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Non basta la parola

di Roberto Fedi
  Luciano Rispoli
Data di pubblicazione su web 13/11/2002  
Luciano Rispoli è quel che si dice una persona, anche televisivamente, garbata. Secondo noi è un pregio notevole, nella Tv sbracata e maleducata di oggi. Da anni conduce trasmissioni 'di nicchia', o almeno lontane dai record di ascolto di cui tutti menano vanto; e forse proprio per questo caratterizzate da toni medi, sommessi, qualche volta un po' ironici e qualche volta anche umbratili. Niente a che vedere, insomma, con quelli che - basta accendere il televisore - pur di strappare un punto di share si metterebbero anche in mutande.

Da qualche anno è in simbiosi, spesso, con il prof. Gian Luigi Beccaria, dell'Università di Torino: eccellente linguista. E anche lui persona garbata, dai toni medi e accattivanti. Insomma, uno che si fa ascoltare, oltre che nelle aule universitarie, anche dal video. Fra l'altro ha il merito, non piccolo, di essere sobrio e conciso: dice in trenta parole ciò che si solito gli altri, in Tv, dicono in trecento. Nella televisione di oggi, dominata dalla logorrea dei talk-show, meriterebbe un premio.

La trasmissione che i due conducono, con diverse responsabilità, è dedicata alla lingua italiana (Parola mia), e va in onda su Rai3-Edu, che significa Educational (e tra parentesi: non vi sembra grottesco che una rete televisiva nazionale e pubblica produca, scimmiottando gli anglofoni, trasmissioni 'Educational'? non siamo puristi, ma tutto questo fa ridere: come il Ministero del Welfare, o quello della Devolution).
La fascia oraria è da sciagurati: alle 13.10, quando gli italiani o sono ancora in ufficio o comunque al lavoro, o sono ancora a scuola, o stanno facendo uno spuntino. Ci si chiede quale geniale strategia faccia sì che una trasmissione dedicata soprattutto agli studenti vada in onda a quell'ora, ma lasciamo perdere. È, anche questa, una trasmissione garbata: Rispoli è gentile e sa 'porgere', il prof. Beccaria parla di qualche particolarità linguistica della lingua d'uso (ad esempio: chi è che ha usato per primo la parola 'Tangentopoli', e cosa significa esattamente); ci sono invitati in studio, per esempio giornalisti; ci sono concorrenti che debbono scrivere un 'pezzo' su un argomento stabilito in un tempo prefissato: il 13 novembre, un ipotetico articolo di fondo su un giornale, di 10 righe in 10 minuti (e dispiace dirlo, ma gli scritti dei concorrenti sono così agghindati e perbenino da sembrare i temini d'una volta).

Il limite maggiore di trasmissioni come queste, che pure sono encomiabili per molti versi, è che sono poco televisive. Potrebbero, insomma, essere trasmesse alla radio senza quasi nessun cambiamento; mentre la televisione è soprattutto, o in buona parte, immagine. Non è una grande scoperta, ovviamente, ma si assiste da un po' alla tendenza (per risparmiare, soprattutto, ma anche per scarsità di idee) di fare alla televisione una specie di radio a colori: inquadrare in primissimo piano uno che sta parlando, e poi inquadrarne un altro, non è il massimo. Ciò vale soprattutto per le sconce trasmissioni del pomeriggio alla De Filippi; o per qualche talk-show serale (Costanzo, che l'ha capito, ha messo dentro il suo circo di tutto, dall'orchestra ai guitti più osceni).

Rispoli & Beccaria sono naturalmente al di sopra di queste gazzarre: ma, proprio perché i cinquanta minuti che hanno a disposizione sono intelligenti (e quindi merce rara, da proteggere), dovrebbero insistere perché Educational (che in inglese indica ciò che attiene alla didattica) non diventi televisivamente un sinonimo di Banal, che in inglese significa esattamente la stessa cosa che in italiano.

Parola mia

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