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McCarthy light

di Luigi Nepi
  Child of God
Data di pubblicazione su web 02/09/2013  

“Arrivarono come una sfilata di carri da fiera, e sotto il sole del mattino salirono su per la collina fra i campi di ginestre, con il camioncino che traballava e beccheggiava lungo i solchi del sentiero mentre i musicisti, seduti sulle loro sedie sopra il cassone, vacillavano all'unisono e accordavano gli strumenti”. Così inizia Child of God di Cormac McCarthy e così inizia anche il film che James Franco ha, non liberamente, tratto da quel romanzo. La nuova e la vecchia Hollywood (Billy Bob Thornton, i Cohen, John Hillcoat, ma anche Ridley Scott e Tommy Lee Jones) stanno provando una vera fascinazione per le trame di McCarthy, ma non sempre appaiono altrettanto attente alle difficoltà di portarle sul grande schermo e questa versione di Child of God ne rappresenta un esempio molto significativo.

La storia è piuttosto semplice e mostra il percorso dell’opaca follia di Lester Ballard (Scott Haze) un giovane montanaro del Tennessee alla fine degli anni ’50 che, espropriato ed emarginato dalla sua comunità, regredisce ad uno stato ferino fino a diventare un serial killer; un percorso all’interno del quale vengono toccate tematiche molto difficili da maneggiare al cinema come la necrofilia. Franco sembra voler risolvere il problema affidandosi ciecamente al racconto dello scrittore di Providence, del quale ci legge, in voce off, anche numerosi stralci, ma questa sua devozione resta su un livello superficialmente narrativo, che finisce per trascurarne le particolarità stilistiche di una scrittura fatta di forti contrasti e di una storia che avanza per brevi episodi, se non addirittura istantanee, che emergono all’interno di ellissi temporali indefinite. Tutto questo nel film viene perso, Franco concentra i suoi sforzi nel restituire un ordine formale alla vicenda di Lester Ballard, dandogli anche uno sviluppo narrativo coerente che elimina le particolari (e cinematografiche) ellissi del romanzo, riconfezionando il tutto in una veste country accettabile per il pubblico e, soprattutto, per la censura.

Nonostante un ottimo incipit, il peccato originale di Child of God non tarda, infatti, a manifestarsi e si tratta proprio di questa sua evidente convenzionalità nella scelta delle scene e delle inquadrature, che lo rende un film simile a molti altri film indipendenti americani, ben recitati, che si possono vedere nei vari festival in giro per il mondo, in cui, inevitabilmente, la macchina a mano si agita convulsamente insieme al personaggio. In questo contesto Scott Haze si dimostra un attore di sicuro avvenire: in scena dall’inizio alla fine del film restituisce un Ballard credibile ed efficace, anche se a volte sembra mal sopportare la protesi dentaria (troppo bianca e pulita in verità) che è costretto a portare per rendere più bestiale la sua espressione.

“Per metà Un tranquillo weekend di paura e per metà Charlot” così James Franco ha ottimisticamente definito il suo film e, dismessi i panni dello spacciatore di Spring Breakers, si ripresenta a Venezia nelle vesti di bravo ragazzo e fin troppo serio regista, al quale, per adesso, manca quel coraggio e quella vena di follia che invece dimostra di avere come attore. E se provasse a chiedere ad Harmony Korine?






Child of God
cast cast & credits
 


L'attore Scott Haze
interprete di Lester Ballard


 
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