Akiko (Atsuko Maeda) è una giovane ragazza di Tokio, giunta a Vladivostok, Russia, in cerca delluomo di cui è infatuata, il signor Matsunaga (Ryohei Suzuki), un imprenditore. Almeno questo è quanto crediamo allinizio del film. Finalmente lo trova, lo perde, poi lo ritrova e scopriamo che la dolce Akiko è in realtà uno spietato sicario, assoldato da un altro imprenditore per sottrarre alla mafia un componente fondamentale per la costruzione di un ordigno nucleare. Non è tutto: di punto in bianco, e del tutto irrelato, parte un vero e proprio videoclip musicale della protagonista, chitarra alla mano, non a caso interpretata da Atsuko Maeda, già nota in Giappone proprio come cantante oltreché attrice. Poi in modo altrettanto incongruente la narrazione sembra riprendere il suo normale corso, solo per ribaltare il finale in maniera totalmente incoerente e senza senso.
Kiyoshi Kurosawa non fa mistero dellintento promozionale alla base di Seventh Code, incredibilmente in concorso al Festival internazionale del Film di Roma 2013: valorizzare linterprete protagonista in un contesto internazionale. Quanto a lui, avvezzo allhorror e al thriller, afferma di essersi voluto sottrarre a un etichetta di genere proprio realizzando un film che nulla ha a che fare con il primo, poco con il secondo, dato lo scarso livello di suspense. Peccato che poi lo stesso regista si contraddica, affermando di aver guardato al cinema americano di genere! Rimaniamo perplessi.
Inserto canoro e finale scoppiettante (unesplosione in campo lunghissimo) assumono (in)volontari risvolti comici, nel senso che sì - acconsente Kurosawa - possono anche essere letti come dei “joke”, scherzi, appunto, ma le sue energie erano piuttosto volte a uno sforzo di “semplificazione” e nella stessa ottica deve intendersi la ridotta durata (61). Tutto è talmente assurdo e inconsistente che non ce la sentiamo di infierire, sarebbe gioco troppo facile. Lo stesso dicasi per il cortometraggio (29) Beautiful new bay area project, presentato nellambito dello stesso festival, ma fortunatamente nella sezione “CinemaXXI”, «dedicata alle nuove correnti del cinema mondiale». Ecco, questa ci auguriamo che non attecchisca.
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