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La cadenza (im)perfetta

di Elisa Uffreduzzi
  Night moves
Data di pubblicazione su web 02/09/2013  

Tre militanti ambientalisti organizzano un’azione terroristica per scuotere la coscienza comune, intorpidita dal consumismo. Decidono così di far saltare in aria una diga idroelettrica, nella quale riconoscono un simbolo di quel sistema. Tutto sembra andare secondo i piani, quando un imprevisto sconvolge il fragile equilibrio del gruppo e getta l’ombra del dubbio sulle loro convinzioni.

Night Moves - il titolo deriva dal nome della barca utilizzata per mettere in atto il piano - è una riflessione sull’idealismo e i suoi limiti: fino a che punto è ammissibile spingersi in nome di un’ideale, per quanto condivisibile?

Girando il film nell’Oregon del Sud, la regista americana Kelly Reichardt conferma anche in questo caso la sua fascinazione per il paesaggio dell’Ovest degli Stati Uniti (es.: Meek’s Cutoff, 2010) ed elude sesso e violenza in scena, cosicché sia il breve flirt di Dena e Harmon, che la scena di strangolamento vengono solo suggerite da un montaggio che dà prova del pudore iconico dell’autrice.

Molto convincente il modo in cui è narrata la storia, facendo emergere la vicenda a poco a poco dai particolari anziché rivelare immediatamente il progetto dei tre attivisti, di modo che i dettagli si definiscono molto prima della visione d’insieme. Il film disattende le aspettative più ovvie del pubblico anche grazie a una narrazione lenta e sospesa, i dialoghi rarefatti, la recitazione trattenuta che risalta nei primi piani, le lacrime sospese all’angolo di un occhio. Ottima a questo proposito l’interpretazione sia dei tre attori principali - alle prese con un intenso lavoro introspettivo - sia dei comprimari. Ne risulta un’immedesimazione spettatoriale a un livello più profondo. Del resto Night Moves è, prima ancora di ogni questione di etica, un film sull’ambientalismo, che su quel tema vuole indirizzare l’attenzione del pubblico. In una delle prime scene Josh (Jesse Eisenberg) e Dena (Dakota Fanning), assistono alla proiezione di un film che tratta i temi che li riguardano più da vicino. Nel dibattito a seguire, inevitabilmente, i quesiti che si pongono, in una prospettiva metalinguistica, vengono rivolti anche al pubblico.

La regia non vanta soluzioni particolarmente ardite, tuttavia supporta adeguatamente la narrazione e non manca qualche scelta gradevole come il primo piano delle mani di Josh intente a dividere una coppia di aghi di pino, che interviene subito dopo che ha scoperto che Dena è andata a letto con Harmon (Peter Sarsgaard): l’insistenza della macchina da presa sulle sue mani vuote - una soggettiva del personaggio - ne sottolinea liricamente la sofferenza emotiva e al tempo stesso sembra preconizzare i misfatti di cui presto si macchierà. Ancora, notevole è il sorpasso in macchina di Harmon che supera l’auto con la quale Josh e Dena stanno trainando la barca: il rapido carrello in avanti - soggettiva di Harmon dalla macchina - precede l’inquadratura della sua auto, cosicché il movimento di macchina sembra svincolato dal personaggio, rompendo temporaneamente la finzione e dunque, di nuovo, stimolando la riflessione del pubblico.

Fin qui un buon film, ma la narrazione si interrompe senza un vero finale e anche senza un non- finale: il finale aperto è una possibilità che spesso al cinema si rivela feconda di ulteriori prospettive e significati, ma nel caso di Night Moves è forte la sensazione che semplicemente manchi qualcosa. A segnare la sottile ma sostanziale differenza tra un finale aperto è la mancanza di un finale è in questo caso la coerenza narrativa: già in molti all’interno della sua comunità sanno o intuiscono che deve essersi messo nei guai, dunque verosimilmente la polizia si metterà presto sulle sue tracce. L’epilogo è talmente imminente e ovvio che non mostrarlo comunque non apre a nuove possibilità e insieme non risolve quelle vecchie. Mancano insomma gli accordi finali, la cadenza perfetta.




Night moves
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