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È nata una stella

di Roberto Fedi
  Byron Moreno
Data di pubblicazione su web 11/01/2003  
Reggetevi forte, per piacere, perché stiamo per dirla grossa. A noi, l'arbitro Byron Moreno è sempre stato simpatico. Siete ancora in piedi? bene. Allora continuiamo.
Era d'estate (do you remember?), e un branco di Eroi strasudati, stravolti, straordinariamente imbrocchiti e stramiliardari, laggiù nel misterioso Oriente, non riusciva a buttarla dentro neanche con l'acqua santa. Gli Eroi, eroicamente, ce la mettevano tutta: strillavano, si strappavano i capelli, facevano facce da tragedia, guardavano il cielo, si buttavano in terra, smoccolavano anche: nisba. Il Capo degli Eroi dava fuori da matto, come un tarantolato: rinisba. Insomma, sembravano i Fratelli Marx alla Guerra di Troia. Qualcuno poco eroicamente pensò, nel meno misterioso Occidente, che forse sarebbe stato meglio giocare al calcio che prendersela col destino.

stupido hotel

Il cast di Stupido Hotel - Raidue
Il Destino, allora, non si chiamò Clotilde - quello era il destino di Giovanni Guareschi, che diamine. Assunse le fattezze, per la verità un po' modeste (ma si sa com'è il Destino: una volta Giove si tramutò in toro, non so se mi spiego), di un ometto ballonzolante, sovrappeso, anzi francamente un po' obeso, dalla facciotta tonda e un po' india: ma poco, anzi più simile a quelle che hanno i messicani nei filmetti alla Boldi, che dicono "amigo" e sono sempre un po' fatti. Capelli unti. Zampe tonde, a ics. Come si capì quasi subito era un arbitro, che arrivava da qualche paesotto del Sudamerica, e si chiamava in un modo che, in un film, sarebbe sembrato improbabile: non tanto per il cognome, Moreno, quanto per il nome di battesimo. Dove si vede che il Destino più di tanto non scherza, e richiede i suoi quarti di nobiltà: Byron.
Già la stridente contraddizione fra nome e cognome ce lo rese interessante: un po' come se uno si chiamasse, che so?, Petrarca Pedrito, o Alighieri Gonzales. Si aggiungeva il fatto che il nome del Bellissimo Lord Romantico era capitato - casi della vita - addosso a un tipetto che a occhio e croce poteva avere il fascino di un cocomero.
Sappiamo come andò a finire. E sappiamo anche che il Destino incarnato, il suddetto Byron, ebbe subito dopo alterne fortune: si presentò alle elezioni al suo paese e venne trombato; fu accusato - senza uno straccio di prova, direbbe il tenente Colombo - di aver preso un po' di dinero; alla fine, completamente fuso, fece durare una partita del suo paese un paio d'ore, e tra un po' lo linciano; e finalmente raggiunse la meritata pace di una vita (recente) travagliatissima con la sospirata radiazione dall'albo degli arbitri. Peccato.
Ora ci si domanda: dove può andare a finire uno così? Nei film, in un bar tristissimo, bevendo pessimo whisky e raccontando la sua vita a un barman con gli occhi pesti. Nella realtà, alla Rai - che è quasi la stessa cosa. E così, in uno spettacolaccio vedibile solo per lui (Raidue, giovedì 9 gennaio, Stupido Hotel: se fossimo in Vasco Rossi chiederemmo i danni), in cui - si scopron le tombe, si levano i morti - si sono materializzati Carmen Russo, il mago di Arcella, Ric & Gian, Gigi & Andrea, Vastano & Braschi e altri derelitti in una sgangherata imitazione (vent'anni dopo!) di Drive In, a un certo punto si è aperto un siparietto di Gianni & Pinotto: pardon, Byron e Josè Altafini. Josè (Gianni) faceva domande (del tipo: "dove ha conosciuto sua moglie?","lei è il miglior arbitro dell'Ecuador?", "se fosse il governatore del mondo cosa farebbe le tre prime cose?" [sic]), e il fenomenale Byron-Pinotto rispondeva: alzando gli occhi tondi al cielo, come Verdone prima maniera, quasi a dire ma in che manicomio sono capitato.
Ogni tanto gironzolava anche con una palandrana addosso e attonito (come un grand'attore brechtiano, straniato o forse stranito) fra ballerine con le puppe fuori e comici per scommessa, gente vestita da prete e folle becere, sempre con quell'aria un po' fatta che aveva anche là, nel misterioso Oriente.
A un certo punto, il colpo di scena. Gianni, cioè Josè, cioè Altafini, ha chiesto al Romantico Pinotto, cioè Byron, cioè Moreno, se era vero che dopo il Mondiale aveva speso molti soldi, e dove li aveva trovati. Pinotto il Romantico, cioè Byron, cioè Moreno, ha alzato di nuovo gli occhi tristi al cielo, e ha tirato fuori un po' di carte. Ha detto che guadagna - quando va bene - 800 dollari al mese, che per il resto lavora nello studio legale del suo babbo, e che è vero che si è comprato una macchina, ma è una Opel Corsa, a rate; e che sì, è stato con la moglie due giorni a Miami, Florida. 'Ah ah', ha ghignato Gianni, cioè Josè, cioè Altafini.
E allora Pinotto-Byron ha estratto un foglio, lo ha piegato con studiata lentezza degna di Eduardo, lo ha fatto vedere alla telecamera. "Questo è il conto: Hotel Newport, due persone, due notti". E sotto c'era il totale: 108 dollari e 24 centesimi.
A noi, in quel momento, Moreno il Romantico è sembrato anche meglio di Byron. E quasi quasi - ci vogliamo rovinare - anche di Shelley, per non parlare di Silvio Pellico.

moreno e vespa

Postilla con agnizione La trasmissionaccia è finita come era cominciata, cioè sguaiatamente. A Byron, neonata stella, hanno anche tirato addosso un secchio d'acqua. Quindi immagine fissa di Byron e fine. Abbiamo cambiato canale. Ed ecco l'agnizione. Perché il faccione di Bruno Vespa (puntata di Porta a porta del 9 gennaio 2003) che si è sovrapposto a quello del Romantico ci ha fatto sobbalzare. Identici. Stessa espressione (Vespa meno intensa). Stessi occhi (Moreno più mobili). Stessi capelli (Vespa un po' meno). Stessa faccia (Vespa più democristiana). Si chiami subito Raffaella Carrà o Maria De Filippi. Questi qui sono fratelli, separati alla nascita.


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Stupido Hotel

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zambrotta, zanetti e byron moreno
Zambrotta, Zanetti e Byron Moreno

 
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