Atomos di Wayne McGregor, andato in scena in prima nazionale al Teatro Valli di Reggio Emilia con la Random Dance, è una coreografia che parte dal presupposto di riuscire a rendere visibile linvisibile aggregarsi, apparentemente spontaneo e casuale, di atomi in continuo movimento. Un fluido pulviscolo di passi, gesti, legati, figure, che rifletterebbero lidentico aggregato fluire delle particelle che sono alla base di qualsiasi forma di vita.
Un esperimento legato agli studi di McGregor sulle neuroscienze e sul rapporto tra danza e nuove tecnologie che da tempo accompagna la ricerca espressiva di questo dancemaker britannico, nome di punta della scena coreutica internazionale e firmatario di pezzi dautore per corpi di ballo del calibro dellOpéra di Parigi e del Royal Ballet.
Proposto con successo in ottobre a Londra al Salders Wells, Atomos ha debuttato in Italia riscuotendo lo stesso gradimento e confermando la predilezione dellartista inglese a far interagire la danza, in questo caso atomizzata, con la multimedialità interattiva e a collocarla in una dimensione volutamente tecnologica.
Un imponente fondale accoglie infatti cinque mini schermi calati dallalto che proiettano immagini in 3D di individui, esplosioni, insetti, ciminiere, che il pubblico osserva grazie allausilio di specifici occhiali consegnati prima di entrare in sala.
Un momento di Atomos
A paragone del precedente FAR, presentato al Valli nel 2011, Atomos è uno spettacolo di cui è necessario cogliere lintento, in parte riuscito, di andare oltre le leggi della mise en danse – ovvero della coreografia – per soffermarsi su quelle della mise en espace di corpi chiamati a raffigurare atomi in movimento in un contesto tridimensionale. Contesto sapientemente curato anche nellaccompagnamento musicale, melodico prima ed elettronico poi, della A Winged Victory for the Sullen, nelle luci chiaroscurali di Lucy Carter e negli essenziali e colorati costumi di Nancy Tilbury.
E se la partitura coreografica indulge alla ripetitività inanellando scene corali, rielaborando in vari modi e misure la forma del duetto, collezionando assoli e lasciando spazio allimprovvisazione, quello che non passa inosservato è la bravura dei dieci ballerini della Random Dance. La compagnia fondata da Wayne nel 1992 che si autorigenera e dimostra come corpi normodotati – e non necessariamente iperdotati – possano raggiungere livelli di esecuzione molto alta grazie allo studio della tecnica McGregor.
Una tecnica contemporanea che parte dalla mobilità del bacino che sblocca le articolazioni e consente unestrema libertà di movimento agli arti inferiori e al busto. Un tilt che il dancemaker inglese pone alla base del suo metodo collocandosi su quellinnovativa scia che, a cominciare da Balanchine e proseguire poi con Cunnigham e Forsythe, rifiuta la rigida assialità orizzontale e verticale della tradizionale impostazione coreutica e fa pernio sulla centralità del bacino. Il tilt dà impulso a tutta una serie di passi, legati, figure off balance che estremizzano le linee, macinano virtuosismi iperdinamici ed evitano latletismo acrobatico in virtù di corpi reattivi e pensanti.
Un momento dello spettacolo
In Atomos, a cominciare dalla sequenza iniziale che mima laggregazione di atomi e il loro svilupparsi in ogni direzione, la diagonalità e la circolarità del movimento del busto nascono dal bacino, sono controbilanciate dalluso velocissimo delle gambe, delle braccia, della testa, e mostrano come la danza contemporanea abbia raggiunto con McGregor una sua riconoscibile identità stilistica. Intendendo per identità stilistica la piena coscienza dello strumento-corpo che si muove e danza nello spazio consapevolmente. Atomos è una creazione di cui, al di là dellindubbia debolezza del dettato coreografico, va colto il tentativo di McGregor di sondare le possibilità cognitive del corpo costringendolo a misurasi con idee e concetti sempre più astratti e cerebrali. Uno sforzo estremo in cui la realizzazione del pensiero coreografico, partendo dalla mente dellautore, si invera nella resa di corpi pensanti in movimento e impatta in quella riflessa degli occhi dello spettatore.
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