drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

“Questo è il momento”:
Macbeth torna a casa


di Elena Abbado
  Macbeth
Data di pubblicazione su web 08/07/2013  

È stato il grande evento del 76° Maggio Musicale, questo Macbeth, forse l'appuntamento più atteso di un'edizione sofferta e vissuta costantemente all'ombra del collasso. La produzione verdiana è stata infatti prescelta per essere salvata dai tagli abbattutisi da inizio anno sull'istituzione fiorentina e in particolare sugli altri titoli d'opera del festival, depauperando totalmente (Don Carlo) o in parte (Farnace) dell'apparato scenico e gravando comunque indelebilmente sulla resa della componente registica. Qui tutto ciò non è avvenuto, fortunatamente. Anzi, si può dire che la vera protagonista indiscussa per una volta non è stata Lady Macbeth, ma la regia.

Un ritorno a casa molto atteso di questo titolo verdiano che nel Teatro della Pergola vide la sua prima assoluta quel lontano 14 marzo del 1847. Ora torna in questa prima versione. Ricordiamo che attualmente la più eseguita è la seconda, del 1865, che a suo tempo riscosse molto meno successo.

 


Macbeth, Atto I. Credits: Gianluca Moggi

“Orientamento del gusto basato sul recupero e sulla valorizzazione, spesso compiaciuta, di ciò che è deteriore, grottesco, volgare. Produzione artistica o di consumo che riflette tale orientamento”. Non è un telegrafico commento al taglio registico di Graham Vick, ma la traduzione italiana al sostantivo inglese “trash”. Sì, ancora trash. Ne siamo circondati ovunque senza ritegno, mediaticamente esposti, ne siamo avviluppati nella vita di tutti i giorni, tanto che si spera di potercene liberare alla soglia di un teatro storico come la Pergola. Le streghe-prostitute, chiamiamole escort se ci riesce più facile, quasi zombie, del sabbah iniziale, ci sembrano forse già note, le ragazze del postribolo accanto, le sconosciute assassinate dei programmi di cronaca; mentre i composti cortigiani, tra cui spicca una Lady Macbeth chiaramente ispirata a Lady D. nel suo vaporoso caschetto biondo e le candide mises, ricordano in un certo qual modo parte di quello stesso pubblico internazionale e benestante visto entrare in platea qualche minuto prima. Perché dovercela sorbire anche all'opera tutta questa grottesca realtà? Perché c'è una sottile differenza dettata dalla consapevolezza e dalla misura. Sì, è trash, ma almeno colpisce il segno, ci tocca emotivamente, ci smuove, come solo il contemporaneo sa fare e come probabilmente il primo pubblico di quest'opera, nel 1847, poté apprezzare.

 


Una momento dell'opera. Credits: Gianluca Moggi

Una regia amata e criticata. Il sentimento è ambivalente anche per chi scrive. Amata per aver ricreato forse per tre ore di musica un ponte temporale con quella che doveva essere la Firenze di metà Ottocento: un luogo che sapeva ancora attrarre ed interpretare il contemporaneo probabilmente molto meglio di oggi. Non è forse questa una chiave filologica di diversa natura? Una regia tradizionale avrebbe avuto più rispetto del messaggio shakespeariano? Forse. Ma non avrebbe avuto la stessa potenza. La sorpresa letta in alcuni visi tra il pubblico nel sentire la raffica di colpi a salve del kalashikov imbracciato da Macbeth nel IV atto, ci risveglia dal torpore farsesco, ricordandoci però che questa non è una commedia, ma una tra le più universali delle tragedie moderne. Ed ecco qui la critica: mistero - “Che fate voi, misterïose donne?” (Macbeth, Atto III, sc. II) - magia - “Fatato son io!”(Macbeth, A. IV, s. IX) e sovrannaturale. Spiegatemi dove sono finiti. Forse nel distributore automatico della stazione degli autobus (Foresta di Birnam) utilizzato dai profughi scozzesi durante lo struggente coro “Patria Oppressa”?

Si è molto parlato di una regia in bilico tra dissacrante e provocatorio, ma certe libertà, come ben sa il pubblico d'opera, sono possibili solo quando si può contare sul supporto di una performance musicalmente impeccabile. Altrimenti è facile cadere nel mediocre. Di questo si è occupato un James Conlon che ha diretto con precisione l'orchestra del Maggio, con particolare gusto verdiano e giusti tempi. Eccellente come sempre la prova del coro del Maggio Musicale sotto la direzione di Lorenzo Fratini. Come detto precedentemente, il lato musicale è stato però sicuramente messo in secondo piano in questa produzione.

 


Una momento della messinscena. Credits: Gianluca Moggi

Il secondo cast con Dario Solari nella parte di Macbeth e Raffaella Angeletti in quella di Lady Macbeth si è ben difeso. Entrambi gli interpreti hanno dimostrato ottima aderenza alla parte ed in particolare la Angeletti, anche aiutata da pagine di grande intensità, ha potuto dimostrare di possedere le caratteristiche vocali di grande estensione richieste da un ruolo da soprano in un registro da mezzosoprano. Alcuni momenti di Banco, Marco Spotti, (Atto II, scena IV) e Macduff Saimir Pirgu, in scena a tutte le recite, sono risultati però più coesi dei due protagonisti rispetto al generale mood della serata.

C'è un gusto particolare nell'ultima rappresentazione di una produzione, un'energia da gran finale. E il 25 giugno scorso al Teatro della Pergola si è percepito, nonostante l'amaro in bocca per il pare ineluttabile destino che attende la Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino. Scritte e striscioni l'hanno ribadito. Il Maggio è fatto di professionisti, dall'orchestra, al coro, alle varie maestranze tecniche di un raro equilibrio di alto livello e sembra impossibile che proprio un organismo arrivato all'ottantesimo anno di attività, possa morire. Rimane un generale senso di gratitudine per una istituzione che non merita questo presente e in particolare per una messinscena che, se ha tolto alcuni importanti elementi di tradizione, ne ha invece donati altri non rimanendo provocazione fine a se stessa.

 

Macbeth



cast cast & credits


Credits: Filippo Manzini




 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013