rappresentazione. Ci auguriamo di sentirlo dirigere sempre più spesso.


Madama Butterfly. Goro (Roberto Covatta) e F.B. Pinkerton
(Stefano Secco) in una scena del III atto. (C) Marco Borrelli
Madama Butterfly (Fiorenza Cedolins) nel III atto.
(C) Marco Borrelli

Ancora qualche parola su Fiorenza Cedolins che non è solo la protagonista, ma vero nucleo energetico palpabile. Grazie alla propria adesione temperamentale al ruolo, ella ci accompagna senza mai lasciarci distrarre dalla prima all'ultima scena dei tre atti (il secondo e terzo unificati come d'origine): dalla perfetta letizia del matrimonio con Pinkerton, al successivo decadimento, con il rapido fastforward, effetto degli anni d'attesa che l'hanno consumata e resa flebile ombra di se stessa (“Non son più quella!.. troppi sospiri la bocca mandò, e l'occhio riguardò nel lontan troppo fiso”). La madama lagnosa e isterica è ormai dimenticata, rimane la donna di carne ed ossa.

I meriti di questa produzione sono molti, ma l'essenza sta probabilmente nell'equilibrio e nella misura racchiuse tra due colonne portanti: direzione e regia. Ci ritroviamo di fronte ad una messinscena emozionante, i cui elementi appaiono ben amalgamati, ricordando la sensazione di armonia di certe incisioni giapponesi settecentesche, per la chiarezza del tratto e la tavolozza di colori vivi ma allo stesso tempo oggettivamente eleganti.

Il pubblico ancora una volta premia la scelta con dei “tutto esaurito” che al Maggio, fino ad un recente passato, sembravano successi di presenze impensabili da ripetere.




Madama Butterfly
Tragedia giapponese in tre atti


cast cast & credits
 
trama trama

Madama Butterfly (Fiorenza Cedolins). (c) Marco Borrelli
Madama Butterfly (Fiorenza Cedolins). (C) Marco Borrelli



 
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