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Bruno Venier

di Roberto Fedi
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Data di pubblicazione su web 24/11/2002  
In Italia ci sono circa 3.900 sigle editoriali, che pubblicano complessivamente circa 150 titoli al giorno, per un totale di oltre 50.000 libri all'anno. Fra novità e titoli in catalogo, oggi un lettore dispone di un panorama di oltre 350.000 volumi. Una bella scelta.

La Rai è una struttura pubblica, com'è arcinoto. In teoria, dovrebbe quindi fornire un servizio pubblico: non solo per il gioco del calcio o l'immagine di questo o quel politicante, ma anche - per esempio - per l'informazione libraria (ne parlavamo in un intervento recente). Si conosce l'obiezione: i libri, in Tv, non fanno audience, ed è impossibile parlarne. Pazienza. Ma, se è così, ci sono cose che non si capiscono.

Domenica 24 novembre, Rai Uno, un po' prima delle 15, su Domenica In si è infatti materializzato in Tv il libro di Bruno Vespa, con autore al seguito. Guarda caso: fra 50.000 libri, proprio quello. È un bene, visto che il Vespa in Tv si vede poco: solo tutti i giorni o quasi. E parla, naturalmente, della sua ultima fatica letteraria, che segue la precedente di circa sei mesi, che a sua volta seguiva la precedente di circa sei mesi, e così via. Insomma, il Vespa è così indaffarato ("ma come fai a fare tutte queste cose?" le chiede un'apprensiva, ammirata e culturalmente attenta Mara Venier "e ad essere anche un buon marito?") che riesce a scriverne solo due all'anno, circa, più tutto il resto (collaborazioni giornalistiche, interventi, interviste, Porta a porta …). Socrate, che proprio un bischero non era, non ne ha mai scritti neanche uno: ma mica lavorava alla Rai.

Vespa e Venier, seduti in un salottino, si sono intrattenuti per una mezzoretta con riflessioni profonde sul libro di Bruno (di cui non riveliamo né il titolo né l'editore: non facciamo pubblicità ingannevole, noi), sulla vita, sulla biografia del Bruno nostro (abbiamo saputo cose eccezionali sulla sua infanzia, uno scoop da CNN: andava male in chimica, andava in bianco - parole sue - con le compagne di classe: che hanno tutta la nostra ammirazione). Insomma un dialogo tra intellettuali, con formidabili maestri del pensiero fra il pubblico: in prima fila, tanto per fare un esempio, Luca Giurato.

Una pagina culturalmente alta di giornalismo e di televisione. Il Vespa, sorridendo compiaciuto, si fa dire un sacco di complimenti senza neanche fingere di schermirsi; e se ne fa per conto suo altrettanti, senza vergogna. Veniamo anche a sapere che a scuola era bravissimo nelle materie umanistiche; abbiamo anche il piacere di conoscere un suo ex-professore e un antico compagno di scuola convocati per la grande occasione, e messi lì a fare le belle statuine (il Vespa e la Venier, da gran signori, non fanno dire una parola a nessuno dei due). Gli fanno anche sentire Il cielo in una stanza. Vespa ascolta rapito. La scenetta musicale finisce col maestro Mazza che chiude il coretto. Vespa si scuote dal sogno: "beh, quando ho visto a te…", ride lo spiritoso, rivolto al Mazza. Non c'è che dire: un maestro della lingua italiana, un Accademico della Crusca, un umanista.


 
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